Il Messaggero – Roma è qui la festa

Festa doveva essere e così è stato. La Roma si presenta al suo pubblico, accorso numeroso a riempire i settori della Curva Sud e della Tribuna Tevere dello Stadio Olimpico. Alla fine, in un pomeriggio feriale e caldissimo, sono in quindicimila ad omaggiare la squadra e a tributare, nemmeno a dirlo, ovazioni a Zdenek Zeman e Francesco Totti. Sono loro i più applauditi dalla tifoseria giallorossa che non risparmiaqualche fischio e mugugno soprattutto a Marco Borriello e José Angel, quasi a sancire un divorzio che solamente il mercato renderà effettivo tra qualche settimana.
A dispetto della figura algida che a volte può apparire, l’emozione che si legge sul volto del tecnico boemo quando sbuca dal sottopassaggio, è simile a quella di un bambino che per la prima volta mette piede in uno stadio e scorge il manto erboso. Zeman entra abbozzando una leggera corsa, poi – mentre la curva Sud lo acclama – si ferma e si guarda attorno.Si sente finalmente tornato a casa e non lo nasconde quando, dopo l’ingresso dell’intera rosa, gli viene passato il microfono. Pronuncia solo poche parole – «Sono abituato a questa gente che sta vicino a noi, alla Roma…» – e si deve fermare. Dalla curva, infatti, alla quale si unisce dopo qualche secondo la Tribuna Tevere, si alza il coro «Olè, olè, olè, Zeman, Zeman». Il tecnico si gode il tributo e poi, dopo una pausa, riprende a parlare: «Spero che quest’anno vi faremo divertire ma anche voi dovrete aiutarci a vincere. Per me siete importantissimi. Mi aspetto che veniate sempre, nelle gioie e nei dolori, aiutandoci ad andare avanti e responsabilizzandoci per fare quello che dobbiamo fare. Ora vi lasciamo per una settimana. Speriamo che anche negli Usa si riesca a far fare una bella figura alla nostra squadra e alla nostra città. Poi torneremo e inizieremo a fare calcio sul serio». Un altro boato. Zeman accenna un timido saluto con la mano e si allinea allo staff tecnico presentato in precedenza.
Prima delle sue parole, sulle note di Born to run di Bruce Springsteen, erano entrati uno ad uno i componenti dell’attuale rosa giallorossa. In primis i portieri Stekelenburg, Lobont e Svedkauskas. Poi era toccato ai difensori: ovazioni per Burdisso e, a sorpresa, per il giovanissimo Romagnoli. Tiepida l’accoglienza per Rosi. Tra i centrocampisti applausi per Pjanic, Florenzi e Marquinho, qualche fischio per Greco. Unico assente, giustificato, De Rossi, ancora in vacanza per qualche giorno dopo l’Europeo. In attacco grandi consensi per Bojan, Lamela, Lopez e Osvaldo, mugugni per Okaka e Borriello.
I nuovi arrivati – Dodò, Castan, Lucca, Bradley e Tachtsidis – sono stati presentati a parte. Per loro solo tanti applausi con il centrocampista statunitense che sembra essere già entrato nelle simpatie della gente. Qualche tifoso si attende il coup de théâtre con l’annuncio di Destro. Non ci sarà ma la delusione viene messa immediatamente da parte perché è il turno di Totti. Standing ovation per il capitano giallorosso, tirato a lucido, abbronzatissimo e come al solito sorridente. Toccherà proprio a lui chiudere – dopo un allenamento blando e un errore dal dischetto (palo) durante la sfida ai rigori sotto la curva Sud – la bella giornata: «È un onore e lo porterò sempre con me perché ho sempre sognato di vestire questa maglia. Sta iniziando un’altra stagione importante e vogliamo disputare una grande campionato con una squadra che merita grandi riconoscimenti. Questa gente (riferendosi al pubblico presente, ndc) che ci segue merita rispetto, dobbiamo onorare la maglia». Non poteva mancare la domanda sulla tournée americana che prenderà il via oggi con la partenza questa mattina dall’aeroporto di Fiumicino: «È doveroso essere conosciuti in ogni parte del mondo. Avendo una società americana, è un bene farsi conoscere anche negli Stati Uniti. Penso che sia giusto così».
Cala il sipario. Poco prima i calciatori avevano provveduto a calciare i palloni in curva Sud, omaggiata ad inizio kermesse anche di due foto insieme alla squadra: una con la schiena al settore, l’altra volgendosi verso i tifosi. Click replicato anche in Tribuna Tevere, stavolta stabilendo un minimo contatto con la gente. Tempo per gli autografi non c’è stato. E nemmeno per le foto ad personam. In effetti pretenderli per quindicimila persone sarebbe stato troppo. Forse anche annunciarli.

Il Messaggero – Stefano Carina

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti