Regia Perotti: «Roma, credici. Con il Napoli non è già finita»

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La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – Quello che c’è da capire davvero è che ruolo alla fine abbia Diego Perotti nella Roma di Spalletti. Trequartista? Falso nove? Esterno o seconda punta? Forse la verità è che l’argentino è un po’ tutto questo messo insieme, con un minimo comun denominatore: dove lo metti, gli piace avere la palla tra i piedi, inventare, spaziare e creare gioco. Ecco, forse la verità è che con Totti oramai sempre più ai box, ora è lui il vero regista avanzato. Tanto che anche quando gioca da falso nove ama venirsi a prendere la palla fino a ridosso dei centrocampisti, a volte schiacciandosi anche nella propria trequarti. E, da regista, ha le idee chiare anche su quello che deve fare la Roma da qui alla fine della stagione: «Dobbiamo continuare a credere nel secondo posto, l’obiettivo è quello di avvicinarsi al Napoli in vista dello scontro diretto del 25 aprile».

SOGNANDO ANCORA – Del resto Perotti ci ha sempre creduto, fin dai suoi primi passi giallorossi, ripetendo sostanzialmente sempre lo stesso concetto. Forse perché è uno forte di testa o perché non ama arrendersi prima di essersi giocato tutte le sue carte fino alla fine. «Sappiamo che non dipende da noi, dobbiamo sperare che il Napoli perda dei punti, cosa che invece noi non possiamo più permetterci — dice Diego — Stiamo giocando bene, anche se veniamo dal pareggio contro il Bologna. In casa non sono più possibili passi falsi. Tra l’altro, dobbiamo comunque tenere a debita distanza anche l’Inter». Che poi stasera se la vedrà proprio con il Napoli e magari potrebbe fare anche un piccolo regalo alla Roma. A patto, però, che i giallorossi facciano il loro dovere, riuscendo a superare l’Atalanta. «Giocare a Bergamo non è mai semplice, è un campo caldo e loro hanno bisogno di punti. Ma a noi serve la vittoria, soprattutto perché giocheremo essendo a conoscenza del risultato delle nostre avversarie».

QUESTIONE DI BOMBER – Ed a Bergamo potrebbe tornare a giocare alle spalle di Dzeko, l’uomo che ha lentamente messo ai box, rubandogli spazio, gloria e vetrina. «Quando gioca lui i difensori centrali sono costretti ad essere più statici, a preoccuparsi di Edin — continua l’argentino — Quando ci sono io, invece, hanno più libertà e noi dobbiamo coprire maggiormente». Già, è il calcio, a secondo delle pedine che utilizzi cambia anche lo scenario tattico. Un po’ come se hai lo Dzeko attuale o l’Higuain stratosferico di quest’anno, che con lo sconto di ieri della Corte Sportiva di Appello allunga gli occhi fino allo scontro diretto dell’Olimpico. «Ad oggi è il giocatore più forte della Serie A, ma non potrebbe che essere così — dice Perotti — Quando uno segna 30 gol vuol dire che ha inciso tantissimo. Noi non abbiamo un bomber da 30 gol a stagione, ma tanti giocatori che possono segnare tanto». E poi c’è Spalletti, un martello pneumatico anche su Perotti. «Un tecnico esigente, che chiede sempre di più e che vuole che ci si alleni al 100%. Questo, però, poi si vede in campo: uno gioca come si allena…». E se poi si gioca sotto la sua regia, i risultati sono anche più facili da raggiungere.

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