Radja è la prima pietra dello stadio che verrà

Il Giornale – L’indonesiano vero sta in campo e gioca e corre e picchia e segna e vince. L’altro indonesiano sta in tribuna e osserva la propria squadra alla ricerca del tempo e dei titoli perduti. Nainggolan è belga di Anversa ma il suo cognome viene dall’Indonesia paese del padre suo che, tradendo la famiglia, lo abbandonò, assieme alla madre e agli altri figli quando il re, questo significa Radja, non era nemmeno un principino. Erick Thohir è l’uomo di Giacarta che ha regalato la grande illusione al popolo nerazzurro, promettendo di proseguire e irrobustire l’epoca di Moratti per poi stracciare i sogni e i manifesti.

Parole, parole, parole, giochi di denari mentre Nainggolan non ha mai promesso nulla se non l’odio per la Juventus, dunque la rabbia e la fame, la voglia di vincere dovunque e comunque, rifiutando le sterline inglesi e giurando fede alla città eterna. La Roma non è più di Totti e di De Rossi, la Roma dei papi è la Roma del re belga-indonesiano, è lui la prima pietra del nuovo stadio che verrà un giorno, chissà. L’Inter deve arrendersi, si ferma in Lombardia, quando pensava di partire per l’Europa e i cinesi guardano Thohir per capire quale sia l’indonesiano autentico. Lo hanno capito, eccome se lo hanno capito.

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