Poca Roma, Keita e Basta show

Corriere dello Sport (A.Polverosi) – Orsato non finirà mai di ringraziare Keita e pure Lulic, i laziali che hanno vinto il derby nonostante le sue straordinarie malefatte. Se fosse finita come lui e il suo collega Di Bello avevano stabilito, togliendo alla Lazio un rigore solare sull’1-0 e consegnandone uno assurdo alla Roma per riportarsi sull’1-1, sarebbe stato travolto da un’ondata di polemiche a cui non è abituato. Si dirà che col Var questi errori scompariranno, ma intanto ieri solo una Lazio enorme ha ristabilito la giustizia nel derby. Tre a uno, con una partita di cuore, di testa, di scatti, una partita vera di una squadra che è lo specchio del suo giovane allenatore. Roma schiantata: Juve a +9 e Napoli a -1…

I COLPI DI KEITA – Ha deciso Keita con una doppietta, ma il derby si è piegato anche sotto i bulloni roventi di Lulic che da quel famoso 26 maggio di 4 anni fa gioca contro la Roma la partita della stagione. E come Lulic, anche Biglia, anche Parolo, anche Milinkovic, anche una difesa di ferro. Per un’ora e mezzo la Roma è rimbalzata su quel muro di cemento armato: sui palloni alti, sempre meglio i laziali; nei corpo a corpo, lo stesso. Difesa e ripartenza. Viene da pensare a come sarebbe finita se invece di Felipe Anderson, entrato a fine primo tempo al posto di Lukaku con un passo un po’ indolente, ci fosse stato Immobile, che invece era in panchina per una indisposizione notturna.

I COLPI DI INZAGHI – E’ difficile capire perché Spalletti non abbia cambiato tattica all’ultimo (per sua fortuna) derby stagionale. Ne ha giocati quattro, ha vinto il primo (di campionato) solo per una follia di Wallace (altrimenti con ogni probabilità finiva 0-0), ha perso quello decisivo nell’andata in Coppa Italia (quando la Roma è stata stordita dalla Lazio), ha vinto il ritorno ma quando ormai la qualificazione era della Lazio e ha perso di nuovo in campionato. Bene: Inzaghi ha giocato per quattro volte lo stesso derby e Spalletti non ha mai capito come fermarlo, come togliergli lo spazio, come ostacolarne le ripartenze. Anche stavolta per 90 minuti è stato in balìa del più giovane allenatore della Serie A. Spesso la Roma gioca come se potesse schiacciare chiunque, lo ha fatto anche ieri quasi con presunzione, senza capire l’avversario, senza interessarsi al suo modo di stare in campo. Eppure è noto (e doveva esserlo soprattutto alla Roma) che la Lazio è specialista nella conquista degli spazi alle spalle della difesa avversaria. Sa difendersi soffrendo per poi ripartire e Inzaghi l’aveva imbottita di “ripartenti”: Keita, Lukaku, Lulic, Basta e Parolo. I primi 10’ del derby sono stati tutti romanisti, ma al primo attacco Keita ha segnato infilandosi come uno scoiattolo fra Fazio ed Emerson Palmieri, a cui ha fatto passare la palla fra le gambe. Spietato il ragazzino, ma davanti aveva una difesa di pasta frolla. Ora la partita era come l’aveva pensata Inzaghi che quando, poco prima dell’inizio, si è ritrovato senza Immobile non ha messo un attaccante (Felipe Anderson), ma un esterno di difesa (Lukaku), avanzando Lulic e Milinkovic che doveva marcare De Rossi e poi rifinire l’azione. Il possesso palla della Roma era senza ritmo, senza velocità. L’orario della partita, il sole e il caldo hanno inciso, forse anche su Orsato che è entrato sulla scena per togliere un rigore alla Lazio (Fazio su Lukaku) e per regalarne uno alla Roma che in realtà era una simulazione, sceneggiata perfino male, di Strootman. De Rossi dal dischetto ha rimesso la partita in parità.

I RIBALTONI DELLA ROMA – Strakosha ha tolto a Dzeko la palla del 2-1 e subito dopo la Lazio è tornata in vantaggio con un attacco di Lulic concluso da un tiro di Basta deviato da Fazio. Era il 5’. A inizio ripresa Spalletti aveva cambiato sistema mettendo Bruno Peres al posto di El Shaarawy e schierando la difesa a 3. E’ vero che El Shaarawy si era visto poco, ma che c’entra un terzino se doveva vincere e che c’entra uno poco affidabile come Peres in quel momento decisivo? La Lazio ha sbagliato qualche contropiede di troppo, ma sull’ultimo, partito e rifinito da Lulic, è arrivata la doppietta di Keita. Alla fine, per completare la figuraccia, Rüdiger si è fatto cacciare per un fallaccio su Djordjevic. Il Paradiso sognato da Spalletti è rimasto chiuso. Ha perso le chiavi.

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