Ranieri vincente all’esordio sulla panchina dell’Inter – La squadra nerazzurra ha sconfitto 3-1 il Bologna al Dall’Ara nell’anticipo pomeridiano della quinta giornata di serie A. Decidono i gol di Pazzini (39′) nel primo tempo e di Milito (36′) su rigore e Lucio (42′) nella ripresa. A nulla è valso il gol del momentaneo pareggio segnato nel secondo tempo da Diamanti (21′) dagli 11 metri. I rossoblù hanno chiuso in 10 uomini per l’espulsione di Morleo, autore del fallo da rigore.
Serie A: l’Inter di Ranieri vince 3-1 a Bologna
Corriere della Sera – Gago e Cicinho subito. Dubbio Borini-Bojan
Lavoro di scarico per i giocatori scesi in campo col Siena, allenamento normale per gli altri. La Roma ha ripreso a lavorare ieri mattina a Trigoria in vista della gara di domani sera a Parma (ore 20.45 arbitra Orsato di Schio). Al «Tardini» scenderà in campo una squadra diversa da quella che ha pareggiato con i bianconeri. Cicinho in difesa dovrebbe prendere il posto di Perrotta, a centrocampo una maglia dovrebbe toccare a Gago (nella foto) e a fargli spazio potrebbe essere Pizarro (ha un dolore alla schiena) mentre in avanti con Totti e Borriello toccherà a uno tra Bojan e Borini.
(…) Luis Enrique dovrebbe convocare anche Juan, che ormai si allena con il gruppo da due settimane consecutive ed è pienamente recuperato. Se dovesse rimanere fuori sarebbe esclusivamente per scelta tecnica. Ieri si è rivisto in campo anche Lamela, ma solo per pochi minuti prima di tornare in infermeria a fare fisioterapia.
Corriere della Sera – G. Piacentini
Il Tempo – Si rischia brutto. Allora è meglio un «minestraro»
Sarò rimasto ai vecchi tempi. Con la tessera della Roma Junior club andavo in curva Sud, ero felice quando i giallorossi facevano una rete più degli avversari, deluso quando accadeva il contrario. Sarò un nostalgico, ma nello sport conosco un solo progetto: la vittoria. Il resto sono chiacchiere, anzi buffonate. Così a mala pena trattengo l’insulto quando sento dei sapientoni spiegare che al mascellone spagnolo va dato tempo e che in fondo la Roma ha sempre fatto più possesso palla degli avversari. Ma vogliono prenderci per i fondelli? Vince e diverte chi segna, non chi addormenta il pubblico, non gli avversari, con inutili e stucchevoli passaggetti a centrocampo. Apriamo gli occhi: il re è nudo. Luis Enrique fa quasi tenerezza, non ci ha capito niente. Non conosce i giocatori della Roma e il calcio italiano. Ma allora perché è stato preso? Perché ha visto da vicino il Barcellona giocare? Chi affiderebbe una macchina di Formula Uno a chi è stato solo ai box Ferrari?
Lui non si preoccupa dei giocatori che ha, bravi o meno, ma del metodo. Un trequartista lo fa giocare terzino, l’attaccante italiano più prolifico lo mette a centrocampo e a volte in difesa. Un terzino, ora si chiama esterno basso, ma è la stessa cosa, lo fa giocare centrale e poi non lo usa nel suo ruolo. Ha due attaccanti centrali e li mette sulle ali. Un trequartista, giovane e forse acerbo e gli dà le chiavi del centrocampo. Sostituisce Pizarro, l’unico che in mezzo al campo qualcosa capisce, per far posto a un mamozzo che a Madrid sono stati felici di regalare. L’importate è il progetto. E gli altri fanno festa. Pensate se alla prima della Scala a qualcune venisse in mente di mettere un tenore a fare il baritono, un basso il tenore. Farebbero il pieno di ortaggi. Se Ranieri avesse ottenuto i risultati dello spagnolo, lo avrebbero linciato. Lui però è un «minestraro», uno che cerca di ottenere il meglio dagli ingredienti a disposizione. Gli hanno affidato la Roma in corsa e solo per un episodio sfortunato contro la Sampdoria non ha vinto uno scudetto. Ci ha esaltato e fatto sognare. C’è da scommetere che archiviato il progetto Gasperini, riporterà l’Inter in alto. Senza magie o alchimie, ma mettendo a posto gli elementi. Ma è un «minestraro» dicono quelli dal palato fine. Così andiamo avanti con i progetti, con le statistiche sul possesso palla e su altre corbellerie simili. Un bravo allenatore è quello che sa far rendere al massimo quel che ha a disposizione, non chi vuole illuderci che una cipolla sia un tartufo.
Così, se non lo cacciano o non impara subito la ricetta dell’amatriciana, Luis Enrique ci porterà in serie B, contento di avere il record di possesso palla. Anzi il pallone se lo porterà anche a casa. E il prossimo anno potremmo sfidare il Crotone o il Pescara. In B ho visto giocare la Lazio, mai la Roma, e non voglio vederla. A me interessa vincere le partite. Dei filosofi del progetto della sconfitta non so che farmene, datemi un «minestraro», almeno non mi lascerà a digiuno.
Il Tempo – G. Sanzotta
Corriere della Sera – Roma, la panchina di Luis Enrique non traballa. DiBenedetto: «Presto un nuovo stile di gioco»
La Roma di Luis Enrique è una squadra in crisi di gioco prima ancora che di risultati. Il pareggio interno col Siena è stato accolto nella capitale come una sconfitta e dopo l’apertura di credito iniziale nei confronti dell’allenatore spagnolo, ora la pazienza dei tifosi sembra messa a dura prova. In cinque partite ufficiali tra Europa League — non era mai successo che i giallorossi uscissero ai preliminari — e campionato, la Roma ha raccolto tre pareggi e due sconfitte, ha segnato solo tre gol e ne ha subiti cinque contro avversarie (sulla carta) non irresistibili come Slovan Bratislava, Cagliari e Siena. Paradossalmente l’unica buona prestazione è stata quella contro l’Inter, subito ridimensionata dai risultati dei nerazzurri che hanno fatto addirittura peggio.
