Muro Di Francesco: «Lo scudetto a chi subisce meno gol»

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Una volta si chiamava «derby del sole». A descriverlo in tutto il suo folklore, nel 1953, ci pensò anche un film di Anton Giulio Majano: «La domenica della buona gente». La sfida tra Roma e Napoli, in fondo, era questo. Poi sono arrivati i nostri Anni di Cuoio, quello che ha foderato la testa e il cuore di tanti, così da renderla una partita blindata. Un peccato, perché un match tra due squadre potenzialmente bellissime meriterebbe di più sia per pubblico (40.000 spettatori, si spera) che per la dolcezza del contesto. Sul fronte giallorosso, per fortuna, c’è gente come Eusebio Di Francesco che ritrova il calcio morbido,riservando semmai qualche unghiata alla Nazionale per il caso El Shaarawy, che oggi sarà out come Strootman, Defrel e i lungodegenti Emerson e Schick, con Karsdorp per la prima volta (almeno) in panchina.

DIFESA VINCENTE – «Sarà una partita molto importante a prescindere dal risultato – dice l’allenatore della Roma –. Può dare l’input a una delle due squadre per essere più convinta in campionato. Chi perde sarà penalizzato anche psicologicamente, anche se mancano tantissime partite. La prestazione sarà fondamentale, e chi farà meglio la fase difensiva otterrà un risultato importante. La migliore difesa, però, non nasce solo dai 4 giocatori. Comunque chi prenderà meno gol potrà vincere il campionato. Si può prevalere su una squadra anche facendo una fase difensiva anche a centrocampo, non solo negli ultimi metri».

DZEKO VS. MERTENS – I complimenti a Sarri sono d’obbligo. «Sta facendo un lavoro eccellente che non mi meraviglia, ha avuto una crescita esponenziale arrivando al 4-3-3 con bravissimi interpreti». Merito anche di uno super come Mertens. «È diventato centravanti per esigenza e per la bravura del tecnico. È un atipico che non dà punti di riferimento. Dzeko invece ha grande presenza in area, ma anche tecnica e mobilità, volendo potrebbero anche giocare insieme, ma mi auguro prevalga il più alto».

SCHICK ED ELSHA – Due cose irritano un po’ Di Francesco: la grande voglia di Schick e il forfeit di El Shaarawy. «Basta domande su Schick, non bisogna avere fretta. Si mette pressione al ragazzo che ha voluto anche forzare il rientro. Io lo metterò in campo quando sarà in grado, non per fare felici gli altri, solo per il suo bene. Stephan? Sicuramente ci sono state delle valutazioni sbagliate. Abbiamo un ottimo rapporto con la Nazionale, ma mi auguro che non accadrà più, con maggiore attenzione per gli infortunati. Anche i giocatori devono avere più attenzione. È stato un peccato vederlo arrivare qui infortunato, ma è inutile stare a polemizzare. È ovvio che dalla prossima volta pretendo da tutti maggiore attenzione».

LA BELLEZZA – Il calcio, però, è anche bellezza. «Estetica mente senza dubbio il Napoli è superiore a tutti, ha una manovra corale come una sinfonia. Questo però non è sinonimo di risultati, il bel gioco può pagare, ma la Juve ha la mentalità vincente che può fare la differenza. Il Napoli può essere una delle favorite, però la Juve è sempre la squadra da battere».

PAROLA SCUDETTO – I titoli di coda, però, paiono far evaporare timori di sorta. «Qui è cambiato l’allenatore e quando è così, cambiano la filosofia, i meccanismi. Assemblare la squadra con partite subito impegnative non ci ha agevolati. La Roma ha fatto fatica nelle amichevoli ma in campionato ne ha persa una contro l’Inter, non meritando, e non ha mai perso in Champions. Stanno crescendo i meccanismi e anche la condizione fisica. Peccato che non ci siano tantissimi spettatori. Mi dispiace perché ero abituato a uno stadio caldo, ma questo discorso non si lega a questa gara, sarebbe riduttivo. Piuttosto al sistema italiano, ai nostri stadi. Siamo abituati a non guardare chi fa meglio all’estero. Noi invece parliamo, ma non facciamo». Chi è che di sicuro fa, invece, è proprio lui, che non ha paura ad iscrivere la Roma al migliore dei risultati possibili. «Se si batte il Napoli, la parola scudetto fa paura? Ambire e migliorarsi è un piacere. L’importante è credere in se stessi e lavorare con umiltà. Ma fatemi questa domanda dopo la partita…». Sembra un avviso ai naviganti: se la Roma vincerà, per lo scudetto dovrete farei conti con noi.

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