Corriere dello Sport – Tutti i trucchi di mago Pjanic

Pesa poco più di sessanta chili e in campo non ha mollato per un minuto, andando a dare fastidio agli avversari, giocando continuamente a calcio, mettendoci tutto quello che aveva“.

Così Luis Enrique al termine di Roma-Milan. «E’ davvero forte, uno in grado con un tocco di far fuori l’avversario quando meno te l’aspetti». Così Totti nella sua ultima conferenza stampa. Di chi parlavano? Di Miralem Pjanic, ventunenne, centrocampista bosniaco in forza alla Roma da quest’anno. Pagato 11 milioni di euro ai francesi del Lione, Pjanic si sta rivelando un acquisto super: Luis Enrique lo ha utilizzato da mezz’ala o da trequartista e in entrambe le posizioni ha risposto alla grande, garantendo partecipazione al gioco, impegno, tocchi geniali e, soprattutto, assist. “Sì ma tre o cinque?” si domanda Pjanic stesso, che poi prosegue «per me contano anche i calci d’angolo, quindi me ne prendo cinque…». Allora cinque, Miralem. In cinque occasioni dal suo piede è partito l’ultimo passaggio prima del gol della Roma. Simplicio, Osvaldo, Burdisso e Bojan ringraziano ancora. E lui: “Trequartista o centrocampista? Meglio la prima soluzione, ma sono a disposizione“. Ora lascerà Trigoria: la sua Bosnia si gioca l’Europeo nello spareggio con il Portogallo di Cristiano Ronaldo, andata in casa venerdì prossimo, ritorno a Lisbona martedì 15. Anche per la sua nazionale, Pjanic è un punto di riferimento. Lo stesso che sta diventando per la Roma. Ora lo hanno scoperto tutti, e tutti sono già pazzi di lui.

La prima perla contro l’Atalanta –  La prima perla, Miralem Pjanic, l’ha regalata alla quinta giornata quando all’Olimpico si è presentata l’Atalanta. Proprio in quella partita, peraltro, è iniziata la doppia funzione che il bosniaco ha svolto con grande impegno finora. Come sempre, almeno fino a quel momento, Luis Enrique lo aveva schierato mezz’ala, uno dei tre di centrocampo, quasi sempre alla sinistra del centrale. Il tecnico spagnolo per l’idea di calcio che ha in testa, predilige la maggior presenza possibile di piedi buoni in campo. E Pjanic, non c’è dubbio, i piedi buoni ce l’ha eccome. Contro la squadra di Colantuono, nella ripresa, Totti uscì per l’infortuno che ancora oggi lo sta tenendo lontano dai campi. A quel punto Luis Enrique inserì Pizarro e spostò Pjanic più avanti, nel ruolo che il ragazzo conosceva per averlo ricoperto sia in nazionale che nel Lione. Quello è il ruolo della fantasia, la zona di campo dove bisogna vivere di imprevedibilità, serve l’uomo dell’ultimo passaggio. E’ da lì che qualsiasi squadra crea le occasioni più pericolose. E Pjanic ha risposto subito presente: nulla di particolare o di inventato all’istante, soltanto l’uno-due basilare del gioco del calcio. L’altro compagno con cui ha scambiato il pallone era Simplicio: palla giocata per Miralem, tocco di ritorno con i giri contati in direzione della porta avversaria, brasiliano da solo davanti al portiere avversario e gol. Che poi l’assist consiste proprio in quello, mettere il compagno nelle migliori condizioni per segnare. “Hai visto Pjanic, mica male eh…”, hanno cominciato a dire i tifosi della Roma.

La seconda nel derby – Gli addetti ai lavori, ma anche i semplici appassionati, si sono accorti fin dalle prime apparizioni come la Roma, acquistando Pjanic, avesse preso uno in grado di diventare un fuoriclasse. A soli ventun’anni si muove con una padronanza che possiede soltanto chi è straconvinto dei propri mezzi. La sera del derby è arrivata la conferma, almeno a livello personale. Perché giocare il primo derby non è mai facile per nessuno, incidere dopo cinque minuti ancor meno. La Roma ha perso la sfida con la Lazio non riuscendo a difendere il gol del vantaggio segnato da Osvaldo. Ma come ci era arrivato l’attaccante italoargentno a tu per tu con Marchetti dopo solo pochi minuti dal fischio d’inizio? Facile, ci aveva pensato Pjanic con un’invenzione geniale. La palla, come spesso accade alla Roma di questa stagione, giracchiava intorno all’area avversaria. A un certo punto l’accelerazione, una di quelle che la squadra di Luis Enrique sta cercando di mettere in atto più spesso, quelle che servono per rompere gli equilibri delle mosse tattiche. Dopo il tocco per Pjanic, subito due attaccanti si sono catapultati tra le maglie della difesa della Lazio: il bosniaco, con tranquillità, ha scelto il tocco sotto a smarcare Osvaldo. Difesa biancoceleste tagliata fuori e Roma in gol. Che poi giocate del genere sono le più difficili perché oltre a scavalcare la linea avversaria, non va fatta arrivare la palla troppo vicino al portiere, che a quel punto avrebbe vita facile. Quella serata, per i tifosi della Roma, non sarebbe finita bene, ma il lampo di Pjanic è rimasto negli occhi di tutti, segnalato tra le poche note positive.

A Novara il terzo gioielloNovara-Roma, storia recente, di sabato scorso. La Roma deve trovare necessariamente un risultato positivo, è quasi obbligata a vincere dopo tre sconfitte nelle ultime quattro partite giocate. La squadra però, almeno inizialmente, sembra muoversi come al solito: tanto possesso-palla ma poca incisività in attacco. Oltretutto, in difesa, le cose non vanno benissimo. Nel secondo tempo però, dopo aver fatto il trequartista, Pjanic si sposta a centrocampo seguendo gli ordini di Luis Enrique che in attacco ha inserito Bojan. La partita cambia anche grazie alla crescita dei giallorossi. La Roma, rispetto alla prima frazione, è più convinta di sé e sta pressando i padroni di casa, a questo punto in forte difficoltà. Lamela in quel momento è il vero trequartista, Pjanic gli gioca vicino, in appoggio, la zona è la stessa. Al minuto settantatré la palla arriva tra i piedi del bosniaco, Osvaldo e Bojan fanno un movimento per il quale riceveranno a fine partita i complimenti di Luis Enrique. Pjanic, a quel punto, ha due soluzioni tra cui scegliere, una da una parte e una dall’altra. La decisione del bosniaco punta sullo spagnolo trovandolo con il solito tcco sotto a scavalcare la difesa ospite. La palla del bosniaco, come al solito, è praticamente perfetta, sia come grado di forza che come precisione, tanto che Bojan ci arriva in allungo in maniera perfetta per battere a rete e fare centro. E’ il gol del vantaggio, quello che permette alla Roma di giocare più sciolta, trovare anche la seconda rete e portare a casa re punti importantissimi. Anche sul successo di Novara, c’è lo zampino, anzi l’assist, di Miralem Pjanic.

Le altre prodezze del bosniaco – Di solito nel calcio i calci d’angolo li battono quei giocatori che sanno calciare in un certo modo. Sono gli allenatori a decidere chi, magari scegliendo due soluzioni diverse in base alla parte da cui deve essere tirato il corner. Con Pjanic la Roma ha trovato probabilmente la soluzione ideale. E infatti il bosniaco ci tiene alla paternità di altri due assist, quelli serviti dagli angoli a Burdisso contro il Milan e a Osvaldo sul campo del Novara. La palla, in tutti e due i casi, è calciata in maniera praticamente perfetta. Perché il discorso è lo stesso: maggiore è la facilità con cui chi segna colpisce il pallone, migliore è la qualità del passaggio dell’assist-man. Pjanic tira forte, dando molto effetto, la forza che l’attaccante deve metterci non è tanta, basta indirizzare bene il colpo di testa. E così hanno fatto Burdisso prima e Osvaldo poi, girando in rete gli angoli del bosniaco. Ora a Pjanic, e il giocatore ci tiene tanto, è pronto per il primo gol con la Roma, lo aspetta, lo vuole fortemente. Gol che tra l’altro quest’anno in campionato ha già segnato, in Francia, Ligue 1, con la maglia del Lione ad agosto, prima di sbarcare a Trigoria. Anche con le punizioni Pjanic va forte: con il Milan un miracolo di Abbiati gli ha negato il gol, a Novara ci ha riprovato senza fortuna. Pjanic tira di mezzo collo, centrale, soluzione che con i palloni moderni si trasformano in traiettorie difficili per i portieri. La palla si abbassa all’ultimo istante, un po’ come fanno Pirlo e Del Piero. I tifosi della Roma aspettano il primo gol di Pjanic, gli basterebbe anche solo un appoggio a porta vuota. E Miralem non vede l’ora di accontentarli.

Corriere dello Sport – Alberto Ghiacci

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