Perinetti: “Iniziai a lavorare come collaboratore di Moggi nella Roma di Anzalone. Il bluff su Cerezo? Depositai in Lega fogli di carta senza alcun valore”

Giorgio Perinetti, attuale direttore generale del Genoa, ha rilasciato alcune dichiarazioni al quotidiano Il Messaggero sulla sua esperienza alla Roma. Queste le sue parole:

Perinetti, quando ha cominciato a fare mercato?
«A ventisette anni, con la Roma del presidente Anzalone. C’era Moggi direttore sportivo, io ero uno dei suoi giovani collaboratori».

Il posto più strano dove ha fatto una trattativa?
«Ovunque, a qualsiasi ora del giorno o della notte. Quasi sempre di nascosto o al riparo da orecchie indiscrete. Quasi sempre…».

Cosa vuol dire?
«Per le cessione di Ancelotti al Milan, ad esempio, ci incontrammo con Galliani a Roma, chiudemmo la trattativa e decidemmo di andare a cena. “Ci penso io, conosco un posto all’aperto, un giardino tranquillo e sconosciuto ai giornalisti. E poi è buio”, disse Galliani. Con me c’erano Previdi e Ettore Viola, andammo, cominciammo a mangiare ma dopo una decina di minuti ecco spuntare da dietro le siepi le teste di uno, due, tre, quattro e più giornalisti. Addio segreto…».

Il bluff su Cerezo?
«La Roma aveva appena vinto lo scudetto dell’83 con Prohaska, ma durante l’ultimo “torello” dell’anno al Tre Fontane l’austriaco tirò involontariamente una pallonata in faccia a Liedholm. Il Barone, su indicazione del mago Maggi, “questo è uno che si porta dietro tanta negatività”, decise di cacciarlo e così cominciammo in gran segreto la trattativa con l’Atletico Mineiro per Cerezo. Dopo settimane non avevamo ancora in mano niente di concreto, ma io bluffando andai in Lega a Milano e depositai fogli di carta senza alcun valore. Fuori dagli uffici una marea di giornalisti. “Visto che hai depositato il contratto, dicci chi è il nuovo straniero della Roma?”. Io, che non potevo farmi scoprire, risposi: dirà tutto stasera il presidente Viola a Roma alla festa scudetto a Villa Rosa. Ovviamente la sera Viola non disse niente, la pressione della stampa calò e nel giro di poche settimane Cerezo arrivò a Roma».

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