La Repubblica – La Roma non c’è più. Luis Enrique già saluta

Il calcio è cattivo e beffardo e soprattutto si fa con i gol e non con i progetti, parola ormai ufficialmente al bando. Quindi non è detto che la storia la cambi la nuova Roma di Luis Enrique – che anzi la subisce e ne è travolto – quanto piuttosto la botta di Andrea Lazzari, mediano bergamasco che a tempo scaduto di Roma-Fiorentina (1-2), fa vincere e salva la viola dalla B, mandando invece in malora la stagione della Roma. E anche molto di più della stagione… Da quel momento tutto precipita, la 14a sconfitta non solo sbatte la Roma lontano dalle Coppe ma diventa commedia pirandelliana. 1) Osvaldo si fa espellere per proteste, 10° rosso per il club dei codici etici; 2) la curva dopo aver svolto uno striscione gigantesco “Un uomo vero in un mondo di falsi, adelante Luis“, parte col più sonoro dei “vaffa” contro Enrique stesso, quello che dice di tenere conto solo dei tifosi, appunto; 3) una folla di qualche centinaio di incavolati si ammassa all´uscita dello stadio, costringendo la polizia prima a rispedire indietro Bojan e José Angel, e poi a presidiare la zona per evitare guai; 4) Franco Baldini afferma un po´ sibillinamente che “se resto, Luis Enrique sarà comunque confermato” e offre pure il petto al plotone: “il responsabile di tutto sono io“, frase solitamente cara all´allenatore; 5) l´asturiano invece esplode praticamente annunciando che a fine campionato se ne andrà; 5) Baldini e Sabatini cercano di rappattumarsi mestamente con i tifosi, come succede in tutta Italia e come non esiste, ahiloro, in America.

La Fiorentina, non certo squadra irresistibile come dice del resto la classifica, ha proseguito l´opera di demolizione della Roma già operata dalla Juve. Dopo appena due minuti Jovetic era già andato in gol; per trovare l´1-1 dopo un primo tempo inguardabile, la Roma ha dovuto aspettare che Totti ci mettesse una suola per deviare un tiro in porta. E alla fine la Fiorentina l´ha comunque meritatamente battuta.
Luis Enrique ha ormai perso la serenità, è impegnato in una guerra col mondo, si sente circondato e non accettato. Ed è intuibile che questo groviglio di risentimenti trasmetta incertezza e perfino paura a una squadra allo sbando. Colpevole comunque almeno quanto lui. Inquietante il suo scatto d´ira pubblico: «Tranquilli che non sono eterno, ma non ho mai parlato di progetto. E´ un giorno di meno da qui a quando andrò via. Il mio obbiettivo? Ancora la coppa e giocare le partite che mancano. Questo però non è il momento di andarsene e se non vi piace non me ne frega niente! Mai starò in un posto dove non mi vogliono: sarà quando lo decido io o lo deciderà la società, senza problema. Alla fine della stagione mi prenderò le mie responsabilità». De Rossi cerca di difenderlo: «Ho avuto Capello e Spalletti, Enrique per me è bravo, ma anche sfortunato. Se arrivasse qualcuno che ci porta lo scudetto lo manderei via, ma non sarà così». La partita col Napoli, senza De Rossi, Osvaldo e lo sputazzatore Lamela, un incubo.
La Roma gioca male e soprattutto peggio di mesi fa, la mancanza di risultati (6 punti meno della Roma di Ranieri e Montella) la sta erodendo. Sentito il coro “A mezzanotte, uscite a mezzanotte” i giocatori sono scappati attraverso i tunnel segreti dell´Olimpico.

Repubblica – Fabrizio Bocca

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