Roma. Diritto di Stadio

Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Era ormai pacifico, ma leggerlo fa buon sangue. A chi ritiene che costruire lo stadio della Roma sia cosa giusta, naturalmente. E’ venuto meno il vincolo sul vecchio ippodromo di Tor di Valle. Nota ufficiale della commissione per la tutela del patrimonio culturale del Lazio: «La commissione non ha ritenuto opportuno dare indicazioni alla soprintendenza speciale di avviare un nuovo procedimento di vincolo, in contraddittorio con il proponente Eurnova Srl e finalizzato a preservare le tribune dell’ippodromo». Il che non significa che la struttura, progettata alla fine degli anni cinquanta dall’archistar dell’epoca Julio Lafuente, verrà gettata giù immediatamente. Intanto perché l’iter dei permessi per l’edificazione dello stadio e del business park e del resto è ancora lunga, e poi perché «resta nelle competenze della stessa soprintendenza la possibilità di individuare altre modalità di tutela». Significa che andrà discussa la proposta della Roma e dei suoi partner nell’operazione, cioè ricostruire una parte della tribuna in una zona dedicata del nuovo complesso.

LA CORSA – Detto che naturalmente si sono scatenati con annunci di ricorsi al Tar e denunce i vari Italia Nostra e Codacons, bisogna prendere atto del sostanziale via libera, dettato da «profili di illegittimità» e «contraddittorietà delle decisioni assunte nel tempo dall’amministrazione». Questo vincolo – mai apposto, ma di fatto esistente in attesa della decisione definitiva – era diventato l’ostacolo più inquietante. Adesso restano quelli politici, che non sono meno alti. Dopo il varo della delibera di pubblico interesse votata mercoledì dall’Assemblea Capitolina, il deputato del Pd Marco Miccoli si è rivolto via Facebook al presidente della Roma, James Pallotta: «Non sia complice del dimezzamento delle opere pubbliche, previste dal progetto voluto da chi governa Roma senza amarla». Il clima è questo e alla Regione Lazio è il Pd a tenere le redini. Comunque ieri è stato consegnato il progetto definitivo, al netto di piccole modifiche dettate dagli emendamenti alla delibera. Nel giro di venti giorni la Regione dovrà esaminarlo e decidere se aprire una nuova conferenza dei servizi da completare entro la fine dell’anno. Non c’è un vero motivo per il quale non dovrebbe accadere.

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