Luis Enrique non è ancora riuscito a trasmettere la sua idea di gioco alla squadra ma la colpa che gli viene maggiormente imputata è quella di utilizzare troppi giocatori fuori ruolo: Perrotta e Taddei esterni bassi, Borriello e Osvaldo esterni nel tridente e soprattutto Totti così lontano dalla porta non convincono. Il tecnico ha il pieno appoggio della società. Il prossimo presidente Thomas DiBenedetto gli ha rinnovato la sua fiducia: «sta facendo un grande lavoro — ha detto — capisco il dispiacere dei tifosi, ma presto avremo un nuovo stile di gioco». In sintonia il direttore generale in pectore Franco Baldini (il suo arrivo è atteso entro la metà di ottobre, quando l’Inghilterra sarà qualificata per l’Europeo) e il direttore sportivo Walter Sabatini. Tutti hanno confermato che Luis Enrique rimarrà al suo posto anche se i risultati non miglioreranno. Forse è proprio questa la rivoluzione culturale promessa quando si è insediata la nuova società, ma il modello Barcellona per il momento è lontano anni luce.
Corriere della Sera – G. Piacentini
Il Romanista – Luis Enrique: “Siate liberi”
La forza della normalità. E quella dell’allegria, di sentirsi «liberi in mezzo al campo» perché la vittoria «è a portata di mano». Luis Enrique, dopo una notte quasi insonne, raduna la squadra prima dell’allenamento. Nessun confronto serrato però, nessun faccia a faccia tra l’allenatore e i giocatori, ma un semplice e normale colloquio post partita. Perché la Roma in questo momento ha bisogno di normalità. E spensieratezza. La stessa che i giocatori avvertivano a Riscone, quando si tenevano per mano e quando correndo col pallone tra i piedi erano pronti a mettersi alle spalle la stagione negativa appena trascorsa. Lo sono ancora, anche se la mancanza di risultati inizia a pesare. Luis Enrique lo ha capito, ne ha parlato al telefono con Franco Baldini (il suo arrivo è previsto a metà ottobre, la sera del derby dovrebbe essere allo stadio) e poi con Fenucci e Sabatini a Trigoria. Col ds ha addirittura scherzato perché quest’ultimo, essendo uomo di campo, capisce che questo è il momento di provare ad allentare la tensione.
Nessuno a Trigoria minimizza quello che sta succedendo (l’eliminazione dall’Europa League e appena due punti in campionato non fanno piacere a nessuno) ma l’intenzione di tutti è responsabilizzare la squadra, cercando però di non mettere troppo sotto pressione i giocatori. Perché, come ha ammesso lo stesso Sabatini dopo il pareggio contro il Siena (vissuto da tutto l’ambiente come una sconfitta) «questa squadra ha il braccino, manca di arroganza». Serve una vittoria, serve scrollarsi di dosso la tristezza di queste ultime settimane, serve che gli abbracci non ci siano più solo prima della partita ma anche durante e dopo. L’allenatore non è in discussione, la società gli è accanto ogni giorno di più, ma ottenere un buon risultato domani sera al Tardini diventa fondamentale. Per tutti. Ecco perché Luis Enrique, che sia in pubblico sia in privato difende la squadra assumendosi tutte le responsabilità, ai giocatori ha chiesto con forza di «reagire, perché la strada è quella giusta. Dobbiamo stare uniti e vincere». E’ l’unico modo che la Roma ha per sbloccarsi, visto che poi, dopo il Parma, ci sarà la sfida con l’Atalanta all’Olimpico e il derby.
Luis Enrique, che insieme al suo staff ha studiato a lungo il Parma di Colomba, non ha avuto colloqui individuali con i giocatori, anche se, come tutti a Trigoria (e non solo) è rimasto incantato dalla prestazione di Francesco Totti. Novanta minuti diversi da quelli che il Capitano è solito fare, ma incredibili come intensità. I recuperi al limite dell’area romanista, il pressing e i passaggi per i compagni sono stati una delle poche note liete di una serata per il resto da dimenticare. Sabatini lo ha voluto elogiare pubblicamente, convinto che da un campione del genere tutti gli altri possano soltanto prendere esempio. E allora, nel momento più difficile, la Roma si aggrappa ai piedi santi e all’anima del suo Capitano, quello che al Parma ha fatto gol spesso e volentieri, che contro il Parma si è preso record e un indimenticabile scudetto. Sarà lui a guidare ancora una volta la Roma in campo mentre in panchina Luis Enrique, con la squadra comunque dalla sua parte, è chiamato a una delle sfide più difficili della sua carriera. Fosse per lui – ha confidato a chi gli è accanto – entrerebbe in campo insieme ai suoi giocatori, ma il suo ruolo adesso è diverso. «Serve soltanto vincere». La forza della normalità parte da questo.
Il Romanista – C. Zucchelli
Gazzetta dello Sport – Che fine farà la card Roma? Si decide il 27
Bisognerà aspettare ancora qualche giorno, esattamente il 27 settembre, data del nuovo cda della Roma. Lì, in quella sede, il club giallorosso deciderà cosa fare sul famoso carnet di 16 biglietti per le gare casalinghe, dopo che giovedì pomeriggio il Casms, su indicazione dell’Osservatorio, si era riservato di invalidare eventuali scelte future come questa da parte delle società calcistiche. «Siamo rimasti tutti molto sorpresi di queste decisioni – dice Carlo Feliziani, responsabile della biglietteria giallorossa – Il nostro carnet detiene tutte le caratteristiche di sicurezza richieste, compreso il codice univoco che permette di identificarne il possessore, equiparandolo quindi di fatto alla Tessera del tifoso».
