Ranieri, c’è chi suona la campana

Arare il campo»; «i giocatori devono dare tutto, fino a morire»: «pronti a lottare, a non mollare mai»; «nei momenti di difficoltà, bisogna dare ancor di più»; «se hai il pubblico romano alle spalle che ti soffia dietro, tutto può accadere. Da romanista chiedo l’aiuto a me stesso, visto che sono un tifoso». Claudio Ranieri in versione vintage, sfodera antichi luoghi comuni, che sono sempre pieni di verità. Ranieri cerca punti e sorrisi. O meglio, sorrisi e punti. Perché quella che ha ereditato un gruppo intristito dai risultati: «Voglio una squadra sorridente, che lotti e che non si arrenda. Chi ha problemi resti a casa. I giocatori non sono bambini, ma uomini e devono dare il meglio, che sia io o un altro. Scuse non ce ne devono essere più. Si va in campo, la palla la conoscono, il calcio pure. Se sono alla Roma e guadagnano quello che guadagnano è perché lo meritano e devono farlo vedere. Altre cose non mi interessano». E’ successo ai più grandi». Da romano e romanista, lo ripete tante volte Ranieri, è inevitabile soffermarsi un minuto su Florenzi. E il discorso non investe solo l’aspetto tattico ma soprattutto quello psicologico. Alessandro è a pezzi dopo Oporto, si è sentito (o lo hanno fatto sentire) responsabile dell’eliminazione dalla Champios. Va recuperato. «Deve tirare fuori la romanità giusta, stare petto in fuori. Non c’è niente di male a sbagliare e ammettere l’errore. Poi c’è un’altra palla da giocare, un’altra partita da giocare. Mi aspetto tanto da lui. Zaniolo è un centrale? Deve giocare in mezzo, ma se ho tre Zaniolo devo vedere chi può giocare “aperto”». Lo scrive Il Messaggero.

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