Pioli esonerato. Lazio a Inzaghi

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Il Tempo (L.Salomone) – Meglio tardi che mai: «La Lazio comunica di aver sollevato dall’incarico Stefano Pioli. La prima squadra viene affidata a Simone Inzaghi». Il tecnico della Primavera avrà sette partite a disposizione per restituire dignità a un gruppo che ha chiuso la sua stagione fallimentare con un derby perso malamente. Finisce così dopo 91 partite l’esperienza romana di Pioli, capace nel giro di un anno di passare dal terzo posto all’esonero dopo l’ennesima scoppola rimediata (27 le sconfitte totali tra coppe e campionato, 44 le vittorie). Fatali i due ko contro lo Sparta Praga (0-3 senza storia) e contro la Roma (1-4 di ieri).

Oggi si partirà per il ritiro di Norcia, sarà una lunga mattinata per mettere insieme lo staff che affiancherà Inzaghino, eroe dello scudetto del 2000, in questa nuova avventura oltre che per decidere anche chi guiderà la Primavera nella lotta per un posto nei playoff (tra l’altro all’orizzonte c’è il derby dei giovani). Del resto Pioli ha sbagliato tutte le partite decisive di questa stagione: dalla finale di Supercoppa al preliminare di Champions League. Poi in campionato solo un elenco di delusioni più la perla di San Siro contro l’Inter. Un boomerang quel successo, ha allungato l’agonia perché, in caso di risultato negativo, si sarebbe arrivati all’esonero di Pioli con tre mesi d’anticipo e magari i risultati potevano essere meno deficitari. Tant’è, l’attendismo della società non ha premiato, anzi è stata una discesa lenta e continua fino all’epilogo scontato di ieri anche perché pure in Europa League il tecnico emiliano si era consegnato allo Sparta Praga, peraltro avversario mediocre. Di Pioli resterà la perla del terzo posto, una finale di Coppa Italia persa ai supplementari, l’ottimo gioco espresso nel primo anno e tante situazioni in cui la storia con la Lazio poteva cambiare. Non è successo per tanti motivi di sicuro anche per colpe non sue. La campagna acquisti non ha portato benefici, si è speso troppo poco, alla fine tutti i nodi sono venuti al pettine. Fino a quando il presidente Lotito non deciderà di investire di più, il destino della Lazio è questo, è inutile girarci intorno ormai è una questione di budget e per certi versi è giusto: chi compra Perotti e El Shaarawy va in Champions e stravince il derby, chi si accontenta di Bisevac e null’altro, scende in un inferno di mediocrità.

Pioli ha saputo in serata dell’esonero, si era presentato in sala stampa per commentare la nuova debacle con le solite frasi di facciata: «La nostra stagione è fatta di tanti errori e di occasioni perse. Avevamo preparato la partita scegliendo di coprire bene gli spazi, siamo ripartiti poche volte ma non abbiamo sofferto tanto, abbiamo concesso loro poche occasioni. Nella ripresa avremmo meritato di segnare almeno due o tre gol abbiamo colpito due pali calciando da dentro l’area di porta, e c’era almeno un rigore su Keita. Gli episodi ci condannano a un risultato molto molto pesante». L’annuncio del ritiro, la sensazione dell’esonero vicino. Un paio d’ore e arriva la conferma ufficiale del divorzio, senza dimissioni, Lotito lo pagherà fino a giugno con la speranza di riuscire a risparmiare il milione fino al 2017 se il tecnico troverà una squadra. Per ora tocca a Inzaghi poi chissà: di sicuro sarà rifondazione totale con l’obbligo di dare spazio in queste ultime sette stazione della «Via Crucis» di questa stagione solo a quelli che hanno a cuore la maglia della Lazio.

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