Pronti 15 milioni per rilanciare il Flaminio

Corriere Della Sera (A.Arzilli) – Via alla rianimazione dello stadio Flaminio. Il che significa pure suturare una delle ferite più profonde della città, una struttura storica (1957: inizio dei lavori) lasciata per anni allo sbando totale tra muri crepati, ferri arrugginiti ed erbacce che pian piano si sono trasformate in alberi. E fino a ieri ridotta, nelle sue parti interne raggiungibili scavalcando una semplice rete, ad albergo a ore per la prostituzione. In un quadrante per altro culturalmente strategico di Roma, tra Auditorium e Maxxi. Fine dell’incubo, insomma, e forse anche dell’autentica battaglia per il decoro iniziata ormai anni fa dal Corriere. Perché grazie alla doppia sponda del Coni e del Campidoglio — tornati a parlare la stessa lingua dopo il gelido mutismo seguito al no di Raggi alle Olimpiadi 2024 — entro fine anno la Fir (Federazione italiana rugby) fermerà lo scempio sull’opera griffata Nervi grazie ad un impegno di 15 milioni di euro che le istituzioni, sportive e non, si sono impegnate a rastrellare entro un mese. Il Comune, attraverso l’assessore allo sport Daniele Frongia, ha depositato domanda per il bando «Keeping it Modern» della Getty Foundation, fondazione con sede a Los Angeles che intende finanziare i progetti volti al mantenimento del patrimonio architettonico moderno e che si è già mostrata molto interessata al recupero del Flaminio. L’esito del bando è atteso per fine mese, ma da quanto filtra si tratta adesso di capire solo quanti dollari andranno a coprire la stima della quindicina di milioni fatta dal Coni e dalla Fir, al resto penseranno gli sponsor.

Tanto serve a restaurare la struttura di altissimo valore artistico-architettonico nel cuore di Roma senza aumentarne la capienza di 25 mila persone. Per destinarla al rugby femminile, alle giovanili e al seven disciplina olimpica. Mentre la Nazionale, quella del Sei Nazioni che ha bisogno di sede da 50 mila posti, resterà all’Olimpico anche se la kermesse più famosa d’Europa iniziò la fase a sei proprio lì, al Flaminio nel 2000. La Fir riuscirà anche ad incastonarvi la nuova sede federale, cioè a mettere una presenza fissa a garanzia dell’impianto. E visto che si tratta di un restauro i discendenti della famiglia Nervi hanno dato l’ok. «Il recupero del Flaminio è un’idea interessante, mia e di Malagò. Siamo partiti da lì col Sei Nazioni, si può recuperare un patrimonio importante per Roma, il rugby e lo sport in generale», ha confermato il presidente Fir, Alfredo Gavazzi. È il segnale di una macchina che comincia già a mettersi in moto dopo anni di immobilismo, come se tutti i soggetti istituzionali interessati aspettassero solo che qualche coraggioso (o visionario) facesse il primo passo. Si era pensato alla Lazio del calcio, ma un po’ la logistica dell’area e un po’ la richiesta di compensazioni edilizie da parte di Claudio Lotito hanno raffreddato la possibilità fino a farla cadere. Si era proposto anche Massimo Ferrero, patron della Sampdoria. Ma niente. La chiave per riaprire il Flaminio poteva essere solo la cultura. A

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