La Roma in questa iniziativa era stata pioniera ed era pronta a portarsi dietro anche alcune delle altre società. «A molte ho fatto io personalmente da consulente, spiegando come muoversi in tempi rapidi, anche con l’utilizzo di un software specifico — continua Feliziani — Tutti aspettavano l’esito della nostra iniziativa, abbiamo fatto un po’ da cavia». Cosa succederà adesso? «Abbiamo deciso di aspettare il cda del 27 settembre, solo dopo decideremo cosa fare», chiude Feliziani. Nel frattempo, quindi, vendita sospesa dei carnet.
Gazzetta dello Sport
Gazzetta dello Sport – Giannini: “Luis Enrique, avanza Totti”
Il giorno dopo l’ennesima delusione, Roma si è risvegliata con un po’ di pazienza in meno. Insomma, se è vero che il progetto deve andare avanti, è anche vero che la gente comincia a perdere un po’ di fiducia. Ed a volere i risultati. Soprattutto, considerando che partenza più morbida, calendario alla mano, Luis Enrique non poteva avere (Bratislava, Cagliari, un’Inter in piena crisi e Siena). Ma è giusto continuare a dare fiducia allo spagnolo o sarebbe meglio iniziare a guardarsi un po’ intorno? Confusione Ieri le radio erano bollenti ed i messaggi d’amore (eufemismo) per il tecnico spagnolo sempre più forti. Sul banco degli imputati le scelte (tanti giocatori fuori ruolo), la confusione (26 i giocatori utilizzati nelle 5 gare ufficiali, in Italia nessuno ha osato tanto) e la posizione diFrancesco Totti.
«Lancio una provocazione, per il bene di Francesco — dice un ex capitano, Giuseppe Giannini — Se deve giocare così lontano dalla porta, a centrocampo, forse è meglio che non giochi. A un fuoriclasse come lui bisogna chiedere la giocata, il gol, la fantasia, non certo il dinamismo e l’interdizione». Ma la posizione di Totti non è solo l’unico esempio della confusione che regna nella testa dello spagnolo. Basti pensare, appunto, ai 26 giocatori utilizzati. L’obiettivo è tener dentro tutti nel progetto, rischiando però di non tener dentro nessuno. A conti fatti, delle gerarchie possono aiutare. Equilibrio Ma sul piatto delle accuse ci sono altri due aspetti. Il primo, è quello dell’equilibrio in campo. Le squadre avversarie hanno già capito che basta abbassare molti giocatori dietro la linea della palla per difendersi in modo efficace e rendere sterile il tique-toque che vuole Luis Enrique. Un possesso palla che, a volte, sembra più un torello (dispendioso) che un’idea di gioco. Altra accusa, i calci da fermo. Punizioni e calci d’angolo finora battuti in maniera a dir poco scellerata dalla Roma. Schemi? Pochi, se non niente. La speranza, è che qualcosa cambi presto. Non è detto che debba essere Luis Enrique, ma il suo approccio al calcio italiano sì.
Gazzetta dello Sport – A. Pugliese
Il Tempo – DiBenedetto: “Piena fiducia nel tecnico e i dirigenti”
Pazienza e fiducia. Il ritornello di Thomas DiBenedetto non cambia di una virgola. Il giorno dopo il pareggio con il Siena, per il presidente in pectore, è decisamente più piacevole: l’ambasciatore giapponese lo ha ricevuto nella sua incantevole residenza a Porta Latina, insieme ai Giovanissimi della Roma che nel pomeriggio hanno giocato (e pareggiato 1-1) a Trigoria con i pari età di Sendai, una delle città più colpite dal terribile terremoto di marzo. Il calcio d’inizio della partita l’ha dato Luis Enrique, un tecnico che gli americani si tengono stretto. «Ho piena fiducia – ribadisce DiBenedetto – nell’allenatore, nei dirigenti e nella squadra. Tutti stanno facendo un lavoro incredibile e penso che i risultati arriveranno presto».
Mr. Tom prende spunto dalla forza dei ragazzi giapponesi e chiede «pazienza» ai tifosi. «Capisco il loro dispiacere ma stiamo lavorando molto duramente per trovare il giusto mix tra giocatori: ne abbiamo presi 14 nuovi (lapsus: sono 11, ndr). Il nostro nuovo stile di gioco è affascinante: quando arriveranno anche i gol, tutti potranno riconoscerlo». Alla serata ha partecipato anche Joe Tacopina, l’avvocato americano prossimo a entrare nel cda. «Era nel mio destino – dice ridendo – giovedì allo stadio ho sofferto molto: gli ultimi cinque minuti sono stati orribili. Era la mia prima all’Olimpico? No, c’ero già stato su invito di Rosella Sensi». Proprio lei che decise di non vendere la Roma a Soros nel 2008: in quel caso Tacopina poteva aspirare al ruolo di presidente, ora dovrà accontentarsi di diventare il vice. «La squadra mi piace – aggiunge – considero Sabatini un genio e presto arriveranno i risultati».
Il Tempo – Alessandro Austini
Corriere dello Sport – Stekelenburg già corre. Bojan può tornare titolare
Ieri ripresa degli allenamenti a Trigoria. Stekelenburg ieri si è sottoposto a una visita di controllo e ha ricominciato a correre. Da martedì riprenderà gli allenamenti specifici con un caschetto di protezione. L’obiettivo di rimetterlo in campo nel derby è concreto. Le condizioni di Perrotta e Pizarro saranno valutate oggi, prima della diramazione della lista dei convocati. Ma il campione del mondo, uscito contro il Siena per infortunio, ieri ha corso e dovrebbe essere recuperato. Pizarro invece è alle prese con un mal di schiena accusato già nel riscaldamento prima della partita di giovedì.
