Pallotta tagliateste: fuori Pannes. Per lo stadio arriva Ginsberg

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La Gazzetta dello Sport (Cecchini-Catapano) – Siccome il destino ha senso dell’umorismo, può essere che un giorno ai tifosi della Roma toccherà ringraziare il Liverpool per accedere nel sospirato nuovo stadio. Basterà come risarcimento per la finale persa della Coppa Campioni del 1984? Difficile, ma la giubilazione dell’a.d. della Newco che se ne occupava, Mark Pannes, ha aperto la strada a David Ginsberg, vicechairman dei «Reds» fino a 5 giorni fa, nonché membro dell’esecutivo dei Boston Red Sox di baseball, in cui c’è l’ex presidente giallorosso Tom DiBenedetto. Ginsberg, nato a Winthrop (Massachusetts), manager del Fenway Group – insieme a Needham del fondo Raptor, ha partecipato alla visita di dicembre della Roma in Regione all’assessore all’Urbanistica, Michele Civita, prendendo in mano il dossier stadio, che si è incagliato in una serie di ritardi in sede di presentazione del progetto definitivo dopo il via libera del Comune. Da uomo di alta finanza, Ginsberg ha gestito molti fondi speculativi e mantiene il suo ruolo di banchiere di investimenti, senza mai perdere i contatti con la Raptor di Pallotta. Nessuna sorpresa, quindi, che possa entrare anche nel pacchetto azionario della Roma. Inutile dire che il presidente ha capito come il «core business» del suo investimento stia perdendo colpi e raccontano come a convincerlo al cambio di rotta sia stato lo stallo per il reperimento dei fondi per le infrastrutture, circa 250 milioni. E allora adesso la palla è in mano a Ginsberg, che ha risanato i conti del Liverpool presieduto dal suo amico Werner dei Red Sox. E già si dice che i soci del nuovo stadio – dalla Nike alla Starwood – possano aumentare i finanziamenti per sbloccare l’empasse. «Per progredire avevamo raggiunto un punto – ha scritto Pallotta – in cui c’era bisogno di un team dedicato solo al progetto e che avesse esperienza in edilizia e stadi».

C’È PIZZAROTTI – Non basta. L’altra buona notizia è il probabile ingresso del gruppo Pizzarotti come partner della indebitata Parsitalia di Parnasi nella costruzione dello stadio, al netto ovviamente degli eventuali ostacoli che il nuovo sindaco di Roma e la Regione potranno porre. Intanto a farne le spese è Pannes, il cui ricordo a Trigoria non sarà indelebile. Non è un caso, in fondo, che i suoi rapporti coi d.g. giallorossi (Baldini prima, Baldissoni poi) non sempre siano stati brillantissimi, senza parlare delle vicende relative alle sponsorizzazioni o alla tentata partnership col povero sceicco di Perugia, Al Qaddumi. Una cosa è sicura: gli addii ai massimi livelli tra Stati Uniti e Roma, in questi 5 anni, sono ormai tanti: DiBenedetto (presidente), Tacopina (vice presidente), Baldini (d.g.), Fenucci (a.d.), Winterling e Barror (marketing) per non parlare dei membri del Cda o del settore comunicazione. Insomma, una vera rivoluzione permanente che ha avuto dal 2011 un solo intoccabile ai vertici, il d.s. Sabatini. Sarà un caso che lo chiamino «mister plusvalenze?».

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