Pjanic, tra i fischi di Roma e quel gol dell’amico Radja

Corriere dello Sport (A.Barillà) – L’accoglienza non è così ostile, anche se qualche bordata di fischi, magari senza eccessi, ma gli arriva: quando prende palla, quando batte gli angoli. Succede a tutti gli ex, a parte romantiche eccezioni: diciamo che il dissenso si è annacquato pian piano nei gol della Roma. E la gente ha smezzo di pensare all’ex rivale. La scelta bianconera di Miralem Pjanic divide i tifosi della Roma, prevale comunque la sensazione del tradimento perché la Juve è una rivale eterna. La nostalgia, la bellezza degli anni divisi, si mischia così con l’amarezza e il livore, ed è strano sentirsi beccato dallo stadio che è stato casa tua, mentre sfogli ricordi piacevoli e incroci facce amiche.

CASA – Miralem ha sempre detto d’essere stato benissimo in giallorosso, ha spiegato d’aver cambiato perché era il momento giusto, ha dichiarato d’aver capito in fretta la differenza della Juventus rispetto a qualsiasi altro club, citando l’ossessione per la vittoria, l’impossibilità di godersi un traguardo perché subito se ne profila un altro da raggiungere. Avrebbe voluto vincere lo scudetto contro la Roma, nella sua vecchia casa, non per rivincita o boria ma per archiviare un primo trionfo, inaugurare il suo palmares: non c’è riuscito però non fa drammi perché la festa, salvo tracolli, è solo rinviata.

RITAGLIO – Miralem è felice alla Juventus ma custodisce con gelosia, dentro di sè, gli anni romani, come dimostrano amicizie più forti del pallone, della lotta scudetto, delle divisioni del tifo. Con Radja Nainggolan, in particolare, il rapporto è splendido. Altro che non parlarsi più come aveva detto il belga nei giorni delle indiscrezioni sul passaggio alla Juve, prima dell’annuncio: si sentono e si vedono anche, di recente sono stati insieme per un ritaglio di vacanza a Montecarlo con le compagne e il figlioletto di Miralem.

SPERANZE – E’ curioso, trovarsi oggi avversari. Non solo entrambi in campo con maglie diverse, ma proprio incollati, a duellare sulle stesse zolle, Radja trequartista un passo dietro il tridente di Spalletti e Miralem davanti alla difesa nel 4-1-4-1 disegnato da Allegri. Amicizia sospesa per novanta minuti, ognuno a perseguire i suoi obiettivi, Pjanic a sognare il primo titolo di una carriera apprezzabile ma avara di successi e Radja a svegliarlo bruscamente, con il terzo gol giallorosso, quello che completa la rimonta e spegne le speranze bianconere. Tutto rinviato, ma il bosniaco sa che deve solo pazientare: spera di fregiarsi del primo trofeo mercoledì, la Coppa Italia prima per poi pensare a chiudere il campionato.

FILOSOFIA – Ha scelto la Juve per questo e la Juve se lo gode, orgogliosa. Ha saputo aspettarlo nelle difficoltà iniziali, non ha mai nutrito dubbi, ha solo pazienzato perché l’ambientamento non risparmia nemmeno i fuoriclasse e adesso lo coccola come valore aggiunto, colpo di mercato davvero speciale perché piazzato sfilando un punto di forza alla concorrenza, pazienza per come è andata stavolta, per la sconfitta nell’Olimpico che un tempo era amico, per il naufragio di un centrocampo inedito, con lui soltanto a galla, con Sturaro e Lemina in ambasce dopo l’illusione di un lancio meraviglioso e di un gol che poteva scrivere la storia, sancendo il sesto scudetto di fila. «Pjanic ha trovato un ambiente diverso, una filosofia differente, ha dovuto adattarsi con un allenatore diverso – spiega l’ad Beppe Marotta a Premium -. Ora rispecchia le sue qualità eccelse, è un giocatore duttile».

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