Nuovo stadio della Roma. I costi sono un mistero

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Il Tempo (F.M.Magliaro) – Terza e ultima puntata dell’analisi dei documenti che il Campidoglio ha inviato alla Regione e al duo Parnasi-Pallotta in merito al dossier sul cosiddetto «progetto definitivo» dello stadio della Roma a Tor di Valle. Nelle due puntate precedenti avevamo illustrato la carenze nel progetto evidenziate dall’Urbanistica (documenti mancanti), dalla Mobilità (la diramazione Metro B è dannosa per 300mila utenti, va potenziata la Roma-Lido di Ostia), dell’Ambiente (alto rischio allagamenti, problemi per gli odori derivanti dalla vicinanza del depuratore, inquinamento da traffico e acustico non accuratamente valutato). Oggi è il turno dei Lavori Pubblici.

Anche qui, la partenza è tutt’altro che entusiasmante. Prima botta: documenti mancanti. Sono quattordici: la relazione generale; ben cinque relazioni tecniche (fra cui quelle per la progettazione delle opere pubbliche e delle infrastrutture su ferro). Mancano poi due elaborati sui calcoli delle strutture e degli impianti, fra i quali quello sulle strategie energetiche.

Ancora: dopo aver elencato la mancanza di un paio di documenti tecnici e il quadro dei costi per la sicurezza con i relativi piani, i Lavori Pubblici scrivono chiaro e tondo: manca l’«elenco dei prezzi unitari» e il «computo metrico estimativo».

Sono due elementi, questi, assolutamente fondamentali, imprescindibili. La mancanza del computo metrico estimativo più quella del piano particellare e della relazione economico-finanziaria, rendono il progetto mancante di tre elementi essenziali. Il primo definisce il costo di costruzione di un’opera edilizia ed è dato dalla somma dei costi delle diverse parti dell’opera: dagli scavi, al costo del cemento, del ferro e via dicendo. In sostanza, senza questo documento, non possiamo sapere esattamente quanto costa lo stadio, quanto le torri, quanto il Convivium, un ponte, i parcheggi, la metro, e via dicendo. Una parte del Computo ha origine dai sondaggi geologici che, come oramai Il Tempo ha denunciato da molto, sono stati effettuati solo nelle aree di proprietà del Gruppo Parnasi e oggi sono in corso sulle aree di proprietà pubblica ma ancora non sono stati fatti sulle aree private che il costruttore dovrà o comprare o far espropriare. Mancando i sondaggi non si possono effettuare i calcoli per le fondazioni delle strutture e non è possibile determinarne il costo.

Il secondo passaggio di grande rilievo della relazione dei Lavori Pubblici è quello sulla rete stradale. È necessario, si legge, «rimodulare» i progetti ampliando l’«ambito urbano di riferimento» per il ponte, il tratto di viabilità fra via della Magliana e via Ostiense, la viabilità di incesto con la Roma-Fiumicino, l’adeguamento del tratto urbano del Raccordo, via Ostiensevia del Mare e, infine, la viabilità di innesto fra la via del Mare e il Gra. Inoltre, nella relazione si legge che «si auspica un coordinamento sia con le attività connesse alla realizzazione del ponte dei Congressi sia un accurato studio finalizzato» alla raccolta e smaltimento delle «acque meteoriche». Altro richiamo di grande rilievo: va studiata la cantierizzazione stradale per il mantenimento della viabilità durante i lavori su via Ostiense-via del Mare.

«Un ulteriore aspetto proteggere da approfondire – si legge nella parte finale della relazione del Dipartimento Lavori pubblici – è quello che dovrà prevedere tutti gli interventi necessari per la mitigazione del rischio idraulico, riguardanti la messa in sicurezza idraulica del Fosso di Vallerano e il consolidamento dell’argine del Tevere nei pressi della confluenza del Fosso». In sostanza, deve essere prevista grande cura nella progettazione degli interventi per evitare il rischio esondazioni del fosso.

Per il Dipartimento Commercio, il problema primario è quello della documentazione cartografica: le mappe consegnate non sono né chiare né sufficienti né rispettano le «disposizioni dettate dall’attuale disciplina». Nello specifico, il Commercio chiede di avere delle mappe che indichino quali siano le «superfici destinate a vendita e quali non». Deve poi essere prodotta una mappa precisa che individui in modo chiaro l’area dei parcheggi per la sosta, quella per il carico e scarico merci e la relativa viabilità interna. Terza mappa richiesta: quella che evidenzi le principali direttrici di comunicazione viaria, i trasporti pubblici e una relazione relativa all’impatto sulla viabilità della zona. Ultima: una relazione tecnico-commerciale con i dati che consentano una completa valutazione della struttura commerciale e in particolare permettano la verifica del rispetto della disciplina delle diverse norme regionali e comunali sul commercio.

Ultimo documento che accompagna il dossier è quello dell’assessorato allo Sport. «È emersa la necessità di verificare la capienza dei settori dello stadio, per i quali si rimanda anche alla commissione predisposta alla vigilanza dei locali di pubblico spettacolo e alla valutazione di altri ordini prefettizi». Sulla Nuova Trigoria: gli elaborati dovranno essere integrati e dovrà essere fornita apposita relazione con l’indicazione dei materiali prescelti, costi e tecniche di costruzione; devono essere indicate enorme per l’omologabilità; e, infine, vanno specificati i parcheggi a servizio».

Ultimo passaggio: «La relazione «Coni» (allegata al dossier) non presenta un’analisi puntuale delle previsioni progettuali ma si limita a una enunciazione degli adempimenti. Non è un stop, ma i progettisti di Parnasi e Pallotta dovranno darsi molto da fare prima di ottenere il via libera in Regione, alla Conferenza di Servizi finale. L’assessore capitolino all’Urbanistica, Giovanni Caudo, ieri non è stato tenero: «Se lo stadio si farà sarà un bene per la città, se non si farà vorrà dire che l’imprenditore non è stato all’altezza della sfida».

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