Piccoli segnali di Roma, ma in finale va Cavani

La Repubblica (M. Pinci) – Chissà se si può invocare l’effetto Mourinho. O se, semplicemente, bisogna archiviare quel disastroso secondo tempo di Manchester alla già larghissima collezione dei rimpianti romanisti. Certo, il 3-2 con cui ha accompagnato il finale lo United (lo attende il Villarreal) è una dimostrazione di potenzialità inespressa.

O magari la base su cui lavorare per il futuro, iniziato tre giorni fa con l’annuncio di aver scelto lo Special one per rivoluzionare la storia del club. Mourinho chiederà un nuovo portiere, un terzino, un grande centrocampista – magari quel Van de Beek ospite ieri all’Olimpico – e soprattutto un attaccante di livello internazionale.

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Futuro, si diceva. Per ora lo hanno annunciato Ebrima Darboe e Nikola Zalewski. Il primo, 20 anni a giugno, è arrivato in Italia a 14 anni su un barcone come rifugiato dopo esser passato per un campo profughi in Libia, inserito nel progetto Sprar per i richiedenti asilo, affidato a lungo a un assistente e arrivato a Roma dopo aver giocato nello Young Rieti, dove viveva. Contratto di 50 mila euro, dicono li mandi alla famiglia in Africa. 

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È un anno più giovane Zalewski, origine polacca ma cresciuto a Tivoli, dove il padre vive da 30 anni: ha impiegato 6 minuti dal debutto da professionista per segnare il gol che almeno formalmente ha permesso alla Roma di chiudere con una vittoria.

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