Alla soap opera del nuovo stadio della Roma

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«Lo stadio si farà a Tor di Valle. Tra qualche settimana verrà anche presentato il progetto: non c’è alcun ripensamento a riguardo». È il 21 marzo 2013 quando il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, annuncia il via libera per la costruzione del nuovo stadio della Roma. Cos’è successo nel frattempo?

La storia È gennaio 2012 quando la società giallorossa affida alla Cushman eWakefield l’incarico di analizzare le proposte di possibili terreni messi a disposizione per realizzare lo stadio. Ne arrivano un centinaio. La Cushman ne seleziona prima 80, poi 3. A Natale del 2012, con una conferenza ad Orlandoalla quale partecipa la dirigenza della Roma e il costruttore Luca Parnasi(project manager), viene comunicata la scelta dell’ex ippodromo di Tor di Valle, proposta dalla Eurnova sri (società dello stesso Parnasi). L’architetto incaricato di redigere il progetto è lo statunitense Dan Meis, che ha già realizzato numerosi stadi negli Stati Uniti. Il 26 giugno 2013 Eurnova acquista l’area dalla società SAIS SpA e stipula, circa un anno dopo (maggio 2014) d’accordo con l’ A.S. Roma. Alla fine del mese la Eurnova trasmette poi lo studio di fattibilità al Comune di Roma (amministrato, nel frattempo, da Ignazio Marino). Arriviamo così ai primi di settembre, quando la giunta comunale dice il primo sì al progetto, riconoscendolo come opera di pubblico interesse. L’investitore privato proponente dovrà versare 195 milioni di euro per realizzare opere pubbliche complementari allo stadio, come il prolungamento della metro B fino a Tor di Valle e l’adeguamento della via del Mare e dell’Ostiense. La proprietà dello stadio sarà di una società del Presidente della squadra di calcio capitolina, James Pallotta, che lo renderà fruibile alla Roma con un accordo di30 anni.

«Dal punto di vista del generale assetto della città – sottolinea l’urbanistaPaolo Berdini dalle colonne del suo blog su Il Fatto Quotidiano – occorre ribadire che la scelta del sito di Tor di Valle è frutto esclusivo e ostinato del promotore: la società calcio Roma. La legge sugli stadi approvata dal Parlamento consente di costruire i propri stadi e come tale deve essere rispettata. Ma non obbliga le amministrazioni pubbliche ad essere supine rispetto ai voleri della proprietà fondiaria». «Nessuna legge – continua Berdini – vietava che il sindaco Marino imponesse di costruire lo stadio in un altro quadrante della città, dove gli oneri di urbanizzazione dovuti per legge e i maggiori oneri dovuti alla contrattazione urbanistica, avrebbero prodotto un beneficio più ampio per l’intera popolazione romana». «La vicenda – ricorda ilComitato Difendiamo Tor di Valle in un esposto presentato ai Carabinieri ai primi di novembre dell’anno scorso – si dipana su una superficie complessiva cosi suddivisa: mq 547.015 di terreno sarebbero di proprietà della soc. Eurnova proponente il progetto; altri mq 451,780 mq sono di altre proprietà private […] e ancora di mg 86.716 mq di terreno pubblico, di cui non è dato facilmente avere contezza della sua destinazione». Si fa sentire anche ilMovimento 5 Stelle romano che, in un esposto presentato in Procura il 30 novembre, pone l’accento su un aspetto: «L’articolo 1, della legge di stabilità 2014 ha introdotto una disciplina specifica per favorire l’ammodernamento o la costruzione di impianti sportivi (prioritariamente mediante il recupero di impianti esistenti o la localizzazione in aree già edificate). Nella proposta di delibera di Assemblea Capitolina […] del 4 settembre 2014) relativa alla realizzazione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, in variante al PRG (Piano regolatore, ndr.) e, in deroga al PGTU (Piano Generale del Traffico Urbano, ndr) presentata dalla società Eumova s.r.l., è prevista la dichiarazione di pubblico interesse dell’opera, ai sensi E…] della Legge n. 147/2013. Ma la suddetta legge, in virtù della quale permetteranno queste cubature, in realtà non prevede deroghe che comportino varianti urbanistiche».

Le varianti ci sono eccome, invece: ben 1 milione di metri cubi tra stadio e palazzi. Un vero e proprio quartiere. «Per dirla semplicisticamente – racconta il Comitato Difendiamo Tor di Valle – lo Stadio privato prevede un consumo di suolo per circa mq. 49.000 comprensivi di servizi e usi commerciali, la vicenda urbanistica interessata, per giustificare l’equilibrio economico, appare invece essere di ulteriori mq. 336.000 (il cosiddetto Business Park, centro direzionale e uffici, che appunto non è strettamente funzionale alla fruibilità dello Stadio)». Qualora ci fosse poi il via libera per l’interesse pubblico, precisa ancora il Movimento 5 Stelle: «determinerà un aumento del valore dei terreni che verrebbero espropriati a prezzi di mercato. Attualmente, sul mercato immobiliare il valore di un metro cubo ammonta a circa 400-500 euro: Roma Capitale dovrebbe cedere terreni o espropriare beni e aree per un valore che va ben al di là del disavanzo indicato nel progetto (C 220.000,00) e potrebbe arrivare addirittura fino ad 550 milioni». «In altre parole – continuano i pentastellati – con la dichiarazione di pubblico interesse del piano, Roma Capitale o in caso di inottemperanza dell’Amministrazione Capitolina entro i 90 giomi, il Consiglio dei Ministri, darebbe la possibilità poi di approvare la variante dando il via ad un enorme guadagno sul valore dei terreni a favore della società Eurnova e delle società proprietarie confinanti delle aree ricadenti nel quadro progettuale B). Si avrebbe così un ingiustificato arricchimento a favore della società proponente e delle società proprietarie di aree limitrofe a danno di Roma Capitale». «Infatti – conclude il Movimento –con l’eventuale approvazione della variante, i terreni e le aree interessate, sarebbero cedute a prezzo di mercato. II tutto a vantaggio esclusivo di un interesse privato che di pubblico ha ben poco». Come se non bastasse, l’intera opera ricade inoltre su una strada, la via del Mare, già oggi in condizioni critiche: «Partiamo da uno stato di fatto: la Via del Mare che è la prima autostrada fatta a Roma, è del 1928 — ricorda Berdinie non può essere allargata, perché sul lato destro andando verso Roma c’è l’impalcato delle ferrovia e dall’altra parte c’è il Tevere” «Chi viene da Ostia o da Acilia – aggiunge l’urbanista – sa perfettamente che deve affrontare ogni giorno 20 minuti di fila, per raggiungere il GRA. Quindi aumentare il carico urbanistico su una strada già oggi al collasso, significa portare questa città sull’orio del baratro». L’area di Tor di Valle, interessata, inoltre, è stata oggetto d’un attento studio del WWF nel 2008, intitolato “Progetto di riqualificazione ambientale e promozione della fruizione dell’ansa di Tor di Valle GRA”. Leggendolo, si scopre che: “L’area golenale del tratto di fiume oggetto del progetto è posta in fascia A. Per la sua vicinanza al corso d’acqua, per le evidenti interconnessioni di tipo idraulico e per la presenza di habitat faunistici e vegetazionali, tipici dell’ecosistema fluviale, la fascia A è considerata di pertinenza fluviale. Il PAI prevede per la fascia A la possibilità di libero deflusso della acque della piena. In questo senso ulteriori insediamenti, rispetto a quelli già esistenti e perimetrali come aree a rischio, non sono considerati compatibili con gli obiettivi di assetto della fascia“.

La Croce – M. Marini

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