Ottavio Bianchi: “È la Roma che avrei voluto”

Ottavio Bianchi, ex tecnico giallorosso, ha rilasciato un’intervista a Il Messaggero a proposito del prossimo match tra Roma e Atalanta. Queste le sue parole:

«Sono stanco, allo stadio non vado da 2 anni. Il calcio, dalla tribuna, non mi interessa più. Andare non è più una passeggiata. I tornelli e altro: basta. Meglio la tv, non mi perdo nemmeno una partita».

Gasperini fallì all’Inter. Piccolo se guida una grande?
«Non sono d’accordo. Uno deve avere garanzie dalla società. Poi sa dove usare un sistema e dove un altro. Ma se trova i lavativi, o li affronta o gli va dietro. Se i giocatori vanno però a cercare l’appoggio dai dirigenti, il tecnico si ritrova solo. E fine. L’Atalanta, comunque, è grande quanto le altre. Anzi, ha fatto meglio dell’Inter, del Milan e della Roma, pur stando sotto. Loro, partite con grandi ambizioni, sono lontanissime dal 1° posto. Big, da 60 anni, solo la Juve».

Definitivo?
«La maggior parte delle squadre vive sull’improvvisazione. Gasperini no. Non segue una moda. Non s’inventa niente. Pratico. C’è chi chiede solo calciatori pronti, lui riparte ogni anno con nuovi e gli insegna cosa fare in campo. Non con Messi e Ronaldo. Ma passa da Petagna a Zapata come se niente fosse. Da un centravanti che fa salire i centrocampisti a uno che va in profondità. Gomez da esterno lo accentra. Parte Caldara e lui lancia Mancini. Fa segnare i difensori come gli attaccanti».

Conosce bene la Capitale: dov’è il problema?
«L’ambiente. Se a Bergamo vendono qualcuno bravo, la gente non dice niente. Roma è Roma, non puoi sbagliare una partita. Ai giovani vanno concessi gli errori, li fanno pure i vecchi. E invece se non giochi bene una gara, sei bocciato. Pazienza zero».

La Roma adesso è più giovane. E più italiana…
«Come piace a me, è il mio calcio. Poi il campione lo vai a prendere all’estero. Ma la base deve essere indigena. Ora tutti si stupiscono di Zaniolo. Io, conoscendo la Capitale, mi preoccupo. Non va esposto mediaticamente. Se ha una calo, possibile per un giovane, può andare in panchina. Senza, però, aprire dibattiti in radio o televisione».

Come valuta Di Francesco?
«Bene con il Sassuolo. Con la Roma meglio in Europa: squadra più libera. È fondamentale che non si faccia condizionare e porti avanti il suo calcio. Io venni a Roma solo perché c’era Viola. Mi disse che ai tifosi e ai giornalisti avrebbe pensato lui. Io feci solo l’allenatore. Grande persona l’ingegnere, mi chiese la salvezza: per questioni politiche, la Roma avrebbe faticato. Mi fece nomi, cognomi e indirizzi. Arrivammo in finale di Coppa Uefa e vincemmo la Coppa Italia. Peccato lui non ci fosse più, sarebbe stato orgoglioso. Alzò la coppa la signora Flora, fu la mia stagione più bella».

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