Nuovo Stadio, Improta: “Lo studio di fattibilità necessita di affinamenti riguardo l’offerta infrastrutturale”

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IL MESSAGGERO – Giulio Improta, assessore comunale ai Trasporti, ha scritto una lettera al quotidiano dove parlato del progetto riguardante la costruzione dello stadio dell’As Roma e delle infrastrutture accessorie:

“Il progetto del nuovo stadio della Roma potrebbe rappresentare un’opportunità di sviluppo socio-economico di un quadrante della nostra città a condizione che sia immediatamente percepibile da tutti l’attenzione dedicata ad alcuni parametri quali l’accessibilità, la compatibilità ambientale, la pianificazione urbanistica e l’integrazione con il tessuto produttivo.
Nello studio di fattibilità che accompagna la proposta che è stata presentata a Roma Capitale, una parte rilevante è riservata alla Verifica Trasportistica che, a nostro avviso, forse a causa di un campione di intervistati non sufficientemente rappresentativo, necessita di alcuni affinamenti per quanto riguarda sia l’offerta infrastrutturale a servizio del trasporto privato aggiuntivo che andrà ad interessare l’area di intervento, sia l’ipotesi di potenziamento del trasporto pubblico.

Anche in considerazione del fatto che l’ubicazione proposta indubbiamente andrà ad incidere sulle consolidate abitudini di spostamento dei tifosi, in relazione ai nuovi percorsi da compiere e ai relativi tempi di percorrenza. In particolare, vanno ulteriormente verificati i flussi sulle arterie connesse al sistema di accessibilità allo stadio che appaiono sottostimati già nella situazione attuale, in particolare la via del Mare, la via Ostiense e l’autostrada Roma-Fiumicino. Di conseguenza, non appaiono adeguatamente definiti gli interventi infrastrutturali previsti sulla via del Mare/Ostiense che si auspicano unificate, sia in direzione Roma che in direzione Gra.

Ciò in quanto limitarsi ai soli tratti di viabilità a ridosso dello stadio, considerato ad esempio l’afflusso di circa 19 mila motocicli, provenienti in gran parte da Roma, sarebbe incompatibile con le attuali regole di circolazione della via del Mare e con le condizioni di sicurezza dell’ Ostiense. Per quanto riguarda i parcheggi, anche se prendessimo per buone le intenzioni degli intervistati sulla condivisione di almeno 3 persone per ognuna delle 6mila auto previste, pratica incentivata forse anche dal costo (10 euro) ipotizzato del servizio di sosta dedicato, andranno acquisiti maggiori dettagli sulle modalità distributive degli accessi e correttamente valutate le probabilità di innesco di una sosta abusiva sulle viabilità di accesso al complesso in grado anche di comprometterne la funzionalità. Per quanto concerne il trasporto pubblico, infine, viene ipotizzata una offerta in grado di rispondere ad una domanda aggiuntiva di circa 15.500 utenti.

Questo incremento dovrebbe essere assorbito da un potenziamento della Roma-Lido, ma la fattibilità di tale ipotesi deve necessariamente essere approfondita di concerto con la Regione Lazio, proprietaria della linea in questione e, comunque, occorreranno dei percorsi pedonali di connessione tra la stazione e lo Stadio che non abbiano punti di conflitto con il traffico veicolare.

Nello studio, infine, non si tiene conto che le fasce orarie di accesso allo stadio per le partite infrasettimanali coinciderebbero con i carichi attuali, già significativi. Queste riflessioni sono state rappresentate dal gruppo di lavoro che ho messo a disposizione dei proponenti l’intervento, team costituito da Dipartimento Trasporti, Atac e Roma servizi per la mobilità, e che ha iniziato a confrontarsi dal 9 luglio scorso.

Tengo comunque a sottolineare l’approccio propositivo nella ricerca di soluzioni funzionali alla migliore valutazione del progetto tant’è che, ad esempio, Atac sta verificando lo standard di esercizio oltre che i costi di un eventuale prolungamento della Metro B sino a Tor di Valle. Così come una valutazione più complessiva pensiamo debba meritare il business center previsto a corredo dello stadio in quanto nuova opportunità per questa città di non perdere di vista il problema della non più sostenibile concentrazione di attività nelle aree centrali, in primis quelle direzionali ed amministrative”

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