Ottavo strano

AS Roma Match Prgram (T.Riccardi) – Da troppo tempo un ottavo di finale di Coppa UEFA e/o Europa League non regala un sorriso ai tifosi della Roma. Quasi vent’anni. In Italia circolava ancora la Lira, Massimo D’Alema era il presidente del Consiglio e a Roma governava il sindaco Francesco Rutelli. L’ultima soddisfazione risale all’8 dicembre 1998 in Svizzera, Stadio Letzigrund, nel giorno dell’Immacolata: i giallorossi guidati da Zeman pareggiano 2-2 contro lo Zurigo del centrocampista Lima (lo stesso Govinho che sarà romanista dal 2001 al 2004) e del tecnico Ponte (non Gabry il disc jokey, ma Raimondo l’allenatore). Il risultato di pareggio è sufficiente all’Associazione Sportiva della Capitale per accedere ai quarti di finale. All’andata era finita 1-0 con rigore di Totti. Buon risultato, ma non da pietra sopra sulla qualificazione. C’è da soffrire ancora. Come nel primo round, anche in questa occasione il Capitano è decisivo per il punto del 2-2, stavolta direttamente da calcio di punizione. L’esecuzione vincente del 10 tranquillizza la Roma del boemo che si era spaventata per la doppietta di Bartlett (non l’argentino Gustavo Javier Bartelt in panchina, ma il sudafricano Shaun Bartlett, scritto in modo un po’ diverso dall’altro). Dopo l’affermazione elvetica, cinque delusioni in serie: Leeds (2000), Liverpool (2001), Villarreal (2004), Middlesbrough (2006), Fiorentina (2015). Complessivamente, da quando la UEFA ha inaugurato la competizione, la Roma ha disputato dodici volte gli ottavi di finale. La bilancia dei numeri pende più dalla parte negativa: cinque qualificazioni e sette eliminazioni. Alcune grandi delusioni, altre immense soddisfazioni. Meglio raccontare i momenti positivi, sempre.

Tipo quello del 1982, contro i tedeschi del Colonia. Squadra fortissima per l’epoca, formata da giocatori che avevano perso la finale mondiale con l’Italia pochi mesi prima come il portiere Schumacher o il fantasista Littbarski. All’Olimpico la gara decisiva la vince la Roma 2-0 recuperando l’1-0 in Germania. Segnano Iorio e Falcao, ma raccontarla così è riduttivo. È una delle partite simbolo della Roma Anni 80 di Liedholm, incastonata nella stagione del secondo scudetto che già di per sé per la storia fu sufficiente. Ma quella giornata – 8 dicembre come nel ’98 – rappresentò qualcosa di unico. Uno scalino verso la grandezza. Tante fotografie memorabili. La corsa sotto la Sud del “Divino”, epica come il suo gol: stop di petto in area da calcio d’angolo, un rimbalzo a terra del pallone e destro fortissimo sotto la traversa. È anche la prima volta dello striscione “Non passa lo straniero”. Persino il tecnico del Colonia Michels si inchina: “Mai vista una squadra italiana così offensivista”. E l’arbitro belga Schoeters non credeva di aver visto una tifoseria così colorata e rumorosa: “Un sostegno infernale, all’inizio quasi ho avuto paura…”. Di meno impatto la doppia vittoria con il Bordeaux datata 1990-1991, ma comunque una tappa di avvicinamento della formazione di Ottavio Bianchi per la finale. Voeller ne fa quattro in 180 minuti (tripletta all’andata, gol su rigore al ritorno), la Roma vince 5-0 al primo tentativo in casa, poi 2-0 nella trasferta francese. C’è poi il capitolo Broendby, 1995. Non la semifinale del ‘91 con il gol alla Hutton-Becker di Voeller a mezzi con Rizzitelli, ma l’ottavo superato quattro anni dopo vincendo 3-1 a Roma. Nella sfida decisiva entra prepotentemente Totti con la marcatura del momentaneo vantaggio, ma soprattutto con un assist di tacco che libera Carboni per il 3-1 finale. C’è da aggiornare gli almanacchi e da riscrivere capitoli lieti, l’ottavo di finale di Europa League deve tornare a essere cosa della Roma.

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