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Corriere dello Sport (R.Maida) – E’ una partita da 2 milioni, cioè l’ingaggio di un buon calciatore. Sembra strano, ma vale un mucchio rispettabile di quattrini una vittoria contro il piccolo Viktoria Plzen in uno stadio semivuoto. Dipende dai bonus Uefa, che premiano la prima classificata di ogni girone di Europa League – alla Roma bastano appunto tre punti stasera per essere sicuri del primato – con 600.000 euro. A questi vanno aggiunti i 360.000 che le società incassano per ogni vittoria, i 500.000 euro che spettano alle 32 partecipanti al turno dei sedicesimi e gli introiti da biglietteria e marketing per la partita che verrà giocata a febbraio: oggi entreranno pochi tifosi all’Olimpico ma in una partita ad eliminazione diretta magari la partecipazione popolare crescerà.

BUONI MOTIVI – E ci sono altre tre valide ragioni per archiviare in fretta la missione europea. La prima, tecnica, consentirebbe di giocare l’ultima giornata del girone a Bucarest contro l’Astra Giurgiu con lo spirito di un’amichevole autunnale. La seconda, progettuale, riguarda il lotto delle possibili avversarie che verrebbero con certezza evitate all’appuntamento successivo: squadre come il Tottenham, per citare un club di prestigio che retrocederà dalla Champions League, non possono incrociare le prime dei gironi di Euroleague nei sedicesimi, essendo alte nel ranking. E a proposito di coefficienti Uefa, entriamo nella terza ragione che deve animare Luciano Spalletti in questo impegno infrasettimanale: risalita al quarantesimo posto della classifica, la Roma deve mirare più in alto in prospettiva di un futuro ritorno in Champions League, per non impigliarsi nei sorteggi più antipatici.

CONVINZIONE – Tutto questo, naturalmente, Spalletti lo sa. A maggior ragione dopo la sconfitta di Bergamo che ridimensiona le sue ambizioni in campionato. «L’Europa League è una competizione a cui teniamo – spiega – perché gli obiettivi sono tutti importanti. Contro il Plzen ci capita l’occasione di conquistare la qualificazione ed è necessario sfruttarla. Ma dobbiamo lavorare anche in Italia visto che non ci manca il tempo per risalire. Cosa dovrei fare adesso? Mollare uno dei due obiettivi?Quale messaggio darei alla squadra? No. Siamo dispiaciuti e amareggiati, non abbiamo perso il vizietto di lasciare dei punti per strada, dobbiamo sistemare del- le cose, però vorrei tranquillizzare i tifosi: non siamo nel caos, la stagione continua e le nostre ambizioni restano».

OBIETTIVO – Ha tagliato i baffi ma non rinuncia alle sfide: «Io voglio vincere tutte le partite, l’ho detto dal primo giorno di ritiro. La Juventus è sette punti avanti, è vero, però è nostro dovere puntare sempre al massimo finché l’aritmetica non ce lo vieta. Se dicessi che la Juve è più forte, mi verrebbe rimproverato che non credo alla mia squadra. E non è così. Tornando all’Atalanta, bisogna essere obiettivi: si è perso per una carambola e un rigore evitabile. E’ giusto analizzare quello che non funziona e cercare di migliorarlo. Poi però bisogna considerare che l’Atalanta ha vinto creando meno occasioni di noi. E’ evidente che ancora abbiamo dei limiti: vanno superati». Del secondo tempo di Bergamo salva poco: «C’erano le situazioni per tirare in porta e non le abbiamo concluse adeguatamente. Purtroppo se non concretizzi le occasioni, poi devi rientrare in campo con la voglia di riparare ai tuoi errori. Come dico io, serve rimbalzare sulle partite».

CARATTERISTICHE – Riconosce, Spalletti, una differenza biologica alla Juventus: «Loro riescono a vincere le partite con il minimo sforzo, mostrando autorità sia mentale che fisica. Quando si trovano nella situazione “mezza e mezza”, alla fine portano a casa il risultato. Noi invece dobbiamo comandare le partite, ed è un concetto che ripeterò all’infinito, per far sì che venga evidenziata la nostra qualità. Se gli avversari mettono la sfida sul piano della lotta, noi facciamo più fatica per un principio semplice: la lotta brucia la qualità. Se la Roma gestisce il pallone attraverso la tecnica e la velocità, diventa difficile da controllare».

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