Parla Boniek: “Ora è facile criticare la UEFA. Europei? A luglio o nel 2021, ma i campionati devono finire entro il 30 giugno”

Pagine Romaniste (D.Moresco)Zitti tutti, parla Boniek. Presidente della Federcalcio Polacca e membro del Comitato Esecutivo della UEFA, Zbigniew Boniek ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Pagine Romaniste riguardo i temi più stringenti d’attualità: COVID_19, EURO2020 e le disposizioni prese dai singoli campionati europei. Le sue parole:

Qual è la situazione in Polonia?
Fortunatamente non come in Italia. Tifo Italia, non mi sarei mai aspettato tanto rigore. Quello che mi fa arrabbiare è che siete il Paese più danneggiato dal Coronavirus, che non è nemmeno partito da lì. Mi dispiace. L’Italia sta combattendo la sua battaglia e speriamo vada tutto bene. Anche qui si naviga un po’ a vista.

Riguardo il campionato, come vi siete organizzati?
Abbiamo preso delle misure tempestive, chiudendo i campionato fino alla fine di marzo. Poi vedremo se fare altro, mancherebbero poche giornate alla fine. Nessuno poteva immaginare questa situazione, abbiamo introdotto una legge nel caso in cui il campionato non dovesse ripartire la classifica sarebbe quella vista all’ultima giornata con tutti allo stesso numero di partite giocate. Se poi avremo la possibilità di giocare lo faremo.

E’ un dilemma che c’è anche in Italia.
Ho convocato la Federazione per mercoledì scorso ed abbiamo anticipato i tempi, preparando una legge a riguardo che da ora in poi sarà in vigore.

Secondo lei quale può essere la soluzione in Italia?
Noi abbiamo preso la nostra: giochiamo fino alla fine e se non ci riusciamo finisce così. Se non ci sono gli Europei possiamo giocare fino al 12 giugno. Il Decreto decide che il campionato finisce all’ultima giornata dove tutte le squadre hanno lo stesso numero di partite. Noi ci siamo organizzati, ogni paese fa a sé. Siamo davanti ad una pandemia, abbiamo approvato una legge, non conta più quello che dice il singolo Club.

Jakub Błaszczykowski con un post su Facebook ha chiesto la sospensione dei campionati. Poi è arrivata la comunicazione della Federazione Polacca in serata.
In Polonia abbiamo chiuso il campionato perché c’era molta preoccupazione nei calciatori e Jakub si è fatto portavoce di questa paura. Qui, però, non abbiamo nemmeno un calciatore infetto ancora.

Esce il comunicato della Premier League, dicendo che si continua a giocare aperte. Dopo un’ora cambia la decisione dopo il contagio di Arteta. Perché c’era la volontà di continuare secondo lei? 
Sono nel calcio da tantissimi anni, quando c’è spavento generale si ragiona male e si fanno mosse da una sponda all’altra. Prima si gioca perché non c’è nessun malato, poi ne arriva uno e si blocca tutto. Se un allenatore sta a letto con una semplice influenza non sospendono il campionato, ma questa è una cosa nuova. Io sono rimasto colpito dalle parole di Patrick Vallance sul Coronavirus (“60% degli inglesi dovrà contrarre il COVID-19 per avere l’immunità di gregge”, ndr). E’ un po’ inquietante, c’è molta paura.

Quanto contano le motivazioni economiche in questi casi?
La cosa più facile è avere ognuno un’idea diversa. Le società devono guardare la sicurezza per giocatori e ambiente, ma anche l’impresa. Non è affatto facile. Faccio un esempio pratico: se non si gioca due mesi, i giocatori prendono lo stipendio? Sono domande che dobbiamo farci. Le società non avranno introiti. Ci sono mille domande da porsi prima di prendere una decisione. Davanti a problemi globali la gestione non è facile.

Ci sono state critiche nei confronti della UEFA per le decisioni prese in ritardo e spesso in contrasto l’una con l’altra. Che ne pensa?
L’UEFA la possono criticare tutti. Per dire “smettiamo e non giochiamo” ci vogliono cinque minuti, e infatti lo hanno detto. Tra poco però, quelli che l’hanno criticata iniziano a fare il contrario dicendo che si può riprendere ed a suggerire cose. Tutti danno consigli, viviamo in un mondo dove chi arriva per primo sui social ha ragione. L’UEFA deve ponderare e prendere decisioni non facili. Non facciamo gli Europei? Probabilmente sarà così e li faremo tra un anno, ma dobbiamo valutare.

Il 17 marzo ci sarà la riunione in videoconferenza con tutte le Federazioni. Quale sarà l’argomento del giorno?
Non si sa ancora. Sicuramente parleremo di tutto, immaginiamo certe decisioni. Se devo giocare due amichevoli a porte chiuse, che senso ha? Non c’è spirito di gruppo. Non si possono fare manifestazioni in pubblico. Ho tanti giocatori in Italia, in Inghilterra e così via, a chi piacerà venire a giocare?

Secondo lei verranno posticipati gli Europei?
Sì, ma ci sono altri fattori che dobbiamo valutare. Su questa disgrazia speculeranno avvocati e società. Quando cala l’attenzione e l’interesse, subentrano gli avvocati che faranno cause e contro cause.

Qual è l’alternativa di Boniek al rinvio nel 2021?
Non ci sono molte notizie. Non conta molto quello che farei io. Si potrebbe anche solamente ritardare di un mese. Tanto qualsiasi campionato non può andare oltre il 30 giugno per via dei contratti dei calciatori e delle assicurazioni. Si potrebbe fare così, ma ci sono mille possibilità. Io faccio parte del gruppo che riceve l’alternativa finale e voterò una di queste. E’ chiaro che se non torna la normalità si possono spostare al 2021, ma come facciamo a sapere quando finirà questo virus?

Per questo potrebbe essere difficile prendere la decisione già il 17 marzo. La situazione è in continua evoluzione.
Secondo me non verrà presa già in quell’occasione. Ne parleremo il 17 e poi la decisione si può prendere dopo. Quando parli con 55 paesi e ognuno dice la sua idea, non è semplice arrivare a conclusione. Per come è fatto l’UEFA sarà il Comitato Esecutivo in maniera collegiale ad avere l’ultima parola.

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