Gazzetta dello Sport – Svolta argentina

Due gol, due abbracci, lo stesso destinatario. Bojan segna, si inginocchia, si rialza, si libera dai tentacoli dei compagni, corre verso la panchina, finisce nelle braccia di Heinze. Tre minuti dopo, Osvaldo raddoppia. Un urlo, un pugno, la mitraglia, tutto sotto la curva romanista.
Dalla panchina si alza Heinze, scatta verso il fondo, ride di felicità, aspetta il suo turno. «Ehi, sono qui». È un altro abbraccio, come tre minuti prima, è sempre lui. Ma chi è davvero Gabriel Heinze? Un difensore duro, puro e cattivo, se lo incontri la notte cambi strada. Un compagno esperto, leale e spiritoso, se te lo ritrovi in squadra te lo fai amico. Di più, se ti affidi a lui ti farà da fratello maggiore.

Ritratto di famiglia argentina trapiantata a Roma. Non è un clan, non è una banda, è più di un gruppo di amici. Sono palloni che passano, storie che si intrecciano, fratelli che si ritrovano. Heinze è il capo, il punto di riferimento, ne sa una più del diavolo, dispensa consigli, ha parole e tempi giusti, sa quando usare la carota o il bastone. Sa fare paura, se vuole. I ladri che gli hanno svaligiato casa nella notte, a Casalpalocco, si sono ben guardati dal fare rumore. Si fosse svegliato, avrebbero passato un guaio. Nicolas Burdisso è il secondo, pure lui un bell’esempio, grande professionista, carattere forte, è quello che spesso fa la voce grossa.

Gago è il fratello perfetto, mai una preoccupazione, sempre buoni voti, intelligente e giudizioso, già conosce la Roma come le sue tasche. Eppure Mourinho lo ha accusato di essere uno spione. Eppure Luis Enrique non lo voleva, ma tutti possono sbagliare. Osvaldo è il figliol prodigo, da quando è tornato è un altro. Lo ha raccontato lui stesso, a Novara, dopo il quinto gol della sua nuova vita. «Sono maturato, l’esperienza in Spagna mi è servita a crescere, non do più retta a certe cose». Era un ribelle e un musone, ora è un adorabile rompiscatole. Un po’ casinista, ma tanto talento. Se ne è accorto anche Prandelli.

Lamela è l’ultimo arrivato e lo coccolano tutti, giustamente. Il piccolo di casa diventerà il più grande di tutti: lui prevede il calcio e giustamente per lui prevedono tutti un grande futuro. Con la protezione dei fratelli, crescerà più sicuro. «Ha la testa giusta per diventare un campione — assicura Burdisso —, ma non mettiamogli troppa pressione addosso». La Roma che fu brasiliana è diventata spagnola, ha una trazione argentina e parla il castigliano. Casa Heinze-Burdisso-Gago-Osvaldo-Lamela è aperta a tutti, o almeno a chiunque ne condivida spirito, valori e lingua, appunto. Gli argentini fanno gruppo anche con gli altri. Walter Sabatini, che meglio di tutti li conosce e li apprezza, assicura: «È una splendida aggregazione, non c’è pericolo di fare gruppi e gruppetti, anzi: se questa integrazione tra giocatori esperti e giovani proseguirà, la squadra sarà a destinata a crescere tanto».

Chi promette di decollare con la Roma è Bojan Krkic, che a gennaio aspetta l’arrivo dal Barcellona B del terzino Martin Montoya, già seguito l’estate scorsa. «Il progetto sta proseguendo bene — dice a Sky—, dobbiamo tutti lavorare molto e il pubblico deve avere pazienza. Credo che piano piano cresceremo. Vincere lo scudetto? Sarebbe bellissimo, ma forse non ancora alla nostra portata. Pensiamo a battere il Lecce». Almeno per prendersi altri abbracci.
Gazzetta dello Sport – Alessandro Catapano

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