Roma-Empoli 2-0, le pagelle: Dybala al quadrato. Abraham sweet home, Ibanez torre

Pagine Romaniste (R. Gentili) – Inciampata nello stesso campo di lotta, la Roma si rialza. Il peccato dell’eliminazione dalla Coppa Italia contro la Cremonese – sconfitta (0-2) contro il Lecce, cui si farà visita sabato prossimo alle 18 – è eradicato alla svelta. Di cuore. Di testa. Quella che ci mette tutta la squadra, soprattutto Ibanez e Abraham. Cinque giri di lancette ed il tabellone dell’Olimpico, sold out senza sosta, si illumina già due volte.

Prima occasione, primo gol. Dybala, in serata di grazia, fa recapitare a Roger un cross con su scritto “spingere in porta”. Ibanez si staglia e supera l’ottimo Vicario. La Roma riscopre il gusto della concretezza fornita dal gol da calcio da fermo. Rimembrato lo spartito, ecco il raddoppio: dalla bandierina, la stessa, Dybala consegna a Tammy la chiave per aprire quella porta dell’Olimpico ferma, in campionato, da marzo scorso.

Aspettando l’Atalanta – stasera con l’Udinese – , derby di Milano e visita della Lazio a Verona, la Roma si accomoda sorniona a quaranta punti, gli stessi della seconda Inter e +2 dai biancazzurri. Terzo posto, al netto di tutto.

Frequenze più basse per Matic e Pellegrini. Il serbo è però fondamentale nello sventare una ripartenza nella seconda frazione, il capitano gioca una partita ordinaria. Di marmo la gara della difesa: a Mancini manca il gol, sfiorato; Smalling composto ed Ibanez premiato immediatamente. Cristante ondeggia sui suoi ritmi, favoriti dalla partita. Dybala navigatore, Abraham ritorna, in A, a sentire l’urlo dell’Olimpico.

LE PAGELLE

Rui Patricio 6 – Convinto in un’uscita bassa dopo il raddoppio, meno su quella di fine primo tempo sfiorata da Ebuhei. Preoccupazioni più ipotetiche che concrete nella ripresa.

Mancini 7 – Gli manca solo il gol. Se non colto da foga, è attento e propositivo. Rompe la catena e si spinge in convinti affondi: arrivano un buon cross ed un tiro, restituito da Vicario. Nell’area da difendere, invece, si immola preziosamente con tackle o diagonali ben tracciate.

Smalling 7 – La timidezza degli attaccanti lo solletica. Mai sfidarlo, sa corazzarsi e graffiare chi si avvicina.

Ibanez 7,5 – Torreggia immediatamente, accendendo la luce sulla Roma. La tiene viva con concentrazione e certosina scherma.

Zalewski 6 – Sorpassi, fatti e ricevuti, con Parisi. Stropiccia occasioni da curare con delicatezza. (Dal 90+3′ LLorente sv – Primi secondi da romanista).

Matic 6,5 – In ombra, non si intrinseca nel tessuto del gioco, scombussolato talvolta con impressione. Vale di più la giusta posizione nella torre di controllo sulla ripartenza di inizio ripresa.

Cristante 7 – Apre e chiude lo sportello. Nel primo caso spartisce idee, nel secondo annulla quelle toscane.

El Shaarawy 6 – Aggredisce, inizialmente, spazi ed avversari. Quando si converge da lui si va in porto sicuro, al netto della sbandata di inizio ripresa: passaggio centrale consegnato alle grinfie dell’Empoli. (Dall’84’ Celik sv – Obbligata l’assenza contro il Napoli, voluta da Mourinho quella odierna).

Pellegrini 6 – Cavaliere oscuro, è dove serve. Nulla di eccelso, ma soprattutto nulla di sbagliato. (Dal 90+3′ Belotti sv – La trepidante attesa finisce negli ultimi secondi di partita).

Dybala 7 – Pie’ caldo ipso facto, dalla mattonella che battezza come fonte fabbrica la vittoria giallorossa. Due gol su angolo, entrambi impacchettati con carta di pregiata fattura. (Dal 70’ Bove 6 – Scorrazza e dà ulteriore prova di esserci).

Abraham 7,5 – Rome sweet home. Riscopre, in campionato, il perduto gusto di vedere l’Olimpico invocarlo, questa volta con applausi. Rompe il tabù del gol in A in casa alla prima occasione che Dybala gli recapita. Gonfio di entusiasmo, lotta e insiste per apporre di nuovo la firma. Non inquadra il bersaglio: la penna è instabile e manda a lato. Oppure sul piede di Vicario, già a terra.

Mourinho 7 – Non proferisce parola per buona parte del primo tempo. Le consegne affidate ai suoi uomini, questi sì che lo sono, vengono rispettate fedelmente. Convincente e convinta di sé, la Roma scaccia la vergogna di giovedì e raggiunge posti che inducono a sogni.

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