Ranieri accusa, Totti si candida: il Napoli doma la Roma sparita

La notte scura in cui è piombata la Roma ha sciolto il maquillage portato da Ranieri trasformando il trucco in una smorfia. Buio: nonostante i 20 gradi dell’Olimpico assolato, il cielo ieri era azzurro solo per il Napoli che aveva la forza di illuminarlo. L’1-4 ha raccontato che i valori in campo erano più forti delle motivazioni, sempre che la Roma ne abbia ancora: mentre Milik e Mertens, Verdi e persino Younes danzavano sui suoi rimasugli, lei restava inerme, aggrappata al solito rigoretto di Perotti. Per la prima volta da 6 anni è fuori dalla zona Europa, superata dalla Lazio e pure dall’Atalanta, in un rewind che evoca gli spettri di Luis Enrique e Zeman, gli albori dell’esperienza americana, significandone il fallimento. Oggi la Roma è un coro di voci discordanti non solo in campo, dove Ranieri dice che «non corriamo, i ragazzi mi hanno detto che si allenavano male», quasi a voler scaricare le responsabilità su chi c’era prima di lui. Pallotta ha chiesto di «tirare fuori le palle perché nessuno ha più alibi», omologandosi al gergo delle radio che detesta. Mentre Totti avviava la guerra di successione a Monchi candidandosi e bocciando chi ha lavorato sino a ora: «Se prenderò posizioni, qualcosa cambierò». Come riporta La Repubblica, Ranieri, richiamato d’urgenza 25 giorni fa, è già sull’orlo di una crisi di nervi, tra risse, infortuni, un rendimento inaccettabile. Minacciò di dimettersi già nello spogliatoio di Ferrara, due settimane fa, inquietato dalla arrendevolezza della squadra che ha provato pubblicamente a difendere. Senza un impegno diverso potrebbe pure riprendere quell’idea, mettendo nei guai una società che di richiamare Di Francesco non ha alcuna intenzione. 

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