Riccardo Viola: “Il Coni è favorevole allo Stadio della Roma. La Capitale raggiungerebbe una dimensione internazionale”

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Riccardo Viola, presidente del Coni Lazio e figlio dell’indimenticabile presidente della Roma Dino Viola, che per primo propose la costruzione di uno stadio di proprietà, ha parlato ai microfoni di ReteSport della presentazione del nuovo impianto giallorosso. Queste le sue dichiarazioni:

Che significato ha la data di oggi rispetto alla presentazione precedente?
“Ero emozionato durante la presentazione del progetto, sia per un fatto istituzionale sia perché riguardava la Roma. Devo essere istituzionale, poi c’è la parte sui sentimenti. La presenza del Coni, nella mia persona perché Malagò era a Baku, è un pezzo di collegamento tra la più importante società di Roma e il Coni in un discorso di prospettiva Olimpica. Questo è un fatto clamoroso perché nel 1987 le cose non erano così e il progetto Viola sullo stadio della Roma fu bloccato dal Coni, che voleva far ristrutturare l’Olimpico. Oggi il Coni invece è favorevole a queste cose”.

Il Coni ha cambiato posizione anche per la presidenza Malagò?
“Se vogliamo affrontare un discorso di Olimpiadi dobbiamo chiamare tutti, dalle squadre più grandi alle più piccole. Devono essere condivise da tutti, sennò facciamo come per le Olimpiadi del 2020”.

Dal punto di vista sentimentale?
“Ho ricevuto questo invito alcuni giorni fa e mi ha piacevolmente sorpreso. Con la Roma l’ultimo atto ufficiale era un invito della Hall of Fame, non c’era un rapporto ottimale ma questo invito mi ha fatto molto piacere. Oggi in termini di sentimenti ha significato che due giorni fa ho letto un passo sulla rivista ‘La Roma’ in cui ho rivissuto tutto l’impegno e la lungimiranza d’allora di Dino Viola, riguardo la costruzione di un nuovo stadio e in cui parlava di ‘Roma Capitale’. Vi era anche una seconda parte sulla frustrazione per le prospettive societarie senza l’impianto sportivo di proprietà. Mio padre quando si dovette ‘accollare’ Trigoria non era molto felice, ma col tempo si innamorò di tutto. Lo stadio Olimpico è stato in un certo senso la fine della gestione Viola, perché nei due anni al Flaminio una società a gestione familiare aveva poche possibilità di ricavi, basti pensare a quelle campagne acquisti”.

Secondo te se oggi ci fosse ancora Dino Viola, riuscirebbe a fare lo stadio?
“Teniamo conto di un aspetto: oggi ero ottimista perché se noi a Roma non cerchiamo qualcosa di positivo, questo paese non andrà avanti. Ci deve essere un senso di responsabilità verso lo sport e da questo punto di vista per gli americani è più facile, perché possono essere una sorta di rullo compressore. Certe volte pur legandosi alla Roma, alcune affermazioni possono essere male interpretate, ma sicuramente chi ne fa un discorso di business rende la cosa più semplice. Dino Viola ci metteva dentro molti sentimenti”.

Lo stadio si farà?
“Mi auguro di sì, perché così Roma raggiungerebbe una dimensione internazionale. Mi auguro anche uno stadio del basket ad esempio. Comunque sì, secondo me lo stadio della Roma si farà”.

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