Pjanic: “Un giorno potrei allenare in Lussemburgo. Ho poco tempo per vedere la mia famiglia. Ho un contratto con la Roma, ma so che tutto può cambiare velocemente”

pjanic bosnia

Miralem Pjanic, centrocampista della Roma, è tornato in Lussemburgo per la sfida amichevole con la sua Bosnia. Il giallorosso nell’occasione ha rilasciato un’intervista ai lussemburghesi di Le Quotidien:

Venire in Lussemburgo è ancora un momento speciale per te?
Fa sempre piacere avere l’opportunità di giocare contro la Nazionale lussemburghese. Mi permette di vedere la mia famiglia. Allo stadio ci saranno amici ed ex allenatori.

Parlerai con i tuoi allenatori dei tempi dello Schifflange?
Quando vengo in Lussemburgo lo faccio principalmente recandomi a Schifflange, quindi li vedo regolarmente.
E’ un piacere incontrarli.

Nel settembre 2010, dopo il tuo gol allo stadio Josy Barthel (0-3 nelle qualificazioni per Euro 2012), sei stato in grado di non esultate. Hai pensato che farai se segnerai?
Ho sempre avuto rispetto per il Lussemburgo e l’avrò sempre. Non mi pongo la questione di sapere come celebrerò un gol. Resta una partita di calcio.

Ad oggi che rapporto hai con Schifflange?
Ci vengo soprattutto per vedere la mia famiglia. A Roma si gioca ogni tre giorni, ho poco tempo libero. In effetti, ho poco tempo per la mia famiglia. È triste, ma è così. Ci si abitua a tutto.

Sei curioso di sapere se il club di Schifflange ha ottenuto dei soldi come indennizzo per ogni tuo trasferimento?
Le cifre non mi interessano. So che hanno ricevuto qualcosa ad ogni mio trasferimento e questo mi rende felice. Mi fa piacere immaginare che quei soldi hanno permesso ad alcuni ragazzi di migliorare. È qui che ho firmato il mio primo contratto, qui che ho fatto i miei primi passi. Schifflange resterà nel mio cuore per sempre.

Che opinione hai del livello e dell’evoluzione della nazionale del Lussemburgo?
Guardo le partite quando posso. Riescono a mettere sempre più in difficoltà gli avversari. È una squadra che sa difendere bene, che sa fermare chi attacca la sua porta. E’ sufficiente vedere i risultati del Lussemburgo per capire che questo è un paese in pieno progresso calcistico. Prenderemo il match di venerdì molto seriamente, non sarà facile. E’ già un po’ che dico che non ci sono più partite facili.

Christopher Martins gioca al Lione e Vincent Thill al Metz, due club in cui sei cresciuto. Segui le carriere delle due più grandi speranze del calcio lussemburghese?
Ho sentito parlare molto bene del piccolo Thill tramite alcuni miei amici che sono ancora al Metz. Me ne hanno parlato molto bene. Ora deve sapere che può andare avanti solo grazie alla determinazione, alla testa, alla serietà. Tutto dipenderà da lui. Va molto bene a Metz. Quello è un luogo ideale per muovere i primi passi. Conosco la sua famiglia: suo padre ha giocato contro il mio! Martins? So che c’è un lussemburghese a Lione ma lì ho meno contatti rispetto a Metz. Ho meno voci su quello che succedi lì.

Molti giovani lussemburghesi di origine bosniaca sono fortemente legati alla Bosnia nonostante ci siano meno chance di arrivarci. Pensi di averli ispirati?
Spero di essere un esempio per gli altri bambini in Lussemburgo. Anche se è un paese dove il campionato di calcio non è professionistico, se sono determinati hanno la possibilità di arrivare in club professionistico grazie alla formazione ricevuta dalla Federcalcio lussemburghese. Spero di essere riuscito a trasmettere questa cosa: andando oltre i propri limiti, si può andare lontano. Poi ognuno fa la sua scelta. Bisogna ascoltare la propria testa. Quando ero a Metz ho avuto un migliaio di proposte da parte di grandi club, ma sono restato là perché sapevo che quella era la squadra perfetta per muovere i miei primi passi. Bisogna anche essere rispettosi di tutti.

Immagini quale sarebbe il livello attuale del Lussemburgo se nel 2007 avessi scelto di rappresentare questo paese e non la Bosnia?
Allora, è difficile da dire questo… Non saprei minimamente a che livello sarebbe il Lussemburgo. Ma penso che alla fine tutti abbiano capito che ho dovuto fare una scelta. Ho avuto la possibilità di realizzare un sogno: giocare il Mondiale con il mio paese d’origine. La Bosnia ha vissuto anni difficili, la gente era infelice a causa della guerra e l’idea di rendere felici le persone, anche se momentaneamente, mi ha reso orgoglioso. Dopo di che non si mai cosa ci riserva il futuro, soprattutto nel calcio. Magari un giorno potrei finire ad allenare qui, in Lussemburgo!

Ad ogni sessione di calciomercato, il tuo nome è accostato a quello dei maggiori club europei e a grandi cifre. Come la vivi?
Non ho nessun problema a riguardo. Sono consapevole del mondo in cui vivo. Ho un contratto con la Roma, ma so anche che in questo ambiente tutto può accadere molto velocemente. Basta che due club si mettano d’accordo e puoi ritrovarti subito da un’altra parte.

Parliamo della Bosnia. Avete digerito l’eliminazione agli spareggi con l’Irlanda per accedere a Euro 2016?
E’ stata una grande botta e delusione per noi. Abbiamo cominciato molto male nei gironi di qualificazione, poi ci siamo ripresi ma ci siamo imbattuti in un’Irlanda organizzata meglio. Guardando le ultime qualificazioni, abbiamo giocato tre spareggi e ci siamo qualificati una volta direttamente. Oggi, stiamo costruendo una squadra per il futuro, pensando prima di tutto al Mondiale del 2018 in Russia.

Il fatto di giocare nella Roma con Edin Dzeko dall’inizio della stagione aiuta la Bosnia?
Lo spero. Quando si gioca tutti i giorni con qualcuno, inevitabilmente, si ha più facilità nel trovarsi, si capiscono meglio i movimenti di quella persona, le sue chiamate. Questo non può che aiutare la nazionale bosniaca.

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