LE SCELTE – Ieri Luis Enrique ha spostato l’allenamento al mattino. Lamela è ancora out, per la trasferta di Parma il tecnico spagnolo pensa al rilancio di Bojan, rimasto in panchina nelle ultime due partite. Il giovane proveniente dal Barcellona potrebbe giocare al centro e Totti potrebbe avere un turno di riposo, considerato che ha speso molto contro il Siena. Verso la conferma invece Borriello. In difesa potrebbe riposare Burdisso, con Juan che è pronto ed è stato colto di sorpresa dalla mancata convocazione contro il Siena. Per il ruolo di terzino destro il favorito è Cicinho.
Corriere dello Sport – Guido D’Ubaldo
Il Romanista – E Fenucci riceve Zavanella
Ci vorrà ancora un po’ perché prenda realmente forma. Ma intanto il progetto del nuovo stadio della Roma va avanti. Ieri è stato il turno dell’incontro a Trigoria tra l’amministratore delegato giallorosso, Claudio Fenucci, e l’architetto Guido Zavanella, lo stesso che aveva curato il progetto dello stadio “Franco Sensi”. Un pranzo di lavoro per fare un punto della situazione. Un pranzo dal quale è emerso il grande entusiasmo dell’architetto di fronte alla possibilità di collaborare con la nuova Roma per la realizzazione dell’impianto che diventerà la casa giallorossa. Tra le aree individuate ce ne sono diverse. Quella di La Rustica ad esempio, oppure quella di Tor Vergata, o ancora quella di Tor di Valle, oltre al terreno messo a disposizione dal Comune di Guidonia. In “lizza” c’è anche l’area di Massimina. Che però era vincolata con i Sensi e vincolata lo è ancora. Gli americani non permetteranno speculazioni edilizie a danno della città. La certezza è che DiBenedetto non vuole perdere tempo per arrivare al più presto possibile alla posa della prima pietra. Una pietra solidissima su cui poggiare il futuro della società. Perché l’accrescimento degli introiti da stadio sarà un passaggio fondamentale per il benessere di tutti i club italiani. Un concetto ribadito anche ieri da Tullio Camiglieri, presidente della Open Gate Italia (la società che si occupa anche della comunicazione della Roma).
Il giorno dopo l’accordo da due miliardi e mezzo di euro per i diritti tv della serie A per i prossimi 3 anni, Camiglieri all’Ansa ha spiegato: «Nel panorama dei ricavi delle società di calcio i diritti tv assumono un valore sempre più importante. Questo espone le società a una forte dipendenza dai broadcaster e quindi anche ad uno squilibrio. L’ingresso di Mediaset Premium ha fatto sì che ci fosse più pluralità e maggiore competitività, ma servono altre fonti di ricavo, e principalmente dagli stadi. Lo stadio può diventare oltre che la casa della squadra, un luogo di aggregazione all’interno del quale ci possono essere elementi di attrazione per la collettività, oltre ad essere una fonte di ricavo per i club». Secondo Camiglieri la questione stadi non è solo prioritaria, ma (ed è la cosa più importante) anche fattibile: «L’operazione Juventus può essere fatta anche altrove ed in maniera più avanzata, ma i sindaci sono sordi. Ora speriamo che a Roma si riesca. Vedo grande disponibilità sia da parte del sindaco Alemanno, sia del presidente della Provincia Zingaretti. Nel nostro paese la legge sugli stadi è stata voluta da tutti gli schieramenti indistintamente ma non si capisce perché non si riesce a portarla a casa. I diritti tv non potranno aumentare ancora molto. Va dato atto ad Infront di aver portato un grande risultato, ma c’è un limite fisiologico oltre il quale non si può andare. E per questo bisogna lavorare affinché il prodotto calcio sia sempre più spettacolare, come un grande film. Dobbiamo fare un salto di qualità e lo stadio è un elemento importante. È ora di superare il concetto degli stadi che vivono solo 90 minuti».
Il Romanista – D. Giannini
Corriere dello Sport – L’architetto Zavanella: “Roma, lo stadio secondo me”
L’architetto Gino Zavanella è uno dei più importanti esperti italiani di stadi. Ha realizzato il nuovo impianto della Juventus, ha preparato i progetti per gli stadi di Roma e Palermo, oltre a quello di Viareggio. Ieri era a Trigoria per parlare con Fenucci, anche la nuova proprietà americana ha preso in considerazione il suo progetto. Ora è al lavoro anche per lo stadio di Mossul, in Iraq, voluto dal Governo. In tre mesi sono partiti i lavori. « In Italia non è proprio così… ».
Architetto, qual è la filosofia al centro dei suoi progetti?
«Lo stadio di calcio deve essere un luogo di incontro, di divertimento e di pace. Deve essere utilizzato sette giorni su sette, deve essere un impianto della città, patrimonio di tutti, non solo dei tifosi e deve avere attività collaterali e alternative alla partita. Lo stadio lo chiamo Agorà, un luogo con tante funzioni dove la gente si incontra e può trascorrere l’intera giornata».
Lo stadio della Juventus è un esempio per le altre società che vogliono avere l’impianto di proprietà?
«E’ un punto di partenza, non di arrivo, la speranza è che ce ne siano altri. Stadio senza barriere tra settori e tra gli spalti e il campo. Uno stadio all’italiana, con una capienza di 35000/40000 spettatori, servizi esterni, centro commerciale. La Juventus ha ancora ampi spazi da sfruttare per molte attività, per creare un punto di incontro. Nel Nord dell’Iraq il ministero vuole uno stadio che sia il punto di incontro per le popolazioni curda, sira e araba. Sorge sull’acqua, una laguna artificiale, con due anelli pedonali, un sistema per rendere rapida e sicura l’evacuazione. Completamente coperto, con negozi e parcheggi. In tre mesi siamo partiti, il ministero lo vuole come simbolo di pace e riunificazione».
A che punto sono gli altri suoi progetti?
«Palermo sta per partire. Alla Roma hanno il mio progetto, mi piacerebbe portarlo avanti. Lo stadio di Viareggio, con una capienza di 10000 spettatori darà lavoro a 350 persone, tra albergo, Spa, centro commerciale e negozi. I nuovi stadi creerebbero occupazione per imprese in crisi».
