Gazzetta dello Sport – La fuga di Pjanic: dalla Bosnia a Roma per sport

In fuga, come una sacra famiglia benedetta dalla mezzaluna, sperando che un pallone fosse più efficace di un passaporto ingoiato dalla guerra. La vera storia di Miralem Pjanic, in fondo, comincia correndo, visto che suo padre Fahrudin aveva capito che la Bosnia, nel 1991, non era più una terra serena per allevare i propri figli. Così, quando il futuro talento della Roma aveva appena un anno, la cittadina di Zvornik appariva solo un ricordo. D’altronde i cannoni non fanno sconti e così Fahrudin Pjanic e sua moglie Fatima — bosniaci e musulmani — si trasferirono prima in Germania e poi in Lussemburgo per portare i figli Miralem, Mirza ed Emina al sicuro. Il problema è che non avevano più documenti e così papà Pjanic, da ex calciatore della (ancora più ex) serie B jugoslvava, si rimise le scarpette per giocare tra i cadetti, vincendo di sicuro due cose: documenti per tutta la famiglia e la tranquillità.
«Posso dire che il calcio ci ha salvato la vita — ha raccontato il 21enne ex del Lione a «La Roma» —. Mio padre magari non ha giocato ad alti livelli, ma io non ho mai avuto nessuna esitazione quando si è trattato di scegliere la cittadinanza con cui giocare. Sono e mi sento bosniaco, anche se sono in possesso di passaporto lussemburghese e francese. A dire la verità, ai tempi di Domenech mi era stato chiesto di giocare proprio per la Francia, però ho rifiutato. Il calcio rappresenta un legame profondo con la mia famiglia e la mia terra e quando vesto la maglia della Nazionale lo faccio per loro». La leggenda famigliare vuole che Miralem già a 5 anni palleggiasse con eleganza. Sarà per questo che l’impatto con il calcio vero, nel Metz, per lui non è stato un problema. Ci ha messo poco a mettere in luce le sue doti, che hanno presto fatto gola al Lione, società regina del calcio francese negli ultimi anni. «Sono state entrambe esperienze bellissime, poi forse con l’arrivo di Gourcuff qualche equilibrio è cambiato e l’ultima stagione a Lione non è stata all’altezza di quella precedente». Per questo il ragazzo cresciuto con il mito di Zidane ha visto il trasferimento a Roma come una grande opportunità.
La storia recente racconta come con la Bosnia sia stato ad un passo dal realizzare il «miracolo» della qualificazione all’Europeo. A stopparlo, però, ci ha pensato il Portogallo di Cristiano Ronaldo, «costringendo» così Pjanic a rincorrere la vetrina europea con la Roma. Come dire, alla luce degli ultimi risultati, a Trigoria è tornato l’ottimismo. Di sicuro Pjanic è stato uno dei pochissimi (con Stekelenburg e De Rossi) a diventare un punto fermo nello scacchiere dell’allenatore spagnolo, tant’è che nelle 13 partite in cui è stato a disposizione è stato titolare altrettante volte, dimostrando duttilità tattica (da interno e trequartista) e segnando anche un gol. Insomma, l’acquisto di Pjanic — costato 11 milioni — è stato un affare. Giovane, talentuoso, di grande prospettiva e soprattutto senza paura. D’altronde chi è riuscito a scampare ad una guerra non può aver timore di un pallone che rotola.
Gazzetta dello Sport – Massimo Cecchini

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