Ritmo e verticalità: il suo credo

Corriere dello Sport (R.Maida) – Durante un incontro all’università del Michigan ha detto di ispirarsi a Guardiola ma il suo decalogo calcistico è rivisitato e riorganizzato. Eusebio Di Francesco ha imparato da tanti, Zeman su tutti, per poi sviluppare e valorizzare concetti propri.

PRINCIPIIl 4-3-3 per esempio è un assioma, come per Zeman, ma viene riadattato secondo l’evoluzione dei tempi: al posto dei gradoni e delle ripetute, Di Francesco (e quasi tutti i colleghi ormai) impiega molto il pallone. Gli serve sia per non annoiare i giocatori, sia per ottenere intensità nelle sedute che sono spesso tecniche e tattiche. Non è una rinuncia alla parte atletica, che delega al fido preparatore Vizoco, ma è un’attenzione alla qualità del gioco. Pretende di avere due calciatori per ruolo perché ritiene che la competizione sia sana e perché è convinto che aiuti l’orchestra a non perdere efficienza se mancano uno o più interpreti.

FASE OFFENSIVA Per costruire l’azione offensiva, chiede di attaccare velocemente la profondità. Senza alzare il pallone, possibilmente, e senza cercare i cross dalla trequarti. Presente le palle lunghe addomesticate da Dzeko lo scorso anno? Beh, a Di Francesco fanno venire i brividi. Il centravanti dev’essere coinvolto nel gioco, offrendosi come sponda per poi infilarsi in area di rigore, ma non deve mordere passaggi difficili. Se il gioco si sviluppa da un lato, il terzino partecipa all’assalto con la mezz’ala e l’esterno d’attacco garantendo diverse soluzioni. L’azione però dev’essere armonica, rapida e soprattutto verticale: il palleggio orizzontale non è per Di Francesco come dimostrano i dati sul possesso palla del suo Sassuolo (inferiore al 50% di media).

FASE DIFENSIVA – Eguale attenzione è richiesta nella fase difensiva, in cui il pressing è sfruttato a intermittenza. A seconda dei momenti e dei vantaggi che produce. L’idea è di recuperare palla il più alto possibile, creando densità di uomini nella zona del portatore avversario. E sulle palle inattive? Si difende a zona. Seguendo, ovvio, i saltatori dell’altra squadra ma occupando ciascuno una posizione prestabilita

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