Il progetto della Roma, presentato due anni fa, è ancora attuale?
«Certo, nella realizzazione sono stati fatti passi in avanti rispetto a quello di Torino. Rispetto ad allora sono cambiati i materiali. Quello era un progetto preliminare che ha avuto un grande successo e che può essere portato avanti».
Quali sarebbero le innovazioni e i vantaggi rispetto all’Olimpico?
«La visibilità e i parcheggi. Le aree intorno all’Olimpico quando giocano Roma e Lazio sono intasate. Lì le squadre sono ospiti, non padrone di casa. Tutte le società si stanno muovendo per avere gli stadi di proprietà, sono pronte a partire».
Quali sono i tempi tecnici per realizzare un nuovo impianto?
«Per quello della Juve ci sono voluti nove mesi per avere i permessi e 26 mesi per costruirlo. Con la tecnologia più avanzata di oggi ci si impiegherebbe anche meno».
C’è una legge ferma da anni che blocca le iniziative delle società che vogliono costruire i nuovi impianti.
«Tutti si dovrebbero mettere una mano sulla coscienza per accelerare le procedure per avviare le realizzazioni. Il calcio italiano è rimasto indietro proprio per la mancanza di nuove strutture, più confortevoli per il pubblico. La Juventus è in vantaggio. Galliani ha detto che ha un gap enorme rispetto alle altre società. Uno stadio di proprietà porta decine di milioni di utili in più all’anno, a cominciare dagli sponsor».
Corriere dello Sport – Guido D’Ubaldo
Gazzetta dello Sport – Fiducia DiBenedetto: “Credo in Luis Enrique”
Questione di stile. «E il nostro — giura Thomas DiBenedetto — è differente. Capisco i tifosi, ma gli chiedo di pazientare, presto arriveranno i gol e le vittorie e allora tutti potranno riconoscersi nella Roma di Luis Enrique». Fiducia Ieri è scattato il cordone sanitario intorno all’allenatore spagnolo, molto provato dopo il brutto pareggio con il Siena, come se perfino lui mostrasse le prime crepe e mettesse in dubbio l’applicabilità del suo sistema alla Roma, e in generale al calcio italiano. Baldini lo ha chiamato da Londra, Sabatini e Fenucci gli hanno parlato a Trigoria, lui ne è uscito rinfrancato. E a sera, ospite dell’ambasciatore giapponese, alla prima uscita ufficiale da presidente in pectore deve ancora attendere il Cda di martedì, DiBenedetto lo ha blindato. «Ho piena fiducia nel tecnico, nella squadra e nei dirigenti», assicura a margine del ricevimento organizzato per festeggiare l’amichevole tra i Giovanissimi della Roma e gli Under 14 del Vegalta Sendai, colpiti dal terremoto di marzo.
«Tutti stanno facendo un duro lavoro — chiude DiBenedetto —, ma abbiamo tanti giocatori nuovi e ci vuole tempo perché riescano a integrarsi». Ma quanto ancora? Sollevati dalla prova di San Siro, riportati sulla Terra dal pareggio con il Siena, i tifosi si chiedono: è questo il livello della Roma? Dove ci porterà tutto questo possesso palla? Perché non tiriamo mai in porta? Il 4-3-3 è il modulo migliore per questi giocatori? Perché Totti fa il mediano? Sono alcune delle domande che ieri si è posta la città. Tutti uniti? La popolarità di Luis Enrique, che ha già schierato 5 formazioni e 24 titolari diversi, è ai minimi storici ma vacilla pure la fiducia nella squadra e nella nuova dirigenza. Anche qui, interrogativi inquietanti. I giocatori ci credono davvero? A parole sì, e in effetti anche sul campo si applicano. Magari non sempre come vorrebbe l’allenatore: ieri Luis Enrique se l’è presa con gli attaccanti anche Totti???, rei di fare i movimenti sbagliati.
Che la compattezza del gruppo cominci a sgretolarsi? Grattando, appunto, si scopre che Burdisso ha confessato di essere «preoccupato, perché negli ultimi 15′ non sentiamo più le gambe», mentre qualcun altro giura che gli è stato riferito di un arrivo di Delio Rossi in caso di sconfitta a Parma. Impossibile, la società ribadisce: comunque vada Luis Enrique sarà il nostro allenatore per tutta la stagione, a meno che non sia lui a dimettersi. Anche perché cacciarlo significherebbe sconfessare gran parte del progetto americano. Ma i dirigenti sono tutti convinti? I tifosi si chiedono pure questo: perché Baldini da Londra non dice una parola? È vero che Luis Enrique lo ha voluto solo lui, mentre Sabatini espresse subito perplessità? E ora? Certamente, le vie per uscire da questo vicolo cieco sono più d’una, anche per i dirigenti. Baldini ieri ha evidenziato a Luis Enrique il rischio che i giocatori avvertano il peso di questo progetto, il continuo riferimento al Barcellona, tutto sulle loro spalle e ne risultino schiacciati. Sabatini gli ha suggerito di affidarsi di più all’inventiva dei suoi calciatori, così impegnati nel possesso palla che non hanno nemmeno il coraggio di fare un cross dalla trequarti. Che ne dice Luis Enrique?
Gazzetta dello Sport – Alessandro Catapano
Corriere dello Sport – DiBenedetto sta con Luis
E’ partito il piano di internazionalizzazione del marchio-Roma. Il primo passo ha avuto come finalità lo scambio culturale con il Giappone: il club giallorosso si è reso protagonista di un’iniziativa a sfondo sociale, ospitando i ragazzi del Vegalta Sendai, parecchi di loro sono stati colpiti duramente dal terremoto del marzo scorso. A Roma sono arrivati i Giovanissimi, portati prima allo stadio Olimpico per assistere alla gara col Siena e poi fatti giocare con i pari età di Coppitelli ( 1- 1 il risultato dell’amichevole a Trigoria). Serata finale alla residenza dell’ambasciatore giapponese in Italia, Masaharu Kohno. Presente praticamente tutta la dirigenza della Roma: dal presidente Thomas Di-Benedetto e l’amministratore delegato Fenucci, agli avvocati di fiducia Mauro Baldissoni e Joe Tacopina. E ancora Bruno Conti e Tonino Tempestilli. Si pensa allo scopo dell’iniziativa Roma-Giappone, saluti, ringraziamenti reciproci, scambio di doni e belle parole. (…).
