Per Nainggolan e Manolas rinnovi stop: solo premi

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La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Hai voglia a girarci intorno, è l’estremo tentativo del dirigente Walter Sabatini di non arrendersi, di lasciare qualcosa dietro di sé. L’ultimo atto di una rivoluzione culturale fallita, ma hai visto mai che qualcun altro presto o tardi non ne raccolga l’eredità. Perché il passaggio successivo di quel muro di Berlino che è la frase «a Roma si vince e si perde alla stessa maniera» è lo stop ai rinnovi di contratti più o meno facili, poco dettati dai risultati e molto invece dall’umore, dal «se aumenti lo stipendio a lui lo aumenti pure a me». Tutte belle storie. Ma la Roma per il momento ha detto basta. Eccolo l’ultimo atto del Sabatini giallorosso: lunedì a Trigoria ha ricevuto gli agenti di Nainggolan e Manolas e a loro ha spiegato che i rinnovi non si fanno, almeno non ora, almeno non nella forma classica. Il messaggio è chiaro, in particolare per il belga (ieri in campo contro la Primavera dopo il tira e molla con la sua Nazionale). Lui che contro il Porto era stato uno dei migliori in campo e da allora attraversa un calo di rendimento più che vistoso. Lui che solo 15 mesi fa ha firmato l’ultimo contratto e ora, dopo la corte estiva del Chelsea, «ha chiesto un adeguamento – parola di Sabatini –. Ma non è all’ordine del giorno. La società sta valutando, non credo si farà. Al massimo ci sarà un premio in base alle sue prestazioni, stiamo ancora negoziando. I calciatori si devono rendere conto che abbiamo iniziato la stagione perdendo la qualificazione in Champions, un evento dolorosissimo e dannosissimo per l’azienda e per i tifosi. Per noi la priorità è che la squadra si metta in testa l’idea di poter fare cose importanti». Della serie: Nainggolan prima torni a cantare in campo, poi si parlerà di soldi. Questo il messaggio del club, che magari aprirà una tendenza in questa direzione. Resta da capire come lo recepiranno i calciatori.

VIA TUTTI Ma questo è il compito della dirigenza di domani, non più di Sabatini. Il giro d’orizzonte è completato: tutte le cariche della prima Roma Usa sono cambiate, nessun dirigente può dire di aver vissuto tutti i cinque anni. Si è vero, è tornato Franco Baldini, rientro ufficializzato ieri da Sabatini. Come al Monopoli: si riparte dal via. «Il ruolo di Franco? È meglio che lo spieghi lui stesso o Pallotta – ancora Sabatini –. Mi ha chiamato prima di accettare l’incarico, mi ha chiesto se provassi fastidio per la cosa, gli ho detto di no perché tanto avevo già deciso di andare via. È un grande acquisto per il club». Baldini ha firmato un contratto di tre anni con una società riconducibile a Pallotta: lavorerà in esclusiva per la Roma, ma da Londra. A Trigoria il referente di campo di Spalletti sarà Frederic Massara, almeno «nell’immediato, poi non so cosa succederà – sempre per citare Sabatini –. Ma lui merita di fare il d.s. a lungo». Sempre che Pallotta sia della stessa idea. Sempre che le statistiche non finiscano per indebolire anche la sua figura.

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