Prati: “Quando passai alla Roma dovevo far vedere che non ero finito. Domani sera sarò allo stadio” – AUDIO

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Pierino Prati, ex giocatore della Roma e del Milan, è intervenuto durante la trasmissione La Signora in Giallorosso in onda su Teleradiostereo 92.7. Ecco le sue parole:

C’era una partita iniziale dove si facevano vedere i giocatori…
Ricordo, era abbastanza arrabbiato, dovevo far quadrare dei conti con qualche persona e aprire un nuovo capitolo.

Quali conti?
Fargli vedere che non ero arrivato alla fine, pensavano che il meglio l’avessi dato e mi hanno ceduto in questa società che poi mi ha conquistato un pezzo di cuore. Quella sera li è chiaro il gol era il mio obiettivo principale. Volevo fargli vedere che avevano sbagliato. Parlo del presidente Buticchi del Milan.

Erano i presidente che cedevano e compravano…
Si, se non andavi d’accordo con la società, non avevi firmato un contratto scelto da te, ti vendevano e tu dovevi accettare, decidevano loro. Non c’erano altre persone che potevano discutere per il calciatore, neanche essere lì come presenza, c’erano giocatore, direttore sportivo e presidente. Quella volta lì ero al mare, in vacanza, sono stato chiamato e mi avevano detto che ero stato venduto alla Roma e che già c’erano i presidenti a firmare.

Hai sbagliato un  gol clamoroso in Nazionale…
Si sbagliano anche dei gol che quando si rivedono un milioni di spettatori dicono “quello lo facevo anche io”. C’è sempre una motivazione. Tra la linea di porta e la linea dell’area piccola lo sbagliai, a porta vuota, il portiere non c’era.

Esultasti anche…
Non è così (ride, ndr). Era all’Europeo, finì 0-0 la partita. Ero talmente sicuro che non sono riuscito a segnare, essendo da solo, la palla mi è saltata davanti, ha preso il ciuffo d’erba e invece di prendere l’interno piede mi ha preso la caviglia. Sono corso per prenderla ma la palla andò alta e io caddi dentro la rete.

Gol di testa meraviglioso con la Bulgaria…
Si, li ho rischiato di aprirmi la testa. Invece di andare col piede andai con la testa e finì vicino al palo.

Eri paragonato a Galli…
La mia fortuna è stata che vivendo in campagna noi nel pomeriggio giocavamo nel fieno. Ogni tanto si cadeva nel fieno e lì facevamo rovesciate, tuffi di testa e lì ci allenavamo.

4 anni alla Roma, hai segnato poco…
In un anno ne feci 22. Il primo anno feci 7-8 gol e venivo dalla pubalgia che ho avuto al Milan per tanti mesi. Tutto l’anno ho giocato con un cinturone, col piombo, che mi stringeva gli adduttori perché mi dava fastidio. Il secondo anno la condizione fisica è stata buonissima ed è la dimostrazione che questa malattia influiva. E’ un infortunio brutto. Sono uscito dal tunnel e ho dimostrato di ritornare quello che ero perché Ero in una città che mi voleva bene, c’era grande interesse, siamo partiti malissimo quell’anno lì, in 6-7 partite nessuna vittoria. Poi quel gruppo ha fatto si che l’annata diventasse eccezionale. Lì è stata la mia rivincita con chi mi riteneva finito. Domani sarò a Roma per la partita, c’è un evento, martedì, creato da un grande tifoso.

Giocatore più antipatico?
Uno che era tosto era Burgnich. C’era molto fisico nella nostra partita. Uscivamo pazzi, ce le davamo ma stavamo zitti.

Allenatore più antipatico?
Eriberto Herrera.

Si aspettava la rinascita di Dzeko? Credeva in Dzeko lo scorso anno?
Si perché conoscendo il giocatore di grande livello era impossibile facesse questi errori. Non so se aveva dei problemi, se si va a vedere il curriculum segna tanto.

E’ stato uno dei primi calciatori ad andare all’estero. Come considera questa tradizione? Lo consiglierebbe a Totti?
Per me era vacanza, sono rimasto 3 mesi e non siamo andati ai playoff. Adesso credo che stiano facendo grandi sforzi per poter far si che il calcio diventi grande. Adesso le squadre danno giocatori a metà carriera.

Hai guadagnato più tu o Ronaldo?
Ronaldo (ride, ndr).

Qual è il pensiero di un attaccante davanti alla porta?
Quando vedi che puoi fare gol scatta qualcosa. Adesso è più pensata, prima era istintiva l’esultanza. Adesso è decisa.

Messaggio…
Dovevo andare sotto la Curva a ricevere regali, ogni gol dovevo andare sotto la curva. Preferivo fare gol dalla curva dei romanisti, dall’altra parte era più lunga (ride, ndr).

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