Questura e club uniti: «Volti nuovi in curva»

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La Gazzetta dello Sport (A.Catapano) – In quello spiraglio che si apre alla fine del comunicato della Questura — «… al fine di rivalutare, in presenza di una reazione positiva della tifoseria, il modello organizzativo con l’obiettivo di creare nel tempo migliori condizioni di aggregazione» — c’è ben più del comune auspicio di lasciare fuori dallo stadio i delinquenti e riportarci dentro le persone perbene. È la meta finale di un percorso che le autorità di pubblica sicurezza e Roma e Lazio, con la benedizione del Coni, hanno deciso di fare insieme, possibilmente sforzandosi di parlare la stessa lingua.

L’OBIETTIVO – In questa ottica, si spera risultino accattivanti per il buon esito dell’accordo di programma promosso dal Questore Nicolò D’Angelo e firmato ieri in Prefettura, non solo la scelta annunciata di togliere un po’ di poliziotti e aggiungere un po’ di steward, ma anche le disposizioni apparentemente più banali: gli sportelli di dialogo con i tifosi, la possibilità di rivolgersi al supporters liaison officer, cioè al rappresentante della società, e non più alle forze dell’ordine, per vedersi autorizzati uno striscione e/o una coreografia, lo studio di misure che evitino la divisione di gruppi omogenei causata dalla settorializzazione. Un pacchetto di misure su cui Questura e club confidano molto, convinti che possa creare i presupposti perché le curve, dalla prossima stagione, si ripopolino, ma non con i soliti noti, di cui nessuno ha nostalgia. L’obiettivo è «rinfrescare» i settori più caldi, anzi come si chiamavano una volta più popolari, con gente nuova, famiglie, donne, soprattutto giovani, ugualmente appassionati, ma perbene. Con cui si potrà anche «rivalutare il modello organizzativo» delle curve, magari ridiscutendo pure le «famigerate» barriere, «che per quest’anno nessuno toglierà», ha chiarito il Questore.

LA RICERCA – Un obiettivo ancora lontano, dunque, ma ieri un primo passo è stato fatto. La Questura si è mossa spinta anche dagli esiti tutto sommato confortanti della ricerca commissionata alla Link Campus University ed effettuata a novembre e dicembre scorsi tra gli spettatori dell’Olimpico, cui è stato sottoposto un questionario per valutare il nuovo modello organizzativo dello stadio. Quattro partite prese in esame (due della Roma e due della Lazio), 2.045 intervistati, quasi la metà (44,3%) nelle curve. Risposte non così scontate, «alcune addirittura sorprendenti — racconta il sociologo Nicola Ferrigni, che le ha analizzate insieme alle psicologhe della Questura Rita Staccone e Ludovica Moschini —. Ad esempio, ci aspettavamo che la stragrande maggioranza degli intervistati si dichiarasse assolutamente contraria ai provvedimenti, e invece il 35% non ha espresso un atteggiamento di totale chiusura». Un bacino di tifosi, che l’analisi definisce la «minoranza silenziosa», con cui si può ragionare. A cominciare da quei soggetti, il 38,1% del campione, che non si oppongono al provvedimento in modo ideologico, ma gli imputano l’impossibilità di vedere la partita accanto all’amico di sempre. È qui che la Questura intravede «le premesse per avviare un dialogo costruttivo».

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