Roma-Betis 1-2, le pagelle: Dybala e nulla più. Zaniolo, è solo un attimo. Abraham abbandonato, solidarietà Cristante

Pagine Romaniste (R. Gentili) – Che frastuono questa caduta. La Roma perde il primo confronto con il Betis per 1-2. Il rigore trasformato da Dybala illude, Rodriguez subito dopo e Henrique nel finale condannano la squadra di Mourinho. Seconda sconfitta in tre gare di Europa League, la vetta è chimera.

LE PAGELLE

Rui Patricio 6 – Il tiro di Rodriguez lo segue più con le intenzioni che realmente, come fa sul pallonetto – di testa – di quella pepita che è Henrique, che lo becca leggermente fuori dai pali. Quando vede la palla partire, però, c’è: in due tempi sul tiro di Canales ad inizio partita, più sicuro sullo stesso brasiliano prima del vantaggio. E il palo è amico sul giro di Fekir.

Mancini 6 – Capitano per l’assenza di Pellegrini, comincia facendo tutto il contrario di ciò quello che chi indossa la fascia deve fare. Interviene in maniera spedita e colpisce il malcapitato Celik, costretto ad uscire. Lui, dalla difesa, lo fa in maniera precisa. Taglia le foglie secche che il giovane albero sulla destra, Zalewski, sparpaglia nel primo tempo. Poi con il bastone rastrella anche avversari.

Smalling 6 – Maestoso all’inizio come a San Siro, protegge l’area dagli invasori, scacciandoli arrivando fino sulla trequarti. Le finte di Henrique lo spostano di qua e di là, arrivando ad allontanarsi dal cancello di presidio.

Ibanez 6 – Parte con quella progressione ingannatrice, attenti anticipi ma ahilui si vede, eccome, nelle azioni più pericolose del Betis: perde Fekir sul palo colpito, Henrique se ne fa beffe prima di poggiare dietro per Rodriguez.

Celik sv – Vittima del fuoco amico, il casuale pestone di Mancini lo porta fuori dal campo. (Dal 4’ Spinazzola 4,5 – Sale i gradini dell’Olimpico, prende comodamente posto convinto di poter riposare. Viene però chiamato a togliersi subito il fratino e sostituire il turco. A questa chiamata risponde, chi lo cerca per mettere cross trova occupato. Non coloro che scendono. Si gira e rigira su Henrique).

Cristante 4,5 – Nei ritmi alti che nutrono la partita, solo un occhio attento e dedicato può scorgere il bel daffare, ovviato con fare operaio. Non serve chissà chi per capire l’errore, figlio di inopinabile mancanza di freddezza, a tre metri dalla porta: Bravo non ha che da stare in piedi. Segni di cedimento li aveva mostrati con un passaggio eguagliato. Solidale, proprio quando non serviva.

Matic 5,5 – Come un gatto in tangenziale. Compagni ed avversari scoribbandano a destra e manca, osserva ed interviene solo quando richiesto e possibile. La paletta dello stop a chi occupa lo spazio di competenza non si alza: si gira, con un attimo di anticipo, sul tiro di Rodriguez.

Dybala 7 – Apre il barattolo da dove fa fuoriuscire fumate di calcio, poi confeziona il gol. Da punizione, quasi da posizione di angolo, guadagna il rigore che trasforma. Il connazionale Rodriguez gli rovina i piani, prova così a ridisegnarli al volo – con un tiro – ma Bravo è fedele al cognome. Unisce i due punti cardinali, centrocampo ed attacco, ma non ne trova di riferimento.

Zalewski 5,5 – Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra”. Mou dice di andare a sinistra, l’uscita anzitempo di Celik lo manda a destra. Gira il manubrio, senza lasciare il piede sul gas. È con una sua discesa, interrotta fallosamente dall’ex laziale Luiz Felipe, che la Roma ottiene il rigore. I compiti difensivi non gli sfuggono, ma sul cross di Rodri assiste solamente.

Zaniolo 4 – Il vento serale romano ed europeo lo carica, poi mette un giacchetto per andare in lotta con la difesa. Tira e ritira, anche e soprattutto quando il muro verde è davanti a sé.  Come innanzi, da dentro l’area piccola, si ritrova la traversa. Bloccato al germogliare di fughe. E dai nervi, che lo portano a scalciare nel finale. Una questione di attimi.

Abraham 5 – Aiuta la squadra, nessuno lo fa con lui. Aggancia, si gira e manda, niente arriva in cambio. Prima che Cristante sprecasse, è lui a sfiorare la palla in girata.

Mourinho 5 – Riprende posto in panchina dopo la squalifica e la Roma perde, come in Europa League non le accadeva dal 2017. Proprio lo stesso lasso di tempo di digiuno dalla vittoria contro l’Inter al Meazza, interrotto sabato, quando non c’era. Contro gli spagnoli del Pellegrini che non gli va a genio, l’altro in tribuna, e si vede, c’è una prestazione priva del fattore più importante: chi finalizza. Primato compromesso, se il girone sarà passato da secondi sarà spareggio con le retrocesse della Champions. Non il massimo per una squadra che mostra segnali di stanchezza.

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