Roma agli opposti: Gerson saluta, Totti è ancora lì

La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Quando Gerson non aveva neanche un mese di vita, Francesco Totti aveva già capito da tempo quale sarebbe stata la sua, di vita, nella Roma: punto fermo, guida di una squadra che, a parte «le sue rare giocate» veniva sconfitta 3-­0 in casa dall’Udinese. Oggi la Roma è cresciuta – e tanto – ed è lontana parente di quella formazione che il 1° giugno 1997 veniva sommersa dai fischi, ma Francesco Totti è sempre lì. Forse alla fine della carriera, forse ancora indeciso su cosa fare, comunque a Trigoria, mentre quello che doveva essere il suo successore, il brasiliano Gerson, ieri ha preso un aereo da Ciampino direzione Lille per provare a ritrovarsi.

IN FRANCIA – Se ce la farà è tutto da dimostrare, anche se i ritmi non eccezionali della Ligue 1 potrebbero aiutarlo. Il Lille, che tra prestito ed eventuale riscatto è pronto a garantire alla Roma 18 milioni (i giallorossi ne hanno sborsato uno in più per tesserarlo), ha dimostrato di crederci, ora dovrà essere bravo lui a lasciarsi alle spalle la malinconia per tornare ad essere quel ragazzo che era ambito da tanti (Barcellona compreso) e che nel contratto ha persino una clausola in caso di vittoria del Pallone d’oro.

A ROMA – Totti non l’ha mai fatta inserire, in 25 anni di accordi con la Roma, ma d’oro ha vinto l’unico trofeo che si assegna con i numeri e non con le preferenze. Quando si è portato a casa la scarpa di bomber più prolifico d’Europa, ormai 10 anni fa, lo ha fatto grazie a Spalletti, il tecnico con cui, in campo, il feeling non è mai mancato. Ora Spalletti ha detto che «vorrebbe dargli più minuti», magari già da domani con il Cesena in Coppa Italia. Trofeo a cui tutti, a Trigoria, tengono. In un Olimpico semideserto potrebbe toccare di nuovo a lui, quasi due mesi dopo l’ultima volta, l’8 dicembre contro l’Astra Giurgiu.

MAGLIE E TURNOVER – Fisicamente Totti sta meglio, si allena con continuità, a Genova ha messo davanti al portiere Dzeko ed El Shaarawy e proprio con loro potrebbe partire dall’inizio. Fascia al braccio, maglia numero 10 sulle spalle. La stessa che la società, ad agosto del 2015, aveva spedito a Gerson per convincere lui (ma soprattutto l’onnipresente padre) ad accettare l’offerta della Roma. Chissà se ieri quella maglia era con lui nella valigia che ha portato a Lille. Per ricominciare, mentre il legittimo proprietario della 10 non ha ancora intenzione di finire. Almeno per qualche altro mese.

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