Il Messaggero – Il caso Osvaldo non finisce più

Stavolta Osvaldo dal campo esce da solo. Senza che nessuno lo squalifichi o lo sospenda.Infuriato con un compagno per un’entrata (c’è chi lo v ede discutere con Heinze, altri anche con Josè Angel che sta lì vicino), abbandona l’allenamento in anticipo. Almeno venti minuti prima. Abbassa la testa e va verso gli spogliatoi imprecando e borbottando, senza terminare il lavoro quotidiano. Dopo un urlo più lungo e robusto in lingua spagnola, esce di scena. Luis Enrique resta fermo e impassibile a seguire la ritirata.

Una semplice botta alla caviglia, faranno sapere più tardi: la versione è ufficiosa e non ufficiale. Sul sito della Roma, nell’elenco abbondante di infortunati e convalescenti, nemmeno un accenno all’infortunio dell’italoargentino e alle cure di rito. Nello spogliatoio Osvaldo non dice una parola. Non ha voglia di scherzare con nessuno. Ha un bel broncio, questo sì. Fa la doccia e se ne torna a casa, al Torrino. Senza aggiungere altro a quanto detto, a caldo, in campo. E soprattutto senza mettere ghiaccio sulla caviglia, senza chiedere il supporto di un massaggiatore e senza entrare nella stanza della fisioterapia. Via, con i nervi scoperti e il muso lungo.

Come a Udine, dopo lo schiaffone a Lamela che ha pagato carissimo: esclusione dai convocati per la gara di domenica scorsa a Firenze e multa top da più di 40 mila euro netti. La caviglia dolorante, dunque, sarebbe solo una scusa per tenere sottotraccia la nuova litigata. Una giustificazione per interrompere l’allenamento. Una spiegazione che è stata dettata da Trigoria a chi si informava sull’improvviso forfait di Osvaldo, schierato da Luis Enrique con Lamela e Totti. Anche per lo staff tecnico, è la caviglia.

Perché il centravanti, per motivare la resa improvvisa, ha poi dovuto dire all’allenatore e ai suoi collaboratori che gli faceva male. Per lo staff medico, invece, non è niente di preoccupante (ci mancherebbe pure…): non è in dubbio per la Juve, si è fermato solo a scopo precauzionale. Oggi, insomma, dovrebbe riaffacciarsi in campo. Dovrebbe. Perché Luis Enrique, a fine seduta, è subito andato a parlare con Franco Baldini. Per relazionarlo sulla fuga dell’attaccante. Non è l’unico caso del giorno.

Da segnalare il rimprovero dei dirigenti a Bojan (non di tutti, qualcuno era favorevole e forse anche a conoscenza dell’iniziativa: quando in sede si è in tanti, può accadere che non tutti siano informati) per una lettera inviata a La Repubblica per spiegare il fattaccio di domenica pomeriggio, quella maglia buttata a terra dopo l’espulsione per il fallo di mano: la società, a quanto pare non avvertita, avrebbe voluto che fosse pubblicata sul suo sito Internet, in modo che le scuse fossero indirizzate al pianeta giallorosso, in particolare ai tifosi infuriati per il gesto.

Che, come ha spiegato nei giorni scorsi il centravanti, non voleva essere offensivo, ma solo di rabbia. Perché si era reso subito conto di aver fatto una stupidaggine, anche inutile. Perché, così attaccato alla Roma, era già dispiaciuto di non poter aiutare i compagni nella delicata partita contro la Juve prima in classifica. Bojan ha provato a chiarire che quelle righe riguardavano più l’uomo che la Roma, ma ha capito che potrebbe anche essere multato.

Intanto Baldini ha avuto un nuovo colloquio con il manager di De Rossi: la Roma è salita oltre i 6 milioni netti all’anno. Per ora non bastano. Ma la trattativa è in una fase cruciale. Sabatini aspetta che il manager di Paulinho, arrivato in Italia, fissi un prezzo per il cartellino del giovane mediano del Corinthians. Luis Enrique continua a provare De Rossi in mezzo alla difesa. Anche perché Heinze è l’unico centrale disponibile. Cassetti è di nuovo fermo per il solito fastidio al tendine d’Achille (patologia cronica). Pizarro, nonostante un sovraccarico muscolare, ha lavorato con il gruppo. Rosi sta meglio.

Oggi allenamento anticipato al mattino (ore 10,30) su input di Luis Enrique, per lasciare il pomeriggio libero alla squadra nel giorno festivo. Da domani tornerà in vigore l’orario delle ultime settimane, cioè in campo alle 14.
Il Messaggero – Ugo Trani

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