Italia, tutti i motivi per crederci tra grandi vecchi e giovani rampanti

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Corriere della Sera (A. Bocci) – E Al di là della qualificazione, diventata più agevole dopo il pareggio in Croazia, conta misurare la crescita dell’Italia. Da Milano a Spalato due pareggi con lo stesso risultato (1-1), che portano a riflessioni completamente differenti. «Nella partita di andata avevano vinto loro ai punti, stavolta i rimpianti sono nostri», la lucida analisi di Antonio Conte. In parte ci siamo vendicati. L’assalto al primo posto del girone è fallito tra i rimpianti, ma in sette mesi abbiamo dimostrato di aver colmato il gap nei confronti di una delle squadre più forti del panorama europeo. Ad un anno dalla missione in Francia ci sono molti motivi per sperare di poter riscattare la delusione del Mondiale brasiliano e di ripetere il cammino prandelliano in Polonia e Ucraina. Ne abbiamo individuati cinque.

Personalità La squadra ne ha da vendere. Nel giro di trenta secondi è passata dalla gioia lo 0-1 alla rabbia per l’1-0: un pugno nelle stomaco che avrebbe piegato un toro, specialmente alla fine di una stagione massacrante. «Abbiamo dovuto superare molte difficoltà», ha ricordato il tecnico alla fine della partita. Compresi gli infortuni, che hanno messo fuori gioco sia Buffon che De Silvestri.

Ma la Nazionale è riemersa e con il carattere ha ritrovato il gioco, alzando progressivamente il baricentro e sfiorando, nel secondo tempo, il colpo del ko. Significa avere un’anima.

Duttilità Il 4-3-3 funziona ed è piaciuto ai giocatori: «Considerando che era la prima partita con il nuovo sistema, credo ci siano notevoli margini di miglioramento. Dobbiamo continuare su questa strada. Questo modulo esalta Candreva e El Shaarawy», l’analisi di Bonucci, uno dei leader della Nazionale. Duttilità, peraltro, fa rima con imprevedibilità: l’Italia ora può variare lo spartito, mai uguale a se stessa, passando dalla difesa a tre a quella a quattro e attaccando con due ali, oppure affidandosi agli inserimenti dei centrocampisti.

Esperienza Buffon è rimasto in campo trentasette minuti, recupero compreso, con un taglio di dieci centimetri sul ginocchio destro. Forza di volontà straordinaria. Gigi non è solo il capitano della squadra, ma ne è il leader. L’Italia verso l’Europeo francese si fonda sul portierone e magari su Pirlo, che nello spogliatoio di Spalato ha cancellato i dubbi: giocherà in Nazionale sino agli Europei. E con Barzagli, sempre il miglior marcatore in circolazione, abbiamo visto quanto ci sia bisogno dei vecchi leoni

Freschezza Ma anche dei giovani rampanti. Il progetto è miscelare le due anime e in questo senso aver ritrovato El Shaarawy, tra i più incisivi in Croazia, è fondamentale. Anche il recupero di De Sciglio è considerato importante. Conte punta moltissimo sulle nuove leve e seguirà con particolare attenzione l’Europeo Under 21. Nel suo taccuino ci sono i nomi di tre giocatori che nella prossima stagione potrebbero passare in pianta stabile nella Nazionale maggiore: i difensori Rugani e Romagnoli e l’ala Berardi.

La nuova stella Buffon e Pirlo, d’accordo. Anche Chiellini e Bonucci sperando di ritrovare De Rossi. Ma da un po’ di tempo a questa parte, il c.t. ha un giocatore indispensabile in più: Antonio Candreva. Il laziale dietro la barba nasconde la faccia di un campione. Un jolly prezioso perché ricopre tre ruoli sempre con un altissimo rendimento: ala, interno, persino trequartista (come lo ha provato Pioli). Una stella in più in una Nazionale che ha bisogno di migliorare il tasso tecnico per competere con le più forti. Cinque motivi per sperare in un Europeo felice. Il lavoro di Conte comincia a dare i suoi frutti. Dalla Croazia alla Croazia tutto è cambiato. Speriamo solo non sia un’illusione.

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