Pellegrini: “Io, ventenne all’Olimpico con la maglia azzurra”

La Repubblica (M.Pinci) – Sono passati 31 anni dall’ultima volta. Oggi la nazionale Under 21 torna all’Olimpico: contro la Spagna dei talenti di Barça e Real c’è un romano, Lorenzo Pellegrini del Sassuolo, la Roma nel passato e (forse) nel futuro.

Pellegrini, le fa effetto tornare all’Olimpico con la maglia azzurra?
«Ci andavo da bambino con papà, una settimana fa ci ho giocato col Sassuolo. E’ l’Olimpico, entrarci è stupendo. Vorrei venissero in tanti a vederci, per noi è importante giocare con lo stadio pieno ti dà qualcosa in più. E poi fa male vederlo senza tifosi, senza curva».

Pensi alla protesta dei tifosi per le barriere?
«La loro scelta è rispettabile, ma credo che a Roma e alla Roma serva il suo pubblico, noi giochiamo per la gente».

A proposito: a giugno i giallorossi o la Juve?
«Parti da piccolino e senza rendertene conto trovi il tuo nome accostato alle migliori del campionato… A gennaio la Roma ha provato a riprendermi, ma il Sassuolo non ha voluto cedermi. Giusto, non era corretto andar via in quel momento. So che se farò bene potrei avere una scelta a giugno. La Roma? A fine partita ci siamo salutati con De Rossi. Vedremo».

Stasera invece affrontate la Spagna. Avvertite un gap?
«Due o tre anni fa la distanza faceva effetto, nelle italiane giocavano pochi giovani e la Spagna aveva campioni. Oggi hanno giocatori che fanno la Champions con Atletico o Real. Ma si sta assottigliando la differenza: da un anno i club danno più possibilità ai giovani italiani. E noi ragazzi le stiamo sfruttando bene».

L’arma in vista dell’Europeo di giugno?
«Siamo un gruppo di amici. Parliamo tanto, abbiamo la chat su whatsapp: ci si prende in giro, ci raccontiamo le cose curiose che succedono nei club…».

Passatempi in ritiro invece?
«Playstation a ruota libera. Avremo 6 console e 40 joystick, ognuno porta quello di casa, facciamo tornei 2 contro 2 o 4 contro 4».

Ha anche dei tatuaggi?
«Sulle dita, il numero 37: è sempre stato il mio numero fortunato. Lo scrivevo sui quaderni da bambino, mia nonna è nata nel ‘37, tante piccole cose. Ma sulla maglia no, meglio il 6».

Ricorda il suo primo pallone?
«Super Santos in strada e palloni di spugna in casa: vasi e quadri rotti e mia madre che urlava».

A 15 anni poi un’aritmia poteva complicare tutto.
«Aritmia causata da un’infezione. Giocandoci sopra il cuore era un po’ in sofferenza, ma non ho mai temuto di smettere né me lo hanno detto. Però in quel periodo ho conosciuto Veronica, e da cinque anni non ci lasciamo un momento».

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