Corriere della Sera – La Roma non suona il Pjanic

La Roma, l’estate scorsa, ha rifiutato per lui un’offerta di 25 milioni di euro da parte del Barcellona (che però pare sia ancora sulle sue tracce). Chissà se oggi i dirigenti romanisti non siano pentiti di quel rifiuto. Perché tra incomprensioni tattiche – le sue caratteristiche poco si sposano con il 4-3-3 zemaniano – e una serie di infortuni che comunque non gli ha impedito di rispondere alle chiamate della sua nazionale, il rendimento di Miralem Pjanic è ben lontano dalle aspettative. La seconda stagione da romanista doveva essere quella della consacrazione, dopo il «rodaggio» dello scorso anno con Luis Enrique, e invece il centrocampista bosniaco sta incontrando delle difficoltà impreviste. Nella lista dei problemi che affliggono lo spogliatoio romanista, la sua situazione finisce sul terzo gradino di un podio che vede ai primi due posti i «casi» di De Rossi e Osvaldo, che ieri tramite il suo profilo Twitter si è lasciato andare ad un «elogio della normalità», definita «affascinante ».

Mentre Zeman a Trigoria lavora con pochi intimi, il bosniaco – 139 minuti in campionato spalmati in due gare contro Catania e Bologna – è in ritiro con la sua nazionale. Ieri non è sceso in campo contro la Grecia, lo farà martedì contro la Lituania. Alla Roma non l’hanno presa bene: si è fermato per un problema all’adduttore alla vigilia della gara con la Sampdoria del 26 settembre e la società avrebbe preferito che fosse rimasto a curarsi nella capitale. Troppo forte il richiamo della patria o semplicemente con la sua nazionale Pjanic si sente un calciatore importante e con la Roma no? La risposta è solo nella sua testa, ma c’è un dato inconfutabile: in questo inizio di stagione il centrocampista ha raccolto più minuti (168) con la Bosnia che nella Roma. Superati i problemi fisici, da mercoledì Zeman dovrà provare a risolvere quelli tattici. Finora il boemo lo ha utilizzato intermedio, prima a sinistra e poi, per separarlo da Totti, a destra. Il centrocampo è però il reparto in cui il tecnico ha più alternative a disposizione: con la crescita di Florenzi, il recupero di Bradley e la piena fiducia in Tachtsidis in cabina di regia, alla ripresa del campionato contro il Genoa c’è il serio rischio che il bosniaco debba accomodarsi in panchina al fianco di De Rossi. «Fare delle scelte è il lavoro del mister, per cui va bene così », ha dichiarato ieri Marquinhos a Sky. Chissà se dentro lo spogliatoio giallorosso la pensano tutti così.
Corriere della Sera – Gianluca Piacentini 

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