NUMERO UNO – Le parole più significative arrivano dal prossimo presidente giallorosso Thomas DiBenedetto: « Ho piena fiducia nell’allenatore, nei dirigenti e nella squadra. Tutti, da Luis Enrique a Sabatini, stanno facendo un lavoro incredibile e penso che i risultati arriveranno presto» . Cosa che sperano anche i tifosi della Roma. Già, i tifosi, semplicemente la parte in causa più importante, sono loro l’asse portante del sistema calcio, a maggior ragione in una piazza come Roma, sponda giallorossa: « Capisco il loro dispiacere – ha continuato DiBenedetto -ma credo sia molto importante che in questo momento i tifosi della Roma dimostrinodi avere pazienza. (…). E quando arriveranno i gol, tutti potranno riconoscere il nuovo stile, abbiamo chiaro il nostro obiettivo».
JOE- L’avvocato statunitense Joe Tacopina è seriamente candidato a far parte del prossimo CdA della Roma. Lui però, da queste parti, non è un inedito assoluto:«Ero allo stadio contro il Siena, ma non era la prima volta…» dice ridendo;«ci ero già stato quattro anni fa, fui invitato da Rosella Sensi ». Il legale ha raccontato la tensione vissuta sugli spalti durante la sfida tra i giallorossi e la squadra di Sannino:« Gli ultimi 4 minuti sono stati terribili. DiBenedetto mi ha riempito di botte sulla gamba per il nervosismo, si era reso conto che stavamo subendo, me lo ha detto». Anche Tacopina non sembra nutrire alcun dubbio sull’ormai famoso progetto-Roma:«Ci vorrà del tempo, ma ci sono giovani fortissimi. Sabatini è un genio, ha condotto una grande campagna acquisti, prendendo giocatori di grande prospettiva come Pjanic. Il futuro è assicurato ». Un ultimo passaggio sul legame con la Capitale:«Sulla targa, in America, mi sono fatto scrivere Spqr. Non sono di qui ma mio padre è nato a Roma, amo questa città».
GIOVANI- Felicissimo di aver ospitato i ragazzi giapponesi anche il responsabile del settore giovanile Bruno Conti: «Siamo felici, l’iniziativa è anadata bene. Questi ragazzi hanno avuto la soddisfazione di assistere alla partita allo stadio e di giocare con i Giovanissimi Nazionali a Trigoria, per passare dei giorni diversi rispetto a quelli che hanno vissuto con le loro famiglie durante il terremoto.(…). Il calcio di inizio lo ha dato Luis Enrique, sono sicuro che la società continuerà con iniziative del genere» .
Corriere dello Sport – A. Ghiacci
Il Romanista – DiBenedetto: “Abbiate fiducia, i risultati arriveranno”
«Ho piena fiducia nell’allenatore, nei dirigenti e nella squadra. Tutti stanno facendo un lavoro incredibile e penso che i risultati arriveranno presto. Capisco il dispiacere dei tifosi, ma chiedo loro di avere pazienza». Thomas DiBenedetto si espone in prima persona. E pur essendo il primo ad essere dispiaciuto della situazione giallorossa, chiede a tutti «ancora un piccolo sacrificio». Il futuro presidente romanista ieri sera era, insieme all’amministratore delegato Fenucci, all’avvocato Baldissioni, a Joe Tacopina, a Tonino Tempestilli e Bruno Conti, nella residenza dell’ambasciatore del Giappone nei pressi dell’Appia Antica ospite di una serata organizzata nell’ambito dell’iniziativa che ha portato in Italia la formazione calcistica giovanile del Vegalta Sendai, proveniente da una delle città maggiormente colpite dal terremoto e dallo tsunami dello scorso marzo. Dopo il deludente pareggio con il Siena di giovedì sera all’Olimpico,
DiBenedetto ha deciso di parlare. Giacca scura, cravatta, sinceramente emozionato nell’incontrare i ragazzi giapponesi insieme ai Giovanissimi della Roma (abbracciati e coccolati da Bruno Conti, che mister Tom ha definito “cavaliere”) DiBenedetto, dopo aver fatto i complimenti ai giapponesi per la loro capacità di reagire al terremoto, svelando tra l’altro di avere una parente di origine nipponica, non ha potuto evitare di parlare di Roma. Lo ha fatto davanti a microfoni e telecamere, con la speranza che il suo messaggio serva a dare un po’ di serenità a tutto l’ambiente: «Luis Enrique, Sabatini e tutte le persone che sono a Trigoria – ha spiegato – lavorano molto duramente per la Roma. Dobbiamo dar loro tempo, per consentirgli di trovare un giusto mix tra tutte le componenti che possa essere interessante ed eccitante. E sono sicuro che quando arriveranno i gol tutti se ne accorgeranno». Adesso però sembra difficile ridare entusiasmo a una piazza che ha appoggiato il nuovo progetto fin dall’inizio e che ora si trova alle prese con un avvio di stagione che definire deludente è poco: «Ho detto spesso – ha detto ancora DiBenedetto – che Roma non è stata costruita in un giorno e lo stesso vale per una squadra di calcio, anche se con tutti gli acquisti che abbiamo fatto nell’ultimo periodo è come se lo fosse. I giocatori si devono ancora conoscere, non è facile adattarsi, ma sono sicuro che presto tutto si sistemerà. Questa squadra – ha concluso – sta cercando di attuare sempre il proprio gioco, l’idea è quella giusta e la fiducia non deve mai mancare». Come DiBenedetto la pensa anche l’avvocato Joe Tacopina. Anche lui in giacca e cravatta, con spilla della Roma, racconta che «negli ultimi minuti di Roma-Siena, DiBenedetto mi dava quasi dei pugni sulle ginocchia tanto era nervoso per il risultato. Anche io ci sono rimasto male per il pareggio, esclusi gli ultimi minuti la squadra mi è piaciuta». La partita contro i toscani non ha segnato il debutto di Tacopina all’Olimpico: «C’ero già stato altre volte, quattro anni fa ero ospite in autorità. Mi aveva invitato una donna». Gli viene chiesto se la donna in questione fosse Rosella Sensi. Lui sorride e dice: «Yes. Quello però è il passato. Adesso vedo una società con un progetto ben chiaro, che nel giro di qualche anno darà risultati importantissimi. Luis Enrique mi piace, Sabatini credo che sia un genio e sono fiducioso per il futuro. Anche se…». Anche se? «Il pareggio col Siena proprio non ci voleva». Cosa ha detto quando c’è stato l’1-1? Tacopina sorride e lo dice in perfetto italiano. Peccato solo che non sia riferibile. Riferibile è invece il rapporto che confessa di avere con Roma: «Mio padre è romano, il calcio e questa città sono la mia più grande passione, la targa della mia auto inizia con Spqr. Può bastare?».
