Nainggolan. Cresciuto senza niente, ora vuole tutto: «Sì, io ci credo»

La Gazzetta dello Sport (A.Bocci) – Chissà se ha sentito quei cori («siete come la Juve») e magari gli è venuto da ridere, o magari da rispondere scocciato: «Aoh, juventino a chi?». Perché per Radja Nainggolan essere paragonato a uno juventino probabilmente è cosa gravissima, che sta a metà fra l’offesa e il paradosso, e non lo nasconde. «Sono contro la Juve da quando sono nato, vincono sempre con punizioni e rigori». Pezzo memorabile di videosociologia applicata al calcio: le folle hanno gradito, Spalletti ha tentato di riportare un minimo di diplomazia definendo «sciacalli» i tifosi cronisti dello smartphone. Radja, impassibile, quella volta non ha fatto neanche un plissé, e pare che abbia replicato fuori dall’albergo che ospitava la squadra a Milano dicendo a un tifoso dell’Inter «io la sciarpa te la firmo, basta che non sia della Juve». E chissà che cosa avrebbe risposto al tifoso interista furibondo in tribuna che dava dello juventino a un giornalista colpevole soltanto di averlo ripreso per qualche schiamazzo di troppo. «Juventino pure tu». Juventini tutti, a Radja non sarebbe piaciuto.

ULTRÀ Ma in fondo Nainggolan, per tutti Radja, in arte Ninja, ha un cuore tifoso e capirebbe ogni eccesso. L’eccesso è il suo mestiere, la sua sfida di ogni giorno. In campo fa chilometri, ma anche gol magnifici. Recuperi da pitbull, colpi da artista. Spalletti lo vedeva mediano, ha detto lui stesso, poi lo ha spostato nella nobile posizione di trequartista e Radja per non farsi mancare nulla fa questo e quello e magari anche dell’altro. Uomo ovunque, si diceva una volta. Radja è anche più di ovunque e sempre a modo suo. L’ex c.t. del Belgio Wilmots non lo aveva preso in considerazione per il Mondiale brasiliano, poi aveva fatto mea culpa prima dell’Europeo. E Nainggolan era sempre il primo a strigliare i compagni dai piedi deliziosi e dalla testa vaga. Fra una polemica e l’altra, trovava anche il modo di parlare di mercato, ammettere che sì, Conte lo aveva cercato per il Chelsea, e pazienza se si doveva giocare Italia-Belgio. Radja e il politicamente corretto non sono parenti neppure alla lontana. Tutto sommato la cresta e i tatuaggi a dozzine sono la cosa più borghese che ha.

LEADER Sempre a muso duro, in ogni scontro, in ogni partita, Nainggolan è anche uomo gol e alla fine anche il nuovo allenatore della nazionale belga, Martinez, si è convinto. All’inizio lo aveva lasciato fuori squadra per qualche sigaretta, ma poi come Wilmots deve aver capito che un tale prodigio di talento e rabbia non si poteva sprecare. L’infanzia difficile gli ha lasciato addosso capacità di lottare e voglia di riscatto, il resto è tutto calcio di pura qualità, come il pallone scagliato a 99 chilometri orari dopo 58 metri di corsa che ha incenerito l’Inter e il suo sogno Champions. Radja invece continua a sognare di acchiappare la Juve. «Loro corrono, ma noi dobbiamo continuare a crederci. Stiamo dimostrando di meritare la posizione che occupiamo. Abbiamo giocato contro una grande squadra, a San Siro è difficile vincere ma i 3 punti sono meritati. Abbiamo leggermente staccato il Napoli, ma ora dobbiamo concentrarci sul derby di Coppa Italia». Radja vuole tutto, perché c’è stato un tempo in cui non aveva niente. Radja è rimasto a Roma nonostante la corte del Chelsea e non si stancherà tanto facilmente di rincorrere la sua ossessione. «Questa Roma ha un grande gruppo, io sto bene, faccio gol, ma sono un giocatore e basta. Senza la squadra alle spalle non renderei in questo modo». Lucido, obiettivo, e sì, in qualche modo misurato: togliete la cresta, i tatuaggi, Twitter e compagnia. Troverete Radja il leader, così com’è.

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