Corriere della Sera – L’italianista e i rivoluzionari

Il derby (che definirei delle panchine) è stato vinto da un allenatore italiano che conosce bene i segreti del nostro calcio. Sulla panchina della Roma sedeva, invece, (e siede) un tecnico asturiano che non ne vuol sapere di apprendere le lezioni che gli vengono dal campo. Non sente ragioni e va avanti come se niente fosse. La Lazio, meritatamente, vince e mantiene il terzo posto in classifica. Non più in condominio, però, ma in maniera solitaria. Questo smentisce categoricamente quanti sbraitavano e volevano la testa di Edy Reja meno di due settimane fa. Esiste la comprensione nei confronti di chi non capisce, ma è anche vero che di tanto in tanto è doveroso recitare il mea culpa. Dunque, la squadra biancazzurra è in piena corsa per la Champions: non solo ha distanziato l’Udinese, ma è ad un soffio dalla Juve che (non dimentichiamolo) deve comunque recuperare la partita con il Bologna. Bella soddisfazione per il mister che, pur avendo alle spalle la sagoma di Zola, non è arretrato di un passo e ha continuato a lavorare con serietà e professionalità. I frutti sono evidenti, la Lazio gira e guadagna punti, nonostante i numerosi infortuni. Tutto merito di chi, se non del mister che predica umiltà e saggezza? Adesso non bisogna cullarsi sugli allori, perché abbassare la guardia potrebbe voler dire perdere un treno su cui i tifosi vogliono salire ad ogni costo. Ora che ogni traguardo è fallito bisogna pensare alla Roma di domani. E il futuro non deve prevedere né Luis Enrique né Sabatini e Baldini, che hanno completamente sballato la campagna acquisti. Josè Angel, Bojan, Kjaer, Marquinho, Osvaldo a che cosa sono serviti? E le cessioni di Pizarro e Borriello dove le mettiamo? Una catastrofe. È chiaro che la «rivoluzione» deve avere una «controrivoluzione», che non può essere guidata da chi ha ridotto la Roma ai minimi termini. I proprietari americani (se hanno voce in capitolo) programmino da subito. Lucho non può andar via adesso? Gli si dia il benservito per giugno. Sabatini e Baldini non hanno convinto? La porta di Trigoria è aperta e lor signori si possono accomodare. DiBenedetto, Pallotta, Unicredit: non sempre la fretta è cattiva consigliera.
Corriere della Sera – Bruno Tucci

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