Panucci: “Avrei voluto vincere uno scudetto con la Roma. Con Spalletti rapporto vero”

L’ex terzino della Roma, Christian Panucci, ha rilasciato un’intervista ai microfoni de Ilposticipo.it. Queste le sue parole:

Oggi Roma è la sua seconda città?
Sì, ho giocato per nove anni a Roma e vivo qui. Porto la Roma nel cuore, ma faccio fatica a parlarne perché è come una donna che ami e che ti ha lasciato e di cui non vuoi parlarne. Della Roma ne parlo sempre poco perché la amo.

Le brucia un po’ come è finito il suo rapporto con la Roma?
Per quello che ho dato sì, alla fine non sono andato via per i tifosi: quando sono tornato all’Olimpico con la maglia del Parma mi hanno riservato una bella accoglienza. Qualcuno a Roma non si è comportato bene nei miei confronti.

Lei è arrivato alla Roma di Capello nell’anno dopo lo scudetto: è stato uno svantaggio?
Sarei dovuto arrivare l’anno prima, ma forse l’anno dopo eravamo ancora più forti perché c’era più convinzione nella squadra. Se non avessimo pareggiato 2-2 a Venezia e 1-1 in casa con l’Udinese avremmo vinto lo scudetto. Roma è stata la più grande sorpresa della mia carriera, non pensavo che ci sarei andato e invece è stata un colpo di fulmine.

Nel 2007-08 siete stati vicinissimi allo scudetto…
Siamo stati a 20 minuti dallo scudetto, poi è entrato Ibra con l’Inter a Parma, ha segnato e ha mandato in frantumi i nostri sogni. Avevamo fatto una rincorsa di 14-15 punti, una cavalcata fantastica. Avrei voluto vincere quello scudetto per l’amore che provo nei confronti della Roma, vivere un momento così bello mi è mancato. Siamo arrivati secondi tante volte, eravamo una squadra competitiva che giocava bene e veniva rispettata. Abbiamo fatto tante cose belle.

Che rapporto ha avuto con Luciano Spalletti?
Lo sento spesso. Abbiamo avuto un rapporto vero, abbiamo discusso come è capitato anche a me da allenatore con qualche giocatore, ma è finita sempre lì. Tuttora manteniamo un rapporto molto molto piacevole, Luciano ha un carattere forte e particolare, io ero un giocatore di grande personalità come lo erano Totti e De Rossi. Io e Spalletti abbiamo avuto qualche confronto, ma succede in tutti i posti di lavoro. Però c’è sempre stato grande rispetto.

Come vede la Roma senza romanisti? Dopo Totti e De Rossi è partito anche Florenzi…
Francesco aveva 41 anni quando ha smesso, Daniele cominciava ad avere qualche acciacco. Per i tifosi romanisti i giocatori cresciuti nella Roma e che hanno giocato sempre nella Roma come Totti e De Rossi sono eterni, la gente non vorrebbe mai che andassero via. Il problema a Roma è come gestire le cose: se vai a destra ti criticano, se vai a sinistra ti criticano. Noi calciatori arriviamo sempre a un capolinea. L’allenatore è stato chiaro con Florenzi: non gli garantiva il posto nell’anno degli Europei, Alessandro non si sentiva importante come un capitano deve essere, ha avuto la possibilità di andare a Valencia e ha scelto di andare via.

Le piace Paulo Fonseca come allenatore?
Sì, sta facendo un ottimo lavoro e anche televisivamente è un personaggio positivo. Si è ambientato bene, però bisogna stare attenti perché a Roma il vento gira da un giorno all’altro.

Lei a Roma vive lontano dalle luci dei riflettori?
Sì, sono una persona solitaria. Vivo a Roma con mio figlio, abbiamo un po’ di amici, però esco poco, vado a qualche ristorante poi basta. Sono molto solitario, in questo momento sto vedendo tante partite e sto guardando allenamenti.

 

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