Ma prende corpo la promozione di Massara a ds

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Il Corriere dello Sport (R.Maida) – Più che nomination, sono autocandidature. L’annuncio dell’addio di Sabatini ha aperto la ricerca al nuovo direttore sportivo della Roma, con tanti nomi chiamati in causa. Ieri hanno parlato dell’argomento Marcello Carli, ds dell’Empoli e amico di Spalletti, e Manuel Gerolin, ds del Palermo oltre che ex giocatore della Roma. Tutti e due hanno lasciato intendere che sarebbero lusingati dalla convocazione a Trigoria ma che niente di concreto era in corso. Carli ha specificato di non aver avuto contatti «diretti» con la Roma. Il che rende l’ipotesi di una trattativa assolutamente credibile. Però…

STRUTTURA – Al momento a Trigoria non hanno ancora sistemato la successione. Intanto aspettano che Pallotta accetti le dimissioni, considerando che Sabatini ha un contratto fino al 2017 e fino pochi giorni fa ancora parlava ai giocatori da direttore. Spalletti stesso ieri ha detto di essere convinto che «Sabatini cambi idea, vedrete che resterà con noi». Ma giudicando ormai probabile la separazione, il presidente sta valutando seriamente la possibilità di affidarsi alle risorse interne. Oltre al famoso software, suggerito da Alex Zecca, che studia le caratteristiche dei giocatori di tutto il mondo, la squadra potrebbe essere formata da Ricky Massara, che per anni si è mosso nell’ombra di Sabatini e ha voglia di provare a giocare titolare, assistito da Federico Balzaretti, appena promosso all’esame di direttore sportivo, e Pasquale Sensibile, un altro uomo di fiducia di Sabatini. In questa struttura resterebbero il direttore generale, Mauro Baldissoni, che anche ieri ha presenziato alla riunione di Lega a Milano, e naturalmente l’allenatore, Luciano Spalletti, che parteciperebbe alle riunioni in cui vengono selezionati i calciatori da avvicinare.

RIDIMENSIONAMENTO – Di sicuro, dopo le esperienze con Baldini prima e Sabatini poi, Pallotta non vuole un personaggio ingombrante che gestisca le operazioni strategiche. La Roma pensa una soluzione sul genere della Juventus o del Milan, in cui la figura del direttore sportivo è inquadrata in un contesto collegiale. Niente plenipotenziari. Tutto deve fare capo alla presidenza, che da almeno un anno interviene periodicamente nell’assestamento, se non nel ribaltamento, delle gerarchie aziendali. Dopo aver smantellato lo staff di medici e preparatori, Pallotta ha deciso in prima persona l’esonero di Garcia. E su segnalazione dei suoi più stretti collaboratori, incluso Sabatini, ha ingaggiato Spalletti, lasciandogli totale libertà nella gestione dello spogliatoio (come insegnano i casi Totti, Dzeko e De Rossi). Delle competenze dell’allenatore, oltre che del data base di Zecca e del management di cui sopra, Pallotta si fida anche in prospettiva mercato, quando dovrà valutare acquisti e cessioni.

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