Quella Roma che non c’è più

Corriere dello Sport (R.Maida) – Una squadra intera di grandi calciatori. Questo poteva essere la Roma oggi, se non fosse stata obbligata dalle tenaglie dell’autofinanziamento a vendere prima di acquistare nei sette anni della nuova società. Da Pjanic a Benatia, da Marquinhos a Lamela e Gervinho. Non si tratta di sole plusvalenze, perché Szczesny è stato il portiere della Roma per due anni senza essere comprato (era in prestito dall’Arsenal). E in quel ruolo, anzi, la società ha investito su un fenomeno come Alisson. Ma per il resto, sono tutti ottimi professionisti che per un certo periodo di tempo Pallotta ha avuto sul libro paga e che sono andati via dopo essersi valorizzati a Trigoria.

MESI CALDIDzeko, che è un caso a parte avendo ricevuto un’offerta improvvisa dal Chelsea, sarà l’ultima cessione dolorosa di questa serie che, soltanto l’estate scorsa, ha allontanato dalla Roma un giovane e rampante regista come Paredes, che farebbe molto comodo a Di Francesco in questo periodo, un difensore ormai affidabile a livello internazionale come Rüdiger, che ha “sostituito” in dirittura d’arrivo Manolas nella lista cessioni, e una delle migliori ali d’Europa come Salah, che ha strabordato nel Liverpool. E poi naturalmente toccherà a Emerson Palmieri, che secondo diversi allenatori sarà il terzino sinistro della nazionale italiana dei prossimi anni.

OBBLIGHI – Commiati illustri, cinque nelle ultime due sessioni di mercato, si spiegano anche con il crollo dei ricavi, che ha attirato l’attenzione degli ispettori Uefa: il fatturato della Roma è sceso nell’ultimo anno dai 219 milioni del 2016 (sedicesimo d’Europa) ai 172 del 2017 (numero 24 in classica). Da qualche parte, con il monte stipendi tenuto alto per ambizioni di competitività, i soldi dovevano entrare.

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