Il Romanista – Chiara Zucchelli
Il Tempo – Roma a terra
Un uomo solo. Di solito si sente così un allenatore in crisi di risultati. La lista dei potenziali sostituti cresce di giorno in giorno e alla fine sono in pochi a salvarsi dalla scure dell’esonero. Con Luis Enrique non è (e non sarà) così. La Roma non ha vinto una partita su cinque giocate, è già fuori dall’Europa, gioca un calcio noioso e vulnerabile eppure nessuno pensa a mettere alla porta lo spagnolo. Luis Enrique non è un uomo solo, ma in difficoltà. È questa la netta impressione che ha dato giovedì dopo la partita, percepita anche ieri da tutti quelli che ci hanno parlato. Baldini gli ha telefonato dall’Inghilterra e insieme a lui ha discusso dei possibili rimedi. Che serva una vittoria è chiaro a tutti: secondo il dg in pectore e l’allenatore il problema della squadra è soprattutto psicologico. Ma non è l’unico. L’attacco non funziona, la difesa è perforata a piacimento dagli avversari e le gambe non reggono: i cinque gol subiti finora sono arrivati tutti negli ultimi 22 minuti. Così Baldini si è spinto oltre, discutendo delle possibili varianti tattiche da provare nelle prossime partite. Sabatini ha fatto lo stesso, faccia a faccia con Luis Enrique a Trigoria, dopo aver parlato singolarmente con alcuni giocatori. Lo stesso Fenucci ha passato qualche ora insieme all’allenatore. Il ds e l’ad, che rispetto a Baldini vivono la quotidianità romanista, sono altrettanto preoccupati. Lo stesso vale per DiBenedetto. Ma nessuno, dalla cima ai piedi della società, ipotizza soluzioni drastiche. Sarà Luis Enrique, eventualmente, a farsi da parte. Il tecnico, seppur frastornato, prova ad andare avanti. Ieri ha parlato ai giocatori, alzando decisamente di più la voce rispetto agli ultimi post-partita. Qualche giovane che guardava il telefonino mentre lui catechizzava il gruppo gli ha fatto perdere la pazienza.
«Dobbiamo ritrovare allegria – ha detto, spalleggiato dal mental coach Lorente – e credere in quello che facciamo. Siamo troppo lenti, gli attaccanti non aiutano a recuperare la palla, facciamo troppi passaggi in orizzontale: così non siamo una squadra». Questo, in soldoni, il discorso fatto ai giocatori che continuano ad ascoltarlo, seguirlo e annuire. Forse il problema sta proprio qui. Nessuno se la sente di uscire dallo spartito, da un Totti mai così dedito alla causa fino all’ultimo dei ragazzini. Mai un guizzo, mai un movimento fuori dagli schemi. Anche chi gioca fuori ruolo si attiene allo spartito. I risultati, però, non arrivano e adesso ogni avversario fa paura. Domani c’è il Parma, poi l’Atalanta e meno male che il derby arriva dopo la sosta. Luis Enrique non intende cambiare. Il modulo resta il 4-3-3, il sistema di gioco identico, Totti (che a Parma potrebbe riposare) è il trequartista, gli attaccanti, che siano Osvaldo o Borini, devono partire larghi. L’allenatore continuerà a comunicare i convocati per le partite casalinghe il giorno della partita ma la cosa sta disturbando più di un giocatore. Dal gruppo compatto con l’allenatore iniziano a staccarsi i primi pezzi: Juan non ha ricevuto spiegazioni per la mancata convocazione di giovedì e ci è rimasto malissimo, Cassetti si sente l’ultima ruota del carro, Rosi e Simplicio sedotti e abbandonati, Heinze e Gago hanno capito di essere riserve, Borriello vorrebbe essere altrove. Anche la gestione dei portieri ha creato problemi. Tancredi aveva puntato su Curci, il tecnico ha preferito schierare Lobont. Per nascondere i problemi servono le vittorie, prima che l’anestesia di un ambiente incredibilmente quieto finisca il suo effetto. A Trigoria ieri è apparso uno striscione d’incitamento: «Daje Roma». I tifosi sono cambiati, adesso tocca a Luis Enrique.
Il Tempo – Alessandro Austini
DiBenedetto: “Fiducia a Luis Enrique, l’idea di gioco è quella giusta. Chiedo pazienza ai tifosi”
Nella residenza dell’ambasciatore giapponese in Italia, la As Roma ha incontrato una delegazione Under 14 della squadra nipponica del Vegalta Sendai, che oggi ha affrontato a Trigoria la formazione dei giovanissimi nazionali giallorossi di Coppitelli. Alla manifestazione ha partecipato Thomas DiBenedetto accompagnato da Tacopina, l’avvocato Baldissoni e Bruno Conti. Queste le parole del presidente in pectore a margine dell’evento:
“Piena fiducia a Luis Enrique , dirigenti e squadra. Chiedo ai tifosi di avere pazienza, la stessa pazienza che hanno avuto i giapponesi dopo il terremoto. Capisco il loro dispiacere, ma stiamo cercando di trovare il giusto mix tra giocatori e stile di gioco. Tutti stanno facendo un grande lavoro e si stanno impegnando tantissimo, l’idea di gioco è quella giusta i risultati arriveranno”.
Repubblica.it – Fiducia a Luis Enrique “Ma bisogna crescere subito”
Dopo la deludente prestazione col Siena la Roma prova a ripartire anche se su Luis Enrique iniziano ad addensarsi nuvole scure. Tuttavia la proprietà ed i dirigenti non mettono in discussione l’allenatore.
LUIS ENRIQUE PROVATO – “Siamo con te, lavora sereno”. Non era necessario ribadirlo direttamente, perché a Luis Enrique arrivasse il messaggio. Ma nelle ultime settimane, l’astinenza prolungata da vittorie (nessuna dall’inizio di agosto ad oggi) e la fatica nel digerire i nuovi dogmi, hanno iniziato a farsi sentire per l’allenatore di Gijon, provato non poco da critiche e risultati. Per questo, prima dell’allenamento mattutino, Sabatini si è fermato qualche minuto con lui: battute, soprattutto, per provare a far scorrere la tensione accumulata dal tecnico anche nel corso della partita. Poi, nel pomeriggio, durante l’amichevole tra i giovanissimi della Roma e l’under 14 del Vegalta Sendai, anche l’a. d. Fenucci ha voluto parlare con lui: uno scambio di battute per ribadirgli il sostegno massimo al di là dei risultati, pur ammettendo che “C’è da migliorare, tanto e subito”. Anche a costo di cambiare qualcosa.
FIDUCIA DI CLUB E SQUADRA – Cambiare, ma senza farsi prendere dalla tentazione di stravolgere il progetto sportivo. Il pareggio interno di giovedì notte contro un avversario non certamente irresistibile, ha però messo la squadra di fronte a tutti i propri limiti: gioco scontato, scolastico, uno spartito asfittico in cui è mancata l’iniziativa dei singoli. Elementi su cui lavorare, e non poco, come ha spiegato l’allenatore alla squadra oggi nel consueto colloquio del giorno dopo. “Ma i risultati arriveranno, dobbiamo solo continuare a impegnarci”, la promessa di Luis a un gruppo che crede ciecamente nei metodi e nelle proposte della sua guida. Troppo, forse: si eseguono schemi e richieste, manca l’idea illuminante, la giocata rischiosa, come ha dovuto constatare di fronte ai suoi giocatori lo stesso tecnico.
ACCUSE – Su di lui pesano, però, anche altre accuse: incomprensibili le scelte di Perrotta esterno destro, seppur in una difesa molto elastica. La volontà di insistere su un Osvaldo che, a parte il gol, continua a deludere, lasciando inizialmente fuori Borini, tra i migliori a Milano e anche ieri. La decisione di rinunciare ancora una volta a Bojan per tutti i 90 minuti, rimangiandosi la richiesta di prenderlo “a qualsiasi costo” dal Barcellona. Solo alcune delle domande che si pongono in molti, aspettando una vittoria per scacciare i cattivi pensieri. “Non so quanto ci vorrà”, sospira Luis Enrique. Che non farebbe fatica a sposare il pensiero espresso da José Angel sul proprio Twitter per descrivere la gara con il Siena: “Una vera sofferenza”. Per ridare ossigeno al progetto sportivo, fischiato ieri anche dai 35 mila spettatori dell’Olimpico, servirebbe un messaggio diretto di chi a questa idea ha dato vita: Franco Baldini. Il 10 ottobre, giorno del suo (probabile) ritorno a Roma, sembra ancora troppo lontano.
Repubblica.it – Matteo Pinci
Stadio Roma, Fenucci incontra Zavanella a Trigoria. DiBenedetto vede Malagò in mattinata
Torna in auge la questione dello stadio. Oggi a Trigoria Claudio Fenucci ha incontrato l’architetto Guido Zavanella per discutere il progetto, tuttavia non è stato confermato l’incontro tra Mr. Thomas DiBenedetto e Sergio Scarpellini, proprietario dei terreni in zona Massimina dove era stata individuata l’area per lo stadio ‘Franco Sensi’. Presente al meeting anche l’assistente di Walter Sabatini Frederic Massara. In mattinata il Tycoon americano ha incontrato anche Giovanni Malagò.
Parma-Roma, Colomba: “Luis Enrique? In Italia si punta sulla concretezza”
Parma-Roma – Franco Colomba, tecnico della formazione emiliana, ha parlato a Sky Sport della gara di domani sera e del tecnico giallorosso: “Luis Enrique? Leggo queste esternazioni e questi metodi per mettere in difficoltà il tecnico che non sono corretti. Il calcio va vissuto per quello che è – ha dichiarato il tecnico a margine della conferenza stampa – , lui cerca di proporre qualcosa. Qui non c’è mai il tempo per farlo e bisogna andare alla ricerca della concretezza. Questo vale per lui come per me e tutti gli altri tecnici”.
Serie A, un minuto di silenzio per i militari caduti in Afghanistan
Gianni Petrucci, Presidente del Coni, ha chiesto alle Federazioni sportive che sia osservato un minuto di silenzio in tutte le manifestazioni sportive che si disputeranno in Italia nel fine settimana in memoria dei tre militari italiani caduti in Afghanistan.