Quei derby giocati saltando il muro

Corriere dello Sport (M.Filacchione) – Senza tirare in ballo Churchill, c’è una cortina di ferro che divide i due versanti della Roma del pallone. Quando si tratta di fare mercato, Roma e Lazio si ignorano, non comunicano, e i rarissimi trasferimenti da una sponda all’altra diventano fatti epocali. Pochi (non più di una ventina) anche i giocatori che, pur senza passaggio diretto, hanno indossato entrambe le maglie. Il primo caso è anche uno dei più clamorosi: nel 1928 la Roma comprò a peso d’oro dall’Inter Fulvio Bernardini. “Fuffo” era a Milano da due anni, ma era nato e cresciuto nella Lazio. Protetto da classe e carisma, diventò presto bandiera giallorossa, senza che il passato potesse impedirlo. Non andò così liscia a Ferraris IV, simbolo della Roma. Nel 1934 ruppe con il presidente giallorosso Sacerdoti e accettò la corte della Lazio. Nel derby fu accolto dal grido di Testaccio: «Venduto! Venduto!». Dopo due stagioni andò a Bari e nel 1939 consumò un romantico ritorno alla casa base giallorossa.

IN PIAZZA – Tempestoso fu l’affare Selmosson nell’estate del 1958. La Lazio, in difficoltà economiche, accettò di cedere “Raggio di Luna” alla Roma. I laziali scesero in piazza, alcuni andarono in Svezia per dissuadere il giocatore, ma fu tutto inutile. Lo svedese, ala formidabile, restò in giallorosso per un triennio, segnando regolarmente alla Lazio. La storia di Ciccio Cordova somiglia a quella di Ferraris: bandiera ripudiata dalla Roma, scelse la Lazio per dispetto. Giocò un buon triennio in biancoceleste, rimanendo sempre romanista. Storia cupa, quella di Manfredonia: la sua “matrice” laziale non venne perdonata da parte della tifoseria. La Sud si divise, nacque il Gam (Gruppo anti Manfredonia). Lionello si impegnò alla morte, ma la frattura non fu mai completamente sanata. Infine Mihajlovic: arrivò alla Lazio dopo un quadriennio alla Sampdoria, ed era un giocatore ben diverso da quello visto anni prima in giallorosso. In quel caso nessuno, né da una parte né dall’altra, se la sentì di gridare allo scandalo.

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