Riecco la freccia a destra. In tempo per la «sua» Inter

roma-udinese-maicon-pjanic-iago-falque-gol-esultanza-zittisce

La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Chissà se pure George Dublin s’era piazzato comodo sul divano, davanti alla tv, per gustarsi una prestazione di platino del suo Pallone d’oro. Perché un Maicon così giovane di gamba e di pensiero fa tornare in mente anche il capitano di Antigua e Barbuda, onesto difensore che nel 2010 mise il brasiliano al primo posto della sua personale classifica per il premio. Troppo ottimista, pure lui. Troppo ottimista sarebbe stato ieri sera nel pronosticare un Maicon migliore in campo, con un gol, un assist e la fascia di capitano al braccio alla fine. Neppure a vederlo vien voglia di crederci.

PURE CAPITANO – Eppure è tutto vero. Il «contrattaccante Maicon» – copyright Garcia – fa l’attore consumato. Gli fa male la spalla e va giù che manco a teatro. Maicon manda in porta Pjanic e fa finta di niente. Maicon se ne beve due – tra cui Piris che prima di lui e tanto peggio di lui ha fatto su quella fascia giallorossa – e segna con il sinistro. Ma sinistra non è la serata. Sinistra adesso non pare quella clausola che prevede il rinnovo automatico per un’altra stagione, fino al 2017. Se Maicon gioca il 70% delle partite, l’accordo si allunga. Le panchine non contano. E di panchine Maicon ne ha fatte tante. «Ma io non pensavo niente, mi allenavo e basta – dice lui –. Stavolta il mister mi ha chiamato, spero di aver aiutato lui e la Roma». L’ha fatto, eccome. Tanto che è parso quasi naturale quel cambio di fascia al braccio: fuori Florenzi – per la prima volta capitano dall’inizio una sera di ottobre come nel 1998 accadde a Totti, proprio contro l’Udinese – e fascia a Maicon.

L’hanno visto fare pure da paciere in un accenno di rissa, lui che tranquillo non sa neppure come si dice. L’hanno visto fare «zitti» con l’indice sul naso verso la tribuna, dopo il gol. Gesto che vale forse una piccola bugia, se è vero che Maicon la spiega così: «Ce l’avevo con il mio procuratore, mi sta chiamando troppo in questi giorni, è una cosa nostra…no, non ce l’avevo con nessuno». Magari, invece, era un pensiero a chi lo ha creduto finito, buono per far numero in panchina e basta. E in panchina ora diventa dura rimettercelo, proprio ora che all’orizzonte c’è l’Inter. Segnali paranormali, se è vero che un gol e un assist nella stessa partita Maicon non li metteva insieme dal 2011, contro il Chievo, quando la maglia nerazzurra era la sua seconda pelle. «Se Garcia vuole, sono pronto anche per sabato. I fischi della gente non mi hanno mai interessato: io so che se faccio bene i tifosi sono contenti». E la Roma va alla grande: «La squadra è viva, aggressiva, come piace a me». Pure a Dublin, forse.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti