Pellegrini: “Florenzi ha gestito la situazione da capitano. Gli ho detto di andare ed essere felice”

Il centrocampista della Roma, Lorenzo Pellegrini, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Roma Tv. Queste le sue parole:

Ripartiamo dal derby. È stata la miglior prestazione della stagione?
Sono d’accordo. Abbiamo preparato un bel derby a livello tecnico, tattico e soprattutto a livello mentale. Non era facile, il 2020 è iniziato con due sconfitte e avevamo voglia di vincere. C’è rammarico per non aver vinto la partita, per tutte le occasioni che abbiamo creato. Meritavamo di più.

Sono mancate un po’ di precisione, un po’ di fortuna e forse cattiveria in zona gol.
Sicuramente dobbiamo migliorare lì davanti, dobbiamo fare qualche gol in più, io per primo. Lo sappiamo bene e ci lavoriamo in allenamento. Ma una cosa è certa, questa squadra scende ogni giorno in campo per migliorarsi. Il bello del nostro gruppo è che si parla poco e si prova a fare tanto. Siamo una rosa giovane, unita. Lo dico con convinzione, possiamo toglierci delle soddisfazioni.

È passato qualche giorno dalla stracittadina, cosa è rimasto: più l’amarezza per la vittoria sfumata o la soddisfazione per una delle migliori prestazioni stagionali?
A differenza degli anni prima, perlomeno da quando ci sono io, si aveva l’impressione che a scendere in campo fosse una volta una squadra e un’altra volta una squadra diversa. L’atteggiamento cambiava. Quest’anno, invece, nonostante le difficoltà, non abbiamo mai disperso l’identità. C’è stato un momento critico, quando ero infortunato anche io, che eravamo più in infermeria che in campo. Eppure, la squadra ha continuato a seguire lo stesso spartito. Credo che il punto di forza sia quello di mettere tutti a proprio agio per fare bene. Non è importante chi giochi oggi o domani, ma conta quello che si fa tutti insieme. Con questo approccio risulta anche più facile far ambientare i nuovi ragazzi.

In classifica la Roma ha mantenuto la quarta posizione, con un punto di vantaggio sull’Atalanta, che sarà con ogni probabilità la vera rivale nella corsa alla Champions League.
Guardiamo sempre la classifica, è normale. Lo facciamo tutti. È importante e ti fa un po’ rendere conto di cosa stai facendo. Gli obiettivi che dobbiamo porci sono importanti. A livello personale e di squadra. Come abbiamo sempre detto, vogliamo arrivare in Champions League e migliorarci sempre. Se acquisisci questa mentalità, puoi raggiungere qualsiasi obiettivo. È normale che ci voglia del tempo, ma una volta conquistata la consapevolezza giusta, arrivi ad un certo punto che non hai più limiti.

Anche se il mister ha sempre escluso ogni alibi, c’è un pizzico di rammarico per i tanti infortuni in un momento della stagione?
Sì, è vero, il mister ci aiuta tanto sotto questo aspetto. Credo sia molto importante non crearsi degli alibi in una ottica di miglioramento. Al contrario è come se ti stoppassi e non riuscissi più a crescere. Una persona a me molto vicina disse che continuando a pensare alle scuse, all’errore di un altro, difficilmente riesci a crescere e migliorare. Come se ti creassi un tappo. Se invece pensi sempre a te stesso, al lavoro e soprattutto ad essere positivo, ti poni nella migliore condizione per ottenere buoni risultati. C’è fin troppa gente che ha pensieri negativi, noi qui dentro dobbiamo essere compatti e molto uniti. Ed è proprio così, lo vedo nel nostro gruppo, continuiamo ad essere positivi, lavoriamo e poi le cose arrivano. Certo, ci vuole del tempo, ma quando fai le cose per bene, con ambizione, poi piano piano i risultati si vedono.

Tra un paio di settimane è in programma la gara con l’Atalanta. Prima, però, la partita di sabato contro il Sassuolo, che gara si aspetta?
Sarà una partita complicata, giocano molto bene, apprezzo molto il tipo di gioco che De Zerbi propone loro. Un gioco che a me piace, rischioso sì, ma cercano di dominare la partita, prendere sempre il pallone e di creare i giusti presupposti per fare delle grandi gare. Non è un caso che facciano spesso bene contro le grandi. Le squadra più forti sono abituate ad avversari che si abbassano un po’ di più, invece il Sassuolo gioca senza problemi, a testa alta. Sicuramente è un atteggiamento che trasmette loro il mister, a mio parere è davvero un buon allenatore, che stimo molto. Insomma, sarà complicata, ma dobbiamo assolutamente vincere, è troppo importante per il prosieguo del campionato. La stiamo preparando nel migliore dei modi, abbiamo anche un pochino più di tempo e lo sfrutteremo al meglio. Non possiamo sbagliare.

Per lei non è una partita come le altre… A Sassuolo è nato il Lorenzo Pellegrini professionista…
Alla Roma avevo fatto l’esordio in A e sono molto contento che sia stato così, esordire con la ‘tua’ maglia è un’altra cosa. Ma poi a Sassuolo mi sono formato. Andare via da casa, lontano da tutti per fare quello che e hai sempre desiderato, è bello ma ha le sue difficoltà. È stato un periodo intenso, dove sono stato benissimo. A Sassuolo ho lasciato tanti amici, con alcuni di loro mi sento spesso, ho conosciuto delle persone speciali, mi viene in mente Missiroli che ora gioca alla Spal. Per me è come un fratello e molti altri, un pezzo di cuore è lì ma sabato voglio vincere. Senza pensare a ciò che è stato.

Dal ritorno a Roma sono passati solo due anni e mezzo, in cui è cresciuto e in cui ha anche cambiato ruolo. Poco tempo, ma che ha coinciso con una maturazione evidente.
La riscontro anche nei miei pensieri, mi sembra di giocare alla Roma da dieci anni. Invece questo è solo il terzo anno, e sono molto contento. Quando non mi ricordo di avere solo 23 anni per me è una cosa positiva, non mi sto creando alibi legati alla giovane età. Provo a ragionare come un grande, uno come Edin (Dzeko, ndr) e Aleks (Kolarov, ndr), per me sono un punto di riferimento e sono orgoglioso di poter condividere lo spogliatoio con gente come loro. Dimenticare la mia giovane età credo mi faccia crescere, perché il mio obiettivo primario non è fare gol o assist, ma migliorare sempre di più.

Quanto è stato importante Fonseca fino ad ora?
Lo stimo come tecnico e come persona, lo reputo un uomo vero che ti dice sempre quello che pensa, solo parlando si possono affrontare determinate cose. Come tecnico non sono io a doverlo descrivere, basta vedere come fa giocare le sue squadre, con noi è qui da poco tempo, ma si vede tantissimo la sua mano. Con lo Shkatar era evidentissimo il loro desiderio di dominare le partite ed è quello che chiede anche a noi.

In una delle ultime conferenze stampa, il mister ha detto che il calcio italiano lo sta migliorando, anche perché gli ha fatto capire che si può giocare con moduli diversi senza perdere i principi di gioco. Ecco, quali sono i principi di gioco della Roma a cui non dover rinunciare?
Penso che il suo sia un passo importante, non è facile avere le proprie idee e doverle rivedere ogni tanto. Si è adattato al nostro campionato che alle volte può sembrare semplice ma non lo è, a mio parere è uno dei più difficili tra le grandi competizioni. È intelligente e, come dicevo prima, sa trasmettere personalità, non creando alibi. Lui per prima non se li crea e prova sempre a migliorare. Cerca sempre di trovare la soluzione migliore per far giocare bene la sua squadra, mette i giocatori a proprio agio. Prima non dico che ci si accontentasse, ma oggi ci guardiamo tutti allo specchio e facciamo un esame di coscienza, ci chiediamo se stiamo davvero facendo il massimo e poi tiriamo le conclusioni. 

Quali crede possano essere i margini di crescita di questa squadra?
Assolutamente, più passa il tempo e più le cose possono solo cambiare in meglio. Giorno dopo giorno conosciamo sempre di più le caratteristiche dei nostri compagni. Ad esempio, per dirne una, proviamo ad indirizzare la palla verso il piede preferito del compagno. Per metterlo nella migliore condizione di calciare e di esprimersi. Così cresce la sintonia, così si crea il gruppo e si cementa la squadra. Più ci conosciamo e alleniamo insieme, più gli automatismi verranno naturali in ogni partita. Settimane come queste dove puoi allenarti 4/5 volte sono importanti, giocando ogni tre giorni ti manca il tempo per lavorarci su. Stanno rientrando anche giocatori di livello, importanti per noi. Li stiamo aspettando. Non è facile come nel periodo prima di Natale, quando giocavano sempre gli stessi. È difficile sia fisicamente, sia mentalmente. 

Arrivando a lei, invece. Lorenzo Pellegrini, dove vuole arrivare?
Mi vedo molto bene qui, mi rispecchio tanto in questa mentalità e questo modo di pensare di società e staff. Chi ha voglia e determinazione nel migliorarsi, è il benvenuto. Non voglio avere limiti. Non dobbiamo mai averne, come già sottolineato in precedenza. Nel calcio si può migliorare a qualunque età. Lo ha detto anche Kolarov di recente.

Oggi inizia la nuova avventura calcistica di Alessandro Florenzi al Valencia. Cosa vi siete detti prima della sua partenza?
È stato un momento triste perché quando hai un amico, un fratello che va via, non è mai semplice salutarlo. Alessandro è stato eccezionale in questi mesi, non era semplice e non parlo di questioni tecniche, non giocare non piace a nessuno. Lui ha gestito la situazione da capitano, mai una parola fuori posto, è venuto sempre al campo con il sorriso. Chi lo conosceva sapeva la sua sofferenza, siamo come dei bambini a cui viene tolta la caramella. Gli ho detto di andare ed essere felice. Se lo merita. E in questo momento, purtroppo, aveva bisogno di altro. 

 

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