Rivelino: «Gerson? È ancora parecchio acerbo»

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Il Messaggero (A. Spalla) – Una rivalitá speciale fra due nazionali in cerca di identitá. Argentina e Brasile si ritrovano al Monumental di Buenos Aires per il terzo turno delle eliminatorie sudamericane. Un percorso lungo e difficile verso i Mondiali del 2018 in Russia (01.00 in Italia, diretta su Gazzetta tv). Entrambe hanno iniziato con il piede sbagliato. L’Albiceleste, che non avrá Messi, ha perso contro l’Ecuador e pareggiato con il Paraguay. La Seleçao, invece, ritrova Neymar dopo la sconfitta con il Cile e la vittoria con il Venezuela. La vetta – occupata da Uruguay, Ecuador e Cile – non è comunque missione impossibile per le squadre di maggior prestigio del continente. Roberto Rivellino, detto Rivelino – ex giocatore brasiliano, campione del Mondo nel 1970, idolo del Corinthians e del Fluminense – ci aiuta a comprendere i segreti della super sfida. «È una partita difficilissima. Mi ricordo del Mondiale del 1974: ero in campo e segnai il primo gol del 2-1. Fu una gara tiratissima».

Il percorso delle qualificazioni mondiali, però, non lo convince: «Direi che entrambe attraversano un pessimo momento. Il Messi del Barcellona è da 10, quello dell’Argentina da 5. Non ci sarà, ma comunque la squadra di Martino è in debito con i propri tifosi tanto quanto il Brasile. Abbiamo vinto contro il Venezuela, ma era semplicemente il nostro dovere. Contro il Cile, invece, è stata difficile: eravamo privi di Neymar, l’unico in grado di fare la differenza». Per «A patada atomica», soprannome guadagnato grazie al mancino esplosivo, i problemi della Seleçao provengono dalla base: «Dunga è una guida sbagliata. La colpa non è sua, ma di chi l’ha messo là. Dopo la vergogna del 10-1, perché io computo anche i tre gol presi dall’Olanda, mi aspettavo un rinnovamento. Era necessario qualcuno che ci riportasse alle nostre radici, e invece hanno preso un allenatore che pensa esclusivamente al risultato». Pur essendo uno dei più grandi calciatori del Brasile, Rivellino è stato l’idolo del più grande nome argentino: Diego Armando Maradona. El Pibe lo considerava un mito: «Ribelle, cattivo all’occorrenza, goleador, e soprattutto elegante di sinistro. Il mio esempio», disse Maradona in una celebre intervista.

DUBBI SU GERSON – Un’amicizia che si è mantenuta nel corso degli anni: «Diego prova un grande affetto per me, ne sono orgoglioso. Dopo Pelè e Garrincha, lo reputo il più forte che abbia visto giocare». Dunga, nella conferenza stampa della vigilia, ha elogiato Neymar, definendo il suo rendimento perfino superiore a quello di Messi e Cristiano Ronaldo. Rivellino, però, non la pensa allo stesso modo: «Nessun giocatore brasiliano è protagonista nel proprio club. Neymar è la stella del Barça soloperché Messi si è infortunato. Oscar non combina nulla, Willian gioca una volta sì e una no, Douglas Costa è titolare al Bayern, ma non in Nazionale. Non riusciamo più a mostrare il nostro calcio creativo, orchestrato da bravigiocatori offensivi». E in prospettiva? In Brasile si parla molto bene di Gerson, talento del Fluminense acquistato dalla Roma. L’ex Tricolor l’ha visto giocare, ma non è rimasto a bocca aperta: «È ancora parecchio acerbo, per quello che ho visto pratica un calcio comune. Calma, non ha nemmeno un anno di prima squadra. Potrebbe sbocciare oppure no. Potrebbe diventare il nuovo Gerson (grande campione del 70, ndc), ma io non la vedo così. Di Gerson ha solo il nome».

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