Roma battuta e fischiata. L’effetto Di Francesco è finito

La Stampa (M.De Santis) – Con il carbone atalantino dell’Epifania, ultima stazione di una profonda crisi d’identità e di risultati consumata tra panettoni, pandori, spumanti e scriteriate dirette sui social, tutti i sogni di grandeur della Roma se ne vanno via. Altro che lotta scudetto, chimera quasi irraggiungibile (Napoli a +11), la mesta realtà è che ora come ora, con il momentaneo 5º posto e il sorpasso della Lazio, non ci sarebbe neanche la coperta di Linus di un posticino in Champions. «Questa non può essere la Roma. Ora dobbiamo stare zitti, non trovare giustificazioni e rimboccarci le maniche», sbotta Eusebio Di Francesco. Tutta colpa di un misero raccolto da 9 punti in 7 partite di campionato e di un periodaccio, comprensivo anche dello sfratto dalla Coppa Italia, non più passeggero. L’involuzione romanista sa tanto di selezione naturale.

NAINGGOLAN IN TRIBUNA – Travolta dall’ormai cronico destino da eterna incompiuta e dalle scorie di Nainggolan (appollaiato in tribuna fra Totti e Monchi a messaggiare con il telefonino) in punizione («Scelta che andava fatta», il punto tenuto da Di Francesco), la Roma ha scoperto di essere carne da macello per l’Atalanta: sconquassata dai perfetti meccanismi gasperiniani, abbandonata da una serie di interpreti decotti (Gonalons in testa), incapace di ritrovare persino l’organizzazione difensiva che aveva sempre tenuto in piedi la baracca, colpita da Cornelius e De Roon (con una deviazione di Manolas) e salvata dal palo su Freuler.

NON BASTA IL GOL DI DZEKO – La reazione della ripresa, ispirata dalla superiorità numerica (doppia ammonizione di De Roon, espulso anche Gasperini per proteste), ha palesato i limiti romanisti: una zampata di Dzeko, poche idee, tanta confusione e tantissima fatica a graffiare negli ultimi metri. Una mano potrebbe arrivare dal mercato. «Ma per operare bisogna avere i soldi e conoscete tutti la nostra situazione economica…», ammette il ds Monchi. La traduzione è sempre la stessa del periodo americano: prima le cessioni, poi si vedrà.

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