Ma quale diplomazia, uno dei due è di troppo

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Il Tempo (T.Carmellini) – Ma sarebbe servito a qualcosa? E con il clima che s’è innescato quali sarebbero le prospettive tanto per il giocatore quanto per il tecnico? Resta però legittima la volontà di Totti di «sapere» del suo futuro: comunque un tema che deve affrontare con il presidente e non con l’allenatore che ha fatto chiaramente capire quali sono al momento le sue gerarchie. Totti non è più un titolare di questa Roma: lo attestano i 122 minuti giocati in tre mesiSpalletti sbaglia a reagire in quel modo e a «scendere» su un terreno molto scivoloso. Perché le sue scelte sul campo stanno pagando e ha già vinto: non servirebbe altro, inutile voler stravincere. Ha ragione quando dice che non può girare tutto attorno a un solo giocatore, Totti che sia, ma poi si contraddice quando lo «eleva» a principale problema della Roma (senza mai dirlo è chiaro…). Regalando poi a Dzeko un alibi grosso così. La storia che il bomber bosniaco non ingrani perché sente la pressione e soffre l’ombra di Totti (che per altro non gioca) non sta in piedi. Verrebbe da chiedersi se Higuain faticherebbe allo stesso modo… a occhio e croce diremmo di no. Poi, sui «vent’anni che non vincete un c…» meglio soprassedere perché bisognerebbe ricordare a Spalletti che quattro di questi sono stati con lui sulla panchina.

Il tempo degli alibi è finito, per tutti. Compreso il presidente Pallotta che deve uscire definitivamente allo scoperto e sciogliere il «nodo» per il bene della Roma. Sapere cosa succederà il prossimo anno è una richiesta legittima tanto per Totti, quanto Spalletti e anche per il popolo romanista. La decisione sembra essere già presa, Pallotta si è schierato apertamente dalla parte del tecnico, ma deve rendere la cosa ufficiale: comunicare cioè al Capitano la sua decisione senza «se» e senza «ma». Perché foto di facciata, sorrisi e frasi post-belliche lasciano il tempo che trovano: la brace del malumore c’è e resta a covare sotto la cenere… in attesa della prossima ventata. Sarebbe la svolta. Così, magari, piuttosto che continuare con la demagogia su Totti, Spalletti, sull’oceano che divide Boston dalla Capitale e andare in tv a rimediar Tapiri, si tornerà a parlare solo della